
Ammetto che nutrivo modeste aspettative riguardo la serata, vuoi per la tipica staticità live dei progetti non propriamente suonati, vuoi perché qualche sera prima i Growing non ci avevano regalato emozioni degne di nota.
Invece, sin dall'apertura di "Sweet Love For Planet Earth", l'atmosfera si scioglie nel minimalismo di un drone-carillon, su cui si innesta un ossessivo crescendo ambient-noise, con gli Stars Of The Lid a rinvenire tra le braccia di Merzbow.
Andrew Hung ha quasi tutto l'armamentario "manipolatorio" nella più classica delle valigie della nonna, e dalle parti di Benjamin Power c'è un registratore fisher-price il cui microfono viene letteralmente masticato in uno screaming che crea un effetto-Gowns, se mai Erika Anderson decidesse di avvicinarsi al genere.
I nostri sono uno davanti all'altro, occhi vs. occhi, e sembrano mimare la lotta tra la materia sonora armonica, liquida e granulare contro quella ritmica, nera e ancestrale.
E in "Ribes Out" cassa e loop vocali creano l'atmosfera per un rituale propiziatorio dei 2000 e oltre, come degli Animal Collective al grado zero del linguaggio. Scariche di shoegaze caustico, strascichi ambientali e l'ombra dei club londinesi, sconfessata da un'attitudine hardcore.
E infine i lunghi pitch polifonici di "Okay Let's Talk About Magic" e, a seguire, "Race You To My Bedroom/Spirit Rise", monolite ambient cupissimo, che segna l'apice dell'ascesi sonora.
"Bright Tomorrow" conferma fino all'ultimo la scaletta del disco e ci porta dalle parti di Nathan Fake.
Un happening catartico, stasera al Circolo, si chiedono i bis, ma parte subito una playlist. Si va via consci che tra un anno, probabilmente, il pubblico dei Fuck Buttons sarà quadruplicato.