28/09/2011

Rivulets

Etnoblog, Trieste


L'unica data italiana di presentazione del nuovo album di Rivulets viene organizzata a Trieste da Francesco Candura, ex Jennifer Gentle prestatosi al basso per le registrazioni di "We're Fucked".

La location è un piccolo e suggestivo vecchio deposito affacciato sul mare. L'atmosfera molto intima è perfetta per l'occasione: le luci vengono abbassate per far risaltare le piccole candele poste tra un tavolo e l'altro.

 

Gli onori di casa toccano a The Sleeping Tree, moniker dietro al quale si cela Giulio Frausin. Le canzoni del cantautore triestino, basate per lo più su complessi arpeggi di chitarra, incarnano un evocativo folk acustico, che crea un ponte ideale tra "Grace", Elliott Smith e Damien Rice. Una musica che s'intona molto bene con l'artista che di lì a poco salirà sul palco.

Dopo una breve pausa, le luci vengono abbassate ulteriormente. Il pubblico, una trentina di persone, capisce che è giunta l'ora dell'headliner e si prepara all'ascolto: l'idea migliore ce l'ha il ragazzo che stende la schiena per tutta la lunghezza dell'ampio sgabello pronto per essere portato chissà dove dagli arpeggi di Rivulets.

 

Nathan Amundson ha esordito nel mondo della musica in punta di piedi, con un breve demo finito tra le mani di Alan Sparhawk il quale ha prodotto il suo primo album per l'etichetta Chairkickers Union. Nello stesso modo dimesso, l'artista sale sul palco passando attraverso i tavoli, vestito in maniera anonima e col volto nascosto da un comune berretto, tanto che nessuno si rende conto che sarà proprio lui, di lì a poco, a ipnotizzare la sala. Nonostante abbia compiuto trentacinque anni, solo l'ingrigirsi precoce dei capelli tradisce la sua età, perché il viso e la voce di Amundson sono ancora quelli di un adolescente.

La scaletta della serata è ovviamente dedicata per la maggior parte all'ultimo album del cantautore. A emergere maggiormente sono le composizioni più lunghe, come "The Road", "Gentle Boyfriend" e "Sheep Among Wolves", nelle quali Amundson alterna al meglio le sue due anime: da un lato i momenti più raccolti, durante i quali la chitarra viene appena sfiorata, permettendo ai testi quasi sospirati di emergere e ai vocalizzi in falsetto di fluttuare persistenti nelle orecchie; dall'altro lato ci sono momenti in cui Rivulets sembra voler destare di colpo l'uditorio, violentando con aggressive impennate la semiacustica (e la frattura sonora colpisce davvero, perché l'ampificatore satura completamente il locale). Il punto più toccante, è l'esecuzione di "Shakes", tratta dal capolavoro "Debridement": una lunga e semplice cantilena in cui si alternano cinque note, che ipnotizza come fosse un lungo mantra o una preghiera sciamanica.

 

Perché in fondo, ciò che conta nella musica di Rivulets è l'atmosfera. Le sue canzoni sono costruite su poche note, poche parole, che fanno risaltare maggiormente i silenzi, i paesaggi sonori, i rumori d'ambiente; assistere a un concerto di Rivulets è un po' come venire suggestionati da un intenso rito iniziatico. Ed è difficile, alla fine, alzarsi dallo sgabello come se nulla fosse successo.

Setlist

1. I Was Once A Handsome Man
2. Interstate
3. No Talking
4. The Road
5. Come See Me
6. I Am
7. Gentile Boyfriend
8. Sheep Among Wolves
9. Stars In Aspic
10. Shakes
11. I Don't Want To Be Found

Encore:

12. Waited For You
13. You Are My Home

Rivulets su Ondarock