06/05/2014

Minor Alps

Magnolia, Milano


di Alex Poltronieri
Minor Alps

Matthew Caws è la voce e la chitarra del trio indie-rock americano Nada Surf; Juliana Hatfield è una delle figure-cardine del power-pop, instancabile cantautrice e interprete che porta avanti la sua battaglia a favore di una canzone “popolare” d'"autore" da oltre un ventennio, dagli esordi con le Black Babies sul finire degli anni 80, alle collaborazioni con Lemonheads e, appunto, Nada Surf.
Le strade di Caws e Hatfield non potevano che incrociarsi, e dalla loro unione sono nati i Minor Alps e il loro album d'esordio “Get There”. Il disco di questo duo di samurai del pop fila liscio, piacevole e compatto, come ci si aspetterebbe da due veterani del genere, senza nessuna scivolata nel mainstream radiofonico ma anche senza sconvolgere eccessivamente lo status quo delle rispettive carriere “principali” della Hatfield e Caws.

Per l'unica tappa italiana del loro tour europeo, al Circolo Arci Magnolia di Milano (quasi un evento, se si pensa che l'ultima incursione in terra nostrana di Juliana Hatfield è datata 1993, al Bloom di Mezzago, a supporto dei Buffalo Tom), Matthew e Juliana si presentano sul palco armati solo di due chitarre e un synth, davanti a una scarna platea, composta nemmeno da cinquanta persone: poche, troppo poche, a conferma di un talento, il loro, giunto, percepito, sempre troppo in ritardo dalle orecchie dei nostri “appassionati” di musica.
Attaccano con “I Wanna Take You Home”, b-side dei Nada Surf da “Lucky” (2007), in cui cantava anche la Hatfield, proseguono con una serie di brani dal debutto a nome Minor Alps, la sostenuta power ballad “If I Wanted Trouble”, “Far From The Roses”, gli ipnoticii intrecci di chitarra e voce di “Buried Plans”, in cui fa da base un martellante beat elettronico (unica base ritmica della serata, spuria dell'accompagnamento della batteria come su disco).

Mentre i due si impegnano sul palco si sente il caratteristico suono della chiamata in arrivo da Skype, Matthew ride, è il figlio che sta tentanto di contattarlo dagli Usa, e dice “voleva dare il suo contributo al concerto”. I due scherzano, spezzano la tensione, sembra di essere tra amici. Lo show va avanti tra brani dei Minor Alps (le pacate e romantiche “Maxon” e “Wish You Were Upstairs”) e altre canzoni provenienti dal repertorio solista di Juliana Hatfield e da quello di Caws assieme ai suoi Nada Surf.
Se lui punta su cavalli di battaglia come l'ormai celeberrima “Inside Of Love”, ma anche “Beautiful Beat”, “The Moon Is Calling” e “The Way You Wear Your Head”, tutte riuscitissime anche riproposte in versione acustica, la Hatfield opta per un repertorio meno “scontato”, proveniente soprattutto dai suoi ultimi lavori in studio, con brani come “Candy Wrappers” (da “There's Always Another Girl” del 2011), “Such A Beautiful Girl” (cantata assieme a Matthew Caws in “How To Walk Away” del 2008), senza dimenticare qualche “classico” come “Live On Tomorrow” (da “Only Everything” del 1995) o addirittura “Out There” dell'era Black Babies.

Un repertorio oceanico, quello da cui pescare, a conferma del lungo cammino intrapreso dai Minor Alps nel corso degli anni. E se qualcuno tra il pubblico richiede a gran voce “Swan Song”, lei scherza “Scusate, non me la ricordo! Che ci crediate o meno molti cantanti, noi compresi, vanno a cercare i testi delle proprie canzoni su Google”. “Get There” è interpretato quasi nella sua interezza, compreso il trascinante power-pop di “I Don't Know What To Do With My Hands” o la più tenera “Waiting For You”, scritta assieme al resto dei Nada Surf, tra i vertici emozionali della serata.
Non manca qualche cover, in questo caso una sentita versione di “Airscape” di Robyn Hitchcock o una più banale “Bette Davis Eyes” di Kim Carnes proposta nel corso dell'encore, mentre la chiusura della serata è affidata alle capaci mani di Caws che canta “Fruit Fly” dei Nada Surf.
Sgargianti melodie, chitarre gioiosamente sferraglianti, melodie vocali che si intrecciano in maniera squisitamente armoniosa: è questa la ricetta dei Minor Alps, che non deludono le aspettative e hanno regalato a un pubblico di pochi, ma calorosi, aficionados, quasi un'ora e mezza di grande musica.

Menzione a parte per il gruppo in apertura, gli italiani Egokid, di cui è appena stato pubblicato il quinto album in carriera, “Troppa gente su questo pianeta”: anche loro propongono un pop raffinato e ricercatissimo, benché molto distante da quello dei Minor Alps. Il loro breve set sfocia un po' troppo spesso su coordinate danzereccie e monotematiche, che distraggono l'ascoltatore da episodi davvero validi e interessanti, come l'ottima (e, perdonateci il termine, “baustelliana”) “Il Re muore”, scritta assieme a Samuele Bersani.

Setlist
I Wanna Take You Home (Nada Surf song with Juliana Hatfield)
If I Wanted Trouble
Far From the Roses
Buried Plans
Candy Wrappers (Juliana Hatfield song)
Wish You Were Upstairs
Live on Tomorrow (Juliana Hatfield song)
Maxon
Such a Beautiful Girl (Juliana Hatfield song)
Inside Of Love (Nada Surf song)
Waiting for You Out There (Black Babies song)
Beautiful Beat (Nada Surf song)
Lonely Low
The Moon Is Calling (Nada Surf song)
Airscape (Robyn Hitchcock cover)
I Don't Know What to Do With My Hands
Away Again
The Way You Wear Your Head (Nada Surf song)

Encore:
Bette Davis Eyes (Kim Carnes cover)
Fruit Fly (Nada Surf song)
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