
Poco male, la sensazione nell'ultimo periodo è che ci si debba accontentare, e così sia. Ci pensano gli Shout Out Louds a distogliere i nostri pensieri da queste cupe prospettive.
I cinque di Goteborg sostituiscono Eric Edman alla batteria - e questa è la loro prima scelta azzeccata - in favore di un nuovo elemento che sorreggerà per energia tutte le pecche di impostazione (scolastica al massimo, per quanto precisa, la lead guitar di Carl von Arbin) e, più semplicemente, tecniche (la "presenza" di Bebban alle tastiere e ai backing vocals).
Va detto subito: Adam Olenius concluderà il concerto quasi in lacrime, sull'onda dell'emozione genuina, mai sopra le righe del pubblico milanese. Sembra stupito e commosso dai cori e dai balli collettivi che accompagnano "Fall Hard", "The Comeback", "Please Please Please", tanto che arriva a scendere dal palco durante "Tonight I Have To Leave It", per gridare "Why won't you give love/ Give love/ Give love" insieme ai propri fan. Mai perfetto ma comunque il faro del gruppo, Olenius sembra quasi emergere da un periodo poco fortunato ("Ci serviva proprio", dice a un certo punto).
Un ultimo album di pop fresco ma elegante, alle soglie della maturità, costruita ormai su una intensa esperienza live, una serie di buone hit stampate nella memoria: questi gli ingredienti di un buon concerto, al quale ha però contribuito il pubblico in maniera quasi determinante. Un pubblico col quale la band svedese - Adam Olenius in primis - è sembrata dialogare come con un membro aggiuntivo del gruppo.
Insomma, insieme al locale gremito di gente divertita e divertente (senza schiamazzi e con spiccato senso del ritmo!), speriamo che non solo gli Shout Out Louds, ma le tante band che ormai bypassano Milano, se non l'Italia tutta, sentano il grido di questi giovani: ci siamo anche noi!
Contributi fotografici di Francesca Baiocchi