
La risposta del pubblico è più che buona, stando alla disposizione temporale (pieno luglio e infrasettimanale). A salire sul palco è solo una delegazione dell'originale line-up di quasi trenta elementi: voce e chitarra, tre coriste, tre coristi, basso, tromba, batteria, due chitarre, tastiere, fisarmonica e percussioni. Il palco non certo ampio del festival è al limite. Il sound che ne sgorga è mozzafiato, saturo, imponente, tutta un’altra storia rispetto alle produzioni accurate dei dischi di studio; l’acustica e l’impianto reggono a stento il muro di suono.
Attraverso brani nuovi tratti dall’ultimo album “Forever Today” come “Charlie Parker”, “Get In Line”, “Dr. Landy” e “Come On”, e vecchie glorie come il band-anthem “We’re From Barcelona”, o “Headphones”, “Treehouse” e “Jenny”, l’affollato complesso si dimostra come un clan di intrattenitori professionali. Coreografie, scenografie, palloncini, coriandoli, persino uno stage-diving che uno dei coristi pretende chiamando a sé il pubblico, bans bambineschi coinvolgenti: sono tutti elementi che il collettivo mischia con sagacia e totale entusiasmo.
Le influenze stilistiche si accorpano in una sorta di mega-Mamas & Papas sovramplificati da un Phil Spector in overdose, o dei Fleetwood Mac festaioli depurati da qualsiasi scoria di melanconia e proiettati sull'ottovolante. Ma la dimensione live contribuisce anche a far emergere come veri protagonisti i loro ingredienti in modo molto maggiore rispetto all’ascolto da disco: la tromba spagnoleggiante (da cui il “Barcelona”del loro nome), i ritmi puntati, le voci in raccordo, le danze appiccicose.
Nell’universo del pop corale, il party "perenne" dei I’m From Barcelona non conosce ostacoli di stanchezza o sterilità. Una cartina di tornasole del nostro “fanciullino”.