Puntualmente come ogni anno, torniamo a commentare una data del festival di musica elettronica Fosfeni. In un cartellone fortemente indirizzato verso glorie passate di grande rilievo (Cluster, Alvin Curran), la presenza di Alva Noto focalizza l'attenzione verso l'innovazione a cavallo fra musica, scienza e arti visive. Non si contano più le collaborazioni illustri a cui ha partecipato, come del resto sono innumerevoli i suoi meriti di compositore e musicista.
In una sala inaspettatamente gremita, il concerto sorprende per un impatto diretto, asciutto e molto fruibile. La durata contenuta dei pezzi eseguiti (estratti da “Unitxt”) contribuisce in maniera decisiva, peraltro coadiuvata da una presentazione impeccabile. In un contesto simile le immagini sono fondamentali perché aiutano a raggiungere un'immersione totale, necessaria per il completo godimento dello spettacolo. Tuttavia, spesso ciò che viene proiettato è completamente scollegato con i suoni e frutto di un narcisismo visivo fine a sé stesso. L'artista tedesco, da performer certosino qual è, non cade in questo tranello e azzecca ogni incastro audio/visivo con precisione da professionista navigato. Un software appositamente creato manda in orbita dei visual ispirati da un'estetica vagamente futuristica, i pixel dal sapore cibernetico ipnotizzano l'ascoltatore e circondano i sensi in maniera avvolgente.