A un anno di distanza dalle date di Milano e Roma in compagnia dei ritrovati Blur, Damon Albarn ritorna sul suolo italiano per presentare “Everyday Robots”, il primo "vero" album solista a fronte di una carriera ventennale straordinariamente ricca di progetti, collaborazioni e sperimentazioni sonore.
È un lunedì dalle temperature quasi autunnali, quello che attende Albarn e soci al Vittoriale degli Italiani, la dimora dannunziana che guarda il Lago di Garda e assiste dall'alto, come ogni anno, a una carrellata di nomi di prim'ordine che vanno a comporre il cartellone dell'altrettanto splendido anfiteatro per la stagione di "Tener-a-mente". Piove fino al primo pomeriggio, poi il cielo si schiarisce e al tramonto, quando è ora di salire sul palco, le nuvole sono quasi scomparse. “Nice weather, isn't it?”, dirà un Damon istrionico (per prima cosa invita la platea ad abbandonare i seggiolini per assieparsi sotto il palco) e decisamente in forma dal punto di vista della prestazione canora e della presenza scenica: salta, balla, scherza con i tecnici sul palco e con il pubblico mentre imbraccia la chitarra, maltratta il microfono o si siede alla tastiera.
Quello che va in scena al Vittoriale è l'Albarn dalle mille maschere artistiche: nella scaletta trovano posto tutte le metamorfosi del più interessante e poliedrico artista pop dei nostri tempi, dal reggae sfacciato dei Gorillaz al super-gruppo The Good, The Bad & The Queen, dai ripescaggi brit-pop dei Blur al progetto Rocket Juice & The Moon fino alle ultime, rarefatte atmosfere del magnifico “Everyday Robots”. Ed è proprio dal nuovo album che prende le mosse il concerto, partendo dalle placide acque di “Lonely Press Play” per confluire nelle cadenzate atmosfere del brano che dà il nome all'opera. Della prima parte del set faranno parte anche la preziosa “Hostiles”, la sempre emozionante “Hollow Ponds”, “The History Of A Cheating Heart” e una sontuosa versione di “Photographs (You Are Taking Now)”, il cui strumentale si lega a una versione heavy di “Kingdom Of Doom”.
Anche i Gorillaz hanno un peso specifico nel set: si incontrano “Kids With Guns”, “Tomorrow Comes Today”, “Slow Country” (sempre magica) ed “El Manana”. La grande chiusura della prima ora e mezza di concerto è affidata a un Albarn solitario che, armato di voce e tastiera, scorge la luna fare capolino da dietro il palco e mette in scena una “Out Of Time” da pelle d'oca, che sfuma infine in “All Your Life”, b-side di “Beetlebum”.
Se il primo set si era chiuso all'insegna dei Blur, il secondo si apre con un'altra versione da brividi: quella di “End Of A Century”, dal capolavoro “Parklife”, intonata all'unisono dal pubblico del Vittoriale ricatapultato nel migliore britpop anni Novanta. Ed ecco arrivare il turno di “Clint Eastwood”, che manda in definitivo delirio l'anfiteatro gardesano. Il (gran) finale - tocchiamo ormai le due ore di concerto - si colora di tinte soul: affiancato da una pletora di coristi, Albarn dà fondo all'ultimo repertorio attraverso le gioiose arie di “Mr Tembo” e la maestosità agrodolce di “Heavy Seas Of Love”, emozionante coronamento di una serata indimenticabile.
Lonely Press Play
Everyday Robots
Tomorrow Comes Today
Slow Life
Kids With Guns
Three Changes
Hostiles
Photographs
Kingdom of Doom
You and Me
Dam(n) (ft. M.Anifest)
Poison
Hollow Ponds
El Manana
The History of a Cheating Heart
Out of Time
All Your Life
Encore
End of a Century
Clint Eastwood (ft. M.Anifest)
Mr. Tembo
Don't Get Lost in Heaven
Heavy Seas of Love