
Le danze in quel dell' Estragon iniziano presto: in scena dalle otto e mezza c'è Chris Brokaw, nome che preso così dirà poco ma spulciando si noterà come il riccioluto quarantenne fu membro prima dei Codeine, in qualità di batterista, e ora dei The New Year. Un set di una mezz’oretta o poco più, ai bordi del palco, con una chitarra elettrica e manopole - molte - ed effetti attorno a lui per un live né carne né pesce che però si lascia ascoltare.
E' poi il turno degli Errors, giovanissima band originaria di Glasgow, che ha licenziato l'opera prima per l'etichetta dei connazionali Mogwai. Il live, anche qui piuttosto breve, è però scanzonato e divertente, all'insegna di un post-rock che gioca con l'elettronica e che si fa a tratti mesto, a tratti gioioso, con i Battles come riferimento non lontano.
E' il turno del quintetto. Un Estragon strapieno accoglie con un boato l'ingresso di Stuart Braithwaite (chitarra e leader del gruppo), Dominic Aitchison (basso), Martin Bulloch (batteria), John Cummings (chitarra), Barry Burns (tastiere, flauto, chitarra). L'attacco coincide con la traccia d'apertura di "The Hawk Is Howling": "I'm Jim Morrison I'm Dead" parte in sordina per esplodere in maniera tutt’altro che fragorosa nel finale. Le luci fendono l'aria calda del locale e le chitarre si incrociano. Il trittico “Friend Of The Night”-“Mogwai Fear Satan”-“Scotland's Shame” sarà sicuramente ricordato come il momento più alto di tutta la serata: prima note celestiali che si librano in uno spazio classicheggiante, poi la furia sparata a mille, poi il lento e granulare incedere in un panzer sonoro.
L’esibizione procede senza sosta, alternando brani dell'ultimo album a chicche d'antan: è il caso di "Like Herod" o di "Helicon 1", grintose lungo tutto il loro dipanarsi, alle quali seguono le note in odor di metallo di "Batcat", brano tiratissimo, nonché singolo, accompagnato da un ottimo video.
Prima di una breve pausa, ecco un incantevole "2 Rights Make 1 Wrong", in un crescendo emozionale, che si conclude con un'immaginifica coda celestiale, da lacrime.
Il pubblico li richiama sul palco, i Mogwai rispondono. E lo fanno alla grande. La furia e il candore: questo sono "The Precipice" e "We're No Here", le cui note vanno a chiudere una serata di grande musica e passione.