
Neanche il Rocknet è propriamente un posto accogliente. Immaginate 50 persone che ballano nella vostra cameretta, dove prima è caduto un litro d’acqua per terra, illuminate da una fioca luce rossa tra pareti di tufo. Insomma, se mi si concede un termine un po’ spinto, un vero e proprio "cesso". In questo scenario apocalittico tornano a Napoli i Diaframma, band culto della new wave italiana, sulla scena da venti anni, da quando fu pubblicato quel "Siberia" che tante persone ha fatto e continua a far sognare.
Federico Fiumani e i suoi salgono sul palco tra la disattenzione generale, quando tutti gli altri sono nell’altra sala a bere e parlottare. Il concerto si svolge in un’atmosfera tranquilla e sognante. Fiumani dà però l’impressione di preferire il lato più intimo e cantautorale del suo repertorio, da "L’odore delle rose" ad alcuni brani dell’ultimo album della band, "Volume 13". Ma il momento più emozionante della serata si raggiunge quando le prime note di "Siberia" riecheggiano nel locale. Lunga, scura, cupa. Ma in scaletta ci sono anche "Elena", "Gennaio" e "Tre volte lacrime", suonate tutte con la stessa intensità. Poche persone, ma motivate ad assistere ad una bella serata di musica. Gli altri Diaframma svolgono con serietà il loro lavoro, senza abbandonarsi a virtuosismi inutili.
Federico è molto cordiale con il suo pubblico, che lascia il locale soddisfatto dopo due ore circa di concerto. Soddisfatto, ma anche dubbioso se ritornare al "Rocknet".