Che cosa sono oggi gli Afterhours? Una band in costante e inarrestabile evoluzione, tanto adorata fino allo sfinimento dal proprio pubblico, quanto disprezzata dai detrattori, comunque sempre iper-affidabile e concreta nella dimensione live. Sì, tutti elementi ben noti a chiunque, ma oggi sono diventati qualcosa di più: una vera e propria istituzione musicale, dotata di un repertorio straordinario, proposto da una line-up che nessuno si offenderebbe qualora fosse considerata la migliore di sempre.
Sono assenti da Roma da poco più di un anno e mezzo (l'ultima volta fu a gennaio del 2015 per un tour teatrale), la percezione è però che manchino da molto di più. In mezzo ci sono stati l'assestamento dei due nuovi arrivati (la presenza di Fabio Rondanini e Stefano Pilia rende oggi gli Afterhours una sorta di all star band) e soprattutto la pubblicazione di un album denso, cupo, intensissimo e, possiamo dirlo, riuscito (il migliore fra gli ultimi tre, per usare le parole che Roberto Dell'Era ha utilizzato alla presentazione in Feltrinelli lo scorso mese): "Folfiri o Folfox".
I dolenti ricordi che legano Manuel Agnelli al padre recentemente scomparso a causa di un male incurabile sono il filo conduttore di un concerto che salda in maniera forte le nuove composizioni con un'efficace selezione di pezzi storici, anche se la scelta col passare degli anni si fa sempre più ardua: per ogni lavoro degli Afterhours che viene pubblicato ci sono vecchi cavalli di battaglia che devono essere sacrificati. È il prezzo da pagare in cambio di nuovi dischi comunque sempre di buon livello.
Sono proprio le canzoni più datate a scuotere maggiormente i presenti, in particolare quella "Male di miele" (seguita dalla devastante strumentale "Cetuximab", a racchiudere il momento più abrasivo del set) che resta il vero inno del gruppo. Ma il primo urlo liberatorio si era già levato grazie a "Ballata per la mia piccola iena", la prima traccia "vecchia" proposta questa sera.
Fra i brani nuovi "Non voglio ritrovare il tuo nome" è già percepito come un classico, "L'odore della giacca di mio padre" emoziona a dismisura, "Fra i non viventi vivremo noi" conferisce una bella sferzata energetica, "Né pani né pesci" mostra interessanti soluzioni chitarristiche, con Pilia (molto più "presente" rispetto al defilato Giorgio Ciccarelli) perfetto nell'affiancare il protagonismo di Xabier Iriondo, oggi più sorridente del solito. Fra i brani più rodati merita una menzione l'esplosiva "Bungee Jumping", ma il set non registra mai attimi di stanca, filando via veloce fino alla conclusiva "Se io fossi il giudice".
La band si mostra compatta, Rodrigo D'Erasmo è un mostro di bravura, e a lui Manuel riserva particolare visibilità, lasciandolo posizionare sulla parte più alta del palco. Roberto Dell'Era è istrionico ed efficace come al solito, Agnelli è forse un po' giù di voce, ma la sua presenza, ricca di magnetismo, lo conferma unico leader, lo legittima capitano della nave, di quella cha a tratti pare una confortevole backing band pronta ad assecondarlo sempre e comunque.
Due minuti di pausa e tutti fuori per i bis, che vedono sfilare l'indiavolata "La verità che ricordavo", una "Riprendere Berlino" forse evitabile (sarà l'unico ripescaggio da "I milanesi ammazzano il sabato"), l'omaggio ai ragazzi del lenzuolo con scritto "Facce Strategggie", che a Roma non mancano mai, una chicca nascosta riscoperta per questo tour ("Pop") e per la super hit "Non è per sempre".
Ma non è finita. C'è un secondo bis, che per la Capitale è pensato un pochino più corposo del solito, e mette in fila il capolavoro "Quello che non c'è", la rotonda "Bianca", la non prevista (perché non eseguita nelle date precedenti) "Voglio una pelle splendida" e il commiato di "Bye Bye Bombay".
Alla fine saranno due ore e un quarto di musica, e i commenti a fine spettacolo sono quasi ovunque positivi, sia per la qualità delle canzoni, sia per la bontà di alcuni nuovi arrangiamenti.
Poi after show all'Angelo Mai, la casa romana degli Afterhours, per tirare sino a mattina e regalare abbracci e quattro chiacchiere ai fan romani, i quali anche questa volta si sono dimostrati caldissimi nei confronti di una formazione che, ne siamo certi, tornerà presto sulle sponde del Tevere: il tour di "Folfiri o Folfox" è appena iniziato...