
Azzeccata la scelta del gruppo-spalla, gli I'm In You, band di Brooklyn composta da quattro elementi con due che si alternavano alla voce, che ha aperto le danze molto presto, dieci minuti dopo le otto. Il loro rock, sincopato e con molti cambi di ritmo, ricordava in certi frangenti, soprattutto negli acuti del cantante, Spencer Krug e il suo ultimo progetto, i Sunset Rubdown.
Dopo quaranta minuti di musica tirata ed abbastanza coinvolgente, in cui c'è stato anche un breve momento punk con il lancio da parte del nerboruto batterista di una lattina di birra vuota tra il pubblico, è già arrivata l'ora dell'esibizione dell'attuale fidanzato di Helena Christensen, che stasera è affiancato da quattro musicisti, tra cui un violoncellista.
L'apertura è affidata a "Mythsizer", un breve intermezzo che porta al primo vero e proprio pezzo, "Fly as You Might", che viene eseguito con la voce un po' troppo bassa, coperta dalla batteria. La partenza è un po' in sordina, e questo è già un segnale che il concerto non si attesterà sugli eccezionali livelli dei live degli Interpol. Più convincente "No Chance Survival", in una versione più intima e che fa apprezzare maggiormente quella in studio. "Fun That We Have" è più lenta e ha poco mordente, così come la moscia "Madrid Song", dal sapore troppo chill out.
"Girl On The Esplanade" è sdolcinata anche dal vivo e, ad aggravare la situazione, c'è il fatto che Plenti non sembra essere impeccabile in alcune note alte come invece lo sarebbe stato il suo alter ego Paul Banks. Il chitarrista alla sua destra, un robusto ragazzone occhialuto che si dondola continuamente mentre suona, si asciuga il volto come se fosse già stanco. Da questo momento in poi il live cambia volto e si fa decisamente più interessante con l'esecuzione della danzereccia "Unwind" e della bellissima "Only If You Run".
Dopo la rituale presentazione della band e i ringraziamenti sentiti al pubblico (ma il locale era lungi dall'essere sold out e nessun fan di sesso maschile è venuto a baciarlo sul palco come accaduto a Londra dieci giorni fa) è il turno di ben tre gioielli in serie: "On The Esplanade", la cover rockeggiante di "Into The White" dei Pixies, e "Skyscraper", con il batterista che cambia bacchette per l'occasione. Dopo "Goodbye Toronto", un inedito e francamente uno dei pezzi meno riusciti, Julian-Paul annuncia a tutti che ci sono ancora poche canzoni prima della fine ("We got a few more, folks!"). Un gradevolissimo intermezzo introduce la deliziosa e strumentale "H" e, dopo la folkeggiante "Horse With No Name", cover degli America, il concerto si chiude con l'ottimo singolo "Games for Days", la più "interpoliana" delle sue composizioni.