
La grande aspettativa quest’anno era per il live-concert dell’ultima serata (6-7-8) dei mitici punk/trasher americani The Misfits.
Serata ventosissima, quasi solidale con il tempestoso sound dei veterani americani di Lodi (New Jersey), trio formato da Jerry Only (bass/guitar), Dez Cadena (guitar/vocals) e Robo alla batteria (membro originale della band insieme a Jerry), detentore sin dal 1977 di un horror-appeal mixato con macabre ascendenze fantascientifiche. Connotati che rendevano il loro trash-punk primigenio piuttosto distante dal suono dei coevi gruppi punk californiani e non (Black Flag, Alleycats, Circe Jerks, X, Minutemen, Descendents etc.). Ciò non ha impedito che nel corso dei decenni successivi il devastante chitarrista originario dei Black Flag, Dez Cadena, entrasse nella loro line-up (cosa successa anche a Marky Ramone): era presente anche a Bari, lunghi capelli torturati dal vento e make-up sepolcrale.Il leader dei Misfits-‘77 era Glenn Danzig, cantante da toni morbosi molto vicini a Dave Vanian degli inglesi Damned, dotato di un carisma notevole che avrebbe poi dimostrato anche nei Danzig, dopo aver lasciato la band verso la metà degli 80.
Storia tormentata, quella dei Misfits, a base di lotte legali, scioglimenti e reunion, ma anche di dischi importanti come “Legacy Of Brutality” (1985, Plan 9/Caroline ) e “American Psycho” (1997, Geffen), e il merito maggiore di avere saputo tenerli in vita durante questi decenni è senza dubbio di Jerry Only. Quest’anno ricorreva il loro trentesimo anniversario e hanno intrapreso un lunghissimo tour mondiale attraverso Europa e Stati Uniti.
Abbiamo davvero dovuto penare per assistere alla loro esibizione, perché sono apparsi minacciosamente in scena solo verso l’una inoltrata, dopo le performance di tre gruppi come da scaletta, ai quali all’ultimo momento se ne è unito un quarto.
Qualche parola per loro: i baresi Plastic Casters sono una scheggia hard-metal mozzafiato, ma il magniloquente cantante li danneggia non poco. Molto originali i nostrani Jolaurlo, con il loro palpitante mix “pulp” di punk, ragamuffin e pop, e una lead-singer aggressiva. Noiosi i Cherry Stone, di stanza a Milano con il loro hip-hop-metal- hardcore sparato a mille, pretenzioso e brutale.
Rivelazione invece assoluta i martellanti e percussivi torinesi Disco Drive, che riescono a trasmettere dal vivo autentiche e inquietanti vibrazioni moderniste, inchiodandoti con il loro sound minimale e ossessivo.
E i Misfits? Un concerto a tavoletta, controverso secondo la maggior parte dei pareri, anche di quelli che hanno assistito ai loro show seguenti.
Ramones-chi seriali per l’intero show, ma al contempo enfatici e magniloquenti nello stile vocale di Jerry, penalizzati dal vento che disturbava notevolmente il suono della chitarra di Dez Cadena, truce e anfetaminica nel macinare riff maniaci e minimal-punk.
I classici sono sfilati tutti: “American Psycho”, “Skulls”, “Halloween”, “American Nightmare”, “Horror Hotel”, “Die-die My Darling”, “We Are 138”, “Horror Business” etc., ma mancava il carisma di un Glenn Danzig, anche se a onor del vero, Jerry Only, mascarato agli eccessi, circondato da ossa e scheletri di ogni tipo, e ingessato nella sempiterna divisa-Misfits (che, guarda un po’, ricorda per certi versi quella dei Rockets), non si è assolutamente risparmiato al basso e alla voce, in una performance muscolosa e trascinante, seppur stracolma di cliché.
Dopo una mezz’ora, però, le avverse condizione atmosferiche hanno fatalmente gettato nel caos la resa sonora del trio, con la chitarra di Cadena che suonava confusa e sfatta. Da registrare, nel caos sonoro generale , alcune sequenze davvero da antologia, meravigliose lunghe estasi dark-punk che parevano emergere dagli inferi più perfidi.
E’ troppo sperare di rivederli in una situazione più felice acusticamente? Chissà... Nel bene e nel male, un concerto che rimane scolpito perfidamente nelle sinapsi e nella psiche. Numerosi i punk giunti da ogni dove, tutti o quasi sfoggianti, in sintonia con l'avvenimento, la loro brava t-shirt The Misfits. A rovinare l’atmosfera solo un gruppetto di teppisti, impegnati a lanciare bottiglie di birra e bottiglioni di vino vuoti a caso tra gli spettatori.