24/04/2013

Zeus!

Forte Fanfulla, Roma


Gli Zeus!, a saperli prendere, sono due ragazzi romagnoli parecchio simpatici. Certo, può capitare che salgano sul palco salutando tutti con una bestemmia al posto dei soliti convenevoli, ma in compenso non fanno concerti brutti. Al contrario fanno sempre il solito live tiratissimo, sudatissimo e ispiratissimo a seconda delle circostanze. Ma brutti concerti, mai: non è nel loro stile. Non fa parte del loro modus operandi.
Non solo, assistere a una loro data ci riporta alla mente le parole di una ben nota penna nostrana quando, recensendo "Filosofem" di Burzum nel 1996, scrisse:"E' un concetto unico, che va ascoltato in silenzio, sperando che riusciate a riprendervi".
Ecco, gli Zeus! dal vivo hanno le medesime capacità magnetiche e assuefatrici. Non di rado accade di vedere tra il pubblico gente completamente narcotizzata dal wall of sound di Luca Cavina e Paolo Mongardi; al punto che alcuni restano immobili con i bicchieri di birra oramai vuoti in mano, troppo concentrati (o semplicemente divertiti) per posarli, buttarli o prenderne un altro. Non male, per questi tempi di distrazione colllettiva.

Il destino però è beota. Riscaldato da The Whirlings (musica sentita talmente tante di quelle volte dal 1969 a oggi che preferiremmo aver ascoltato molti meno dischi per poterci ancora stupire), Karl Marx Was A Broker (dignitoso post-core, ma con un basso slappato da denuncia alle Nazioni Unite) e Delaylama (dimostrazione lampante che i primi a esibirsi non sono sempre delle schiappe e per questo converrebbe sempre uscire un po' prima di casa), l'Heavy Psych Freedom Fest (!) raggiunge il suo clou ben oltre la mezzanotte.
Quando gli Zeus! entrano in azione, al massimo collezionano una quarantina di astanti. Alcuni, compresa qualche faccia nota del circuito post-whatever romano, preferiscono un po' sfacciatamente le chiacchiere da pub ben distanti dal palco. Li ritroveremo solo a fine concerto, intenti a fumare fuori dal Forte: brutta bestia l'invidia. Così stasera alla celebrazione del mito greco partecipa un pubblico estremamente eterogeneo, psicotico per essere onesti. Ma tant'è, tra hipster, dark, raver, gente con la felpa dei Napalm Death e uno sbalorditivo numero di ragazze sottopalco, si fatica a capire chi sia lì per assaporare l'odore della saetta del duo Cavina/Mongardi e quanti ci siano finiti quasi per caso - il 24 aprile è prefestivo.

Eppure il concerto al quale abbiamo assistito potrebbe essere annoverato tra i classici della band. La scarsa voglia di auto-celebrarsi, nonostante l'interesse suscitato in ogni dove con l'ultimo "Opera", è seppellita sotto quintali di ironia rivolta soprattutto verso se stessi. Luca Cavina, cinghia del basso riparata a due minuti dall'inizio, si denuda ancor prima di aver sudato e saluta tutti con un "Porca M*d*n*a!"; Paolo Mongardi, vestito come per una seduta di tapis rulant in palestra, mimetizza dietro le pelli il suo essere (poco meno di) una macchina da guerra.
"All'inizio del concerto mi fanno sempre male le braccia, poi mi passa...", ammetterà candido a fine serata. Non stentiamo a crederlo. Partendo da 0 a 10 con una tenuta ritmica à-la Man Is The Bastard feat. Fantômas ci si divertirà pure come bambini turbolenti, ma un minimo di sofferenza va messa in conto.

Così, p
ur suonando davanti a un pubblico sparuto, destinato ad aumentare di poche unità nei quaranta minuti a loro disposizione, gli Zeus! annichiliscono qualsiasi forma di vita si trovi sul loro cammino. Tra facce incredule e headbanging furibondo. Creando una celebrazione ostile e grigia al contempo, imperitura e malevolente nel quale è praticamente impossibile tenere conto del tempo che passa.
La scaletta è incentrata sull'ultimo disco, e persino "Sick And Destroy" fa la sua porca figura - nonostante la scontata assenza di Justin Pearson. Ma è quando parte "Grindmaster Flash" che arriva il boato. Gli Zeus! però se ne fregano e, illusi i vecchi fan, chiudono il tutto con "Blast But Not Liszt". Dopo questo maelström articolato e nervoso straight-in-the-face tutto il pubblico, bastonato e felice, ritorna a consumare i propri cocktail (senza ombrellino) con Caribou in sottofondo a rendere il tutto ancora più surreale.

Ennesimo show, ennesima vittoria. Un grazie va agli Zeus! che ci permettono di riadoperare, per la milionesima volta, una serie di parole senza farci vergognare miseramente del mestiere che facciamo. Né tantomeno morire di noia.

Tutte le foto sono di Giulia Delprato