
Chi si aspettava un live sottotono, controvento, senza accento sbagliava tremendamente. Mac DeMarco, il cavaliere zoppo dell'indie contemporaneo, ci ha mostrato un live che di indie e lo-fi aveva davvero poco. Il ragazzo dal "tunnel dentale" ha suonato per un'oretta scarsa (i suoi pezzi infine non superano i due-tre minuti), ma con una qualità e una intensità che non ci saremmo aspettati.
Punto primo, Vernor Winfield McBriare Smith IV è un ottimo chitarrista e cantante; punto secondo, la sua band è composta da ottimi musicisti; punto terzo, sul palco il giovane canadese si comporta come un veterano, come un giovane-vecchio plasmato a cheap beer e sigarette, ma che non sbaglia un colpo.
I "dementi" si sfasciano di risate, inscenano siparietti - la ripetuta theme song della "Famiglia Addams", giocattolo che fa brillare gli occhi del DeMarco - e continuano a suonare le hit dell'ultimo "Salad Days" e del precedente "2" e dell'anteriore "Rock And Roll Night Club" con una facilità imbarazzante. Il risultato è quello di andare a un "concertino" e tornare a casa con le tasche gonfie di ottima musica live.
Subito "Salad Days" e già senti la velocità giusta: ogni pezzo è sinceramente diverso da disco, ritmato, dinamico, presente. Così "The Stars Keep On Calling My Name", "Cooking Up Something Good", "Freaking Out The Neighbourhood" sono più vive, colorate; allo stesso modo le nenie iconiche di DeMarco, le "Ode To Viceroy", "Brother", "Blue Boy", "Let Her Go" non fanno mai sbadigliare o guardare l'orologio perché l'occhio è perennemente incollato al palco, sino alla chiusura di "Still Together", come avere sul palco un Michael Bublè con un berretto da baseball che un giorno di novembre decide di smettere di prendersi troppo sul serio.
E il pubblico li richiama, quindi. E i musicanti ritornano, allora. Ma non rientrano con il classico encore, ma con un metal-medley da far tremare il tendone del Circolo: "Enter Sandman" (che non passava nelle orecchie da almeno un lustro) e "Smoke On The Water", entrambe proposte a velocità smodata, schizoide, senza una linea logica e definibile, con pezzi persi per strada e asincronie che dimostrano al pubblico pagante che Demarco è grande perché umano e che il trucco, in fondo, è quello di ridere di sé stessi per esserlo.