07/05/2013

Teho Teardo & Blixa Bargeld

Circolo degli Artisti, Roma


Avevano calcolato tutto, Teho Teardo e Blixa Bargeld, per il mini-tour di presentazione del loro nuovo disco. Partenza da Roma, dove "Still Smiling" è stato in parte registrato. Un giorno libero, per riposarsi e affinare la performance. E poi su, verso Milano, Torino e Bologna. Abbiamo avuto modo di incrociare lo stesso Blixa Bargeld, mentre scendeva da una macchina e, inforcati un paio d'occhiali, afferrava uno zaino e si dirigeva a passo spedito verso il Circolo degli Artisti. Al nostro cenno con la mano, ha risposto con sorriso abbozzato, aggiungendo poi: "E' tardi!", in italiano. Teho, intanto, aveva iniziato già da aprile a segnare sulla pagina di Facebook le date.
Tutto chiaro. Tutto filava liscio come l'olio, ma i due non avevano fatto i conti con la A.S. Roma. Siamo a Roma e, ovviamente, se gioca la "Maggica" il mondo si ferma - pure se perde 0-1 col Chievo.

Così il concerto inizia con quasi un'ora di ritardo. Il maxischermo è affollatissimo, persino Federico Guglielmi saluta sbrigativamente tutti per non perdersi un nanosecondo di gioco, e tanti saluti a chi è venuto per la musica (magari dopo otto ore di lavoro) e delle azioni di Capitan Totti gli frega meno delle variazioni climatiche in Nicaragua nell'87. Del resto, l'estate scorsa Giorgio Canali suonò per un buon quarto d'ora sulla partita Inghilterra-Italia, con tanto di telecronaca in sottofondo tra un pezzo e un altro.
In compenso, la coda all'ingresso non è lunghissima ed è assai ordinata, nonostante il supposto sold-out urlato a gran voce nei giorni precedenti. Si inganna il tempo parlando del compleanno di Federico Fiumani (7 maggio 1960) e del prezzo salato del biglietto ("Speriamo che sia bello, se no quei venti euro glieli faccio mangiare"). Ma in fondo sono comunque tutti entusiasti di esserci, nonostante qualcuno abbia bisogno di un ripasso formato Bignami di chi sia nello specifico Teho Teardo ("E' quello che ha fatto la colonna sonora de "Il Divo"), nonostante la pessima birra ormai assurta a specialità tipica del locale romano, nonostante la Roma sia in bilico all'Olimpico.
Il potere di attrazione di Blixa Bargeld insomma assomiglia sempre di più a un enigma del quale forse non sono più consapevoli nemmeno i suoi stessi fan: perché poi in un live del genere il repertorio classico dei suoi Einsturzende Neubauten non viene neanche sfiorato minimamente, eppure tutti si esaltano anche davanti alle nuove sfide.

Non ci sono particolari showstoppers nell'esibizione odierna, di sicuro non ci sono quelli con cui i tedeschi riuscirono a paralizzare il traffico nel marzo di dieci anni fa fuori dallo Spazio Boario, ma come inizia "Mi Scusi" (posizionata per seconda) il boato è sorprendente; da questo preciso istante cambia tutto, non solo gli epifenomeni come le luci più curate sul palco, gli sguardi d'intesa tra i nomi coinvolti (con i due bricconcelli, c'è anche Martina Bertoni al violoncello) e i botta e risposta con il pubblico, ma anche nell'imperituro sorriso sul volto di Teho Teardo che stempra l'idea tremendamente professionale che di solito si ha di lui e del suo lavoro.
Il tutto a buon rendere, si capisce. Per essere bravo è più che bravo, quasi di una naturalezza non terrena; per nulla robotico, seppure questo potrebbe essere un timore fondato, riesce da solo in contesti dove generalmente si muovono cinque o sei persone. E non sarà un caso che la chitarra che suona (spesso e volentieri pizzicandola come si trattasse di un basso), conferisce all'intero happening una migliore riuscita. Più umana, se non si vuol scomodare l'etimo punk. 

A essere pienamente onesti, la carica e la spinta si affievoliscono sul finale, dando l'idea che tutto vada bene ma "Zeichnungen das Patienten OT" o "Tabula Rasa" (ma anche "Street Knowledge", se si considera l'anno in cui è uscito) sono un'altra cosa. Non bastano, in tal senso, il cadeaux "Negroni" inedito ai più e "Millions Of Eels". "Dove sta la pezza?", nella proprietà di sintesi di un ragazzo alle mie spalle.
Almeno un paio di pezzi su quattordici non sono decisamente dei must, ha ragione, ma siamo sicuri che questa sera non ci avranno fatto caso poi in molti. L'empatia è alle stelle, nonostantere l'incedere spesso sinuoso e felpato della scaletta. Ce ne accorgiamo quando usciamo fuori a chiacchierare con Joe Lally, in loco (anche) per una probabile collaborazione con lo stakanovista Teardo, e troviamo il giardino esterno insolitamente deserto. Un biglietto a venti euro ti tiene incollato sotto al palco fino alla fine, questo è poco ma sicuro.

Contributi fotografici di Massimo Monacelli