
Serata piacevole e divertente quella di martedì al New Age di Roncade, probabilmente il miglior live club dell'intero Nord-Est: di scena i Rakes, uno dei gruppi più interessanti dell'ondata inglese che fece seguito all'esplosione del rock ballabile dei Franz Ferdinand (di cui tra l'altro sono stati supporter nell'inverno del 2005).
La musica eseguita dal combo londinese, capitanato da Alan Donohue, si rivela particolarmente efficace nella dimensione live, anche perché il frontman ha un modo di ballare e di muoversi talmente originale e divertente che alla fine riesce a coinvolgere anche i più immobili. Il sound della band, un rock veloce e a scatti che si nutre di accordi ossessivi, trae spunto da quello dei più famosi Strokes e Franz Ferdinand, ma sinceramente, nonostante il repertorio non sia affatto al loro livello, i Rakes hanno un modo di suonare e di tenere il palco che si fa preferire.
Poco dopo l'esibizione degli aretini Thank You For The Drum Machine, si notano gli headliner intenti a firmare autografi e a vendere il loro ultimo disco, "Klang", anche se Alan, il cantante, abituato alle migliaia di spettatori della natia Inghilterra (fecero anche sold-out con circa 5.000 presenze alla Brixton Academy di Londra due anni e mezzo fa), pare un po' deluso dalla scarsa affluenza di pubblico, che alla fine, complice anche il giorno particolare, è composto da non più di 200 persone, la maggior parte 20-25enni.
Ottime le scelte del dj, che poco prima del live dei Rakes sfodera la colonna sonora del mitico "Distretto 13: le brigate della Morte" del grande John Carpenter.
I londinesi attaccano intorno alle undici, con il nuovo singolo, la lenta "Light From Your Mac", accompagnata da un bel basso vibrante e metronomico. L'atmosfera si surriscalda solamente a partire dal secondo pezzo, "Retreat", anche se nell'occasione la voce è troppo acuta e il suono del locale è talmente potente che lo si sente rimbombare nelle viscere. Con "We Danced Together", l'episodio migliore del secondo album, non si può proprio stare fermi, anche perché il dialogo tra basso, chitarre e batteria è ottimo.
In tutto sul palco ci sono i quattro componenti abituali della band, più un quinto elemento che suona, a seconda della bisogna, tastiere, chitarra e addirittura in un pezzo si cimenta alla batteria pestando forte a fianco del drummer Lasse, conferendo un effetto molto spettacolare allo show.
Alan inizia a muoversi e a ballare nel suo stile unico, quello di un burattino ubriaco, solamente con "1989". E' lui la principale attrazione del concerto, oltre che per i suoi occhi spiritati e i suoi movimenti sbilenchi, perché a volte gioca con l'asta del microfono, a volte barcolla, e al termine di alcune canzoni scherza e interagisce con il pubblico. All'inizio il cantante chiede quali pezzi debba eseguire (i più chiedono "Strasbourg"), dopo "That's The Reason" domanda se l'Italia sia un paese di romantici e subito dopo fa finta di pretendere da una ragazza di dimostrargli il suo romanticismo nell'aftershow, poi dedica il brano "The Woes Of The Working Woman" alle numerose fanciulle presenti, infine ci prende bonariamente in giro dicendo che siamo famosi soprattutto per la mafia. I suoi colleghi se la cavano bene, sembrano degli Strokes che suonano le proprie chitarre distorte ma in maniera più dura, entusiastica e coinvolgente, anche se Jamie, il bassista e "bello" del gruppo, pare preoccupato di non muoversi troppo perché ha troppa paura di spettinarsi.
I brani più riusciti sono quelli tratti dal primo disco, anche se per tutto il concerto il pubblico balla, canta e suda accompagnato dai riff granitici dell'instancabile band. Ottimi e mai invasivi anche i giochi di luce.
Il bis e la chiusura sono affidati, a mezzanotte in punto, a quella che Alan definisce "la nostra canzone preferita", la nota "Strasbourg". I Rakes, così come avevo avuto modo di vedere di persona nell'estate del 2005 allo Spazio 211 di Torino, quando non erano ancora famosi e suonarono di spalla a un altro complesso di valore come i British Sea Power, sono una delle poche formazioni pop-rock di oggi in grado di stupire più dal vivo che in studio.