06/01/2016

Any Other

Casa Nostra/ Home is where they love u, Napoli


Da qualche tempo a questa parte, si sa, gli house concert sono diventati anche in Italia una piacevole e intima consuetudine. Sono occasioni durante le quali è possibile scoprire nuova musica - che forse difficilmente troverebbe spazio nel solito circuito dei club, dove spesso viene concepita come forma di intrattenimento sottopagato - o di godere della possibilità di assistere a live ad hoc pensati per un pubblico ridotto, nella dimesione accogliente di una casa privata, di un giardino o terrazzo.
A tal proposito è accaduto che, proprio a Napoli, il 6 gennaio, un gruppetto di giovani appassionati abbia ben pensato di aprire le porte della propria alcova con vista panoramica, all'ultimo piano di uno dei palazzi dello storico reticolo dei Quartieri Spagnoli, per accogliere il live di Adele Nigro degli Any Other.

"Casa Nostra/ Home is where they love u" è il contest all'interno del quale la Nigro si è esibita, stavolta da sola e in acustico, nonostante i suoi compagni di viaggio, Erica Lonardo e Marco Giudici, fossero presenti a sostenerla e ascoltarla, seduti tra il pubblico dei pochi fortunati che sono riusciti ad accaparrarsi una prenotazione per l'evento. Segno che a Napoli c'è desiderio di aria fresca. Desiderio che però ancora in pochi riescono a intercettare e soddisfare.
Adele Nigro presenta in versione chitarra e voce, i pezzi del suo album di esordio “Silently. Quietly. Going Away”. Realizzato con la collaborazione dei giovani e talentuosi compagni di base a Milano, e pubblicato sotto il nome Any Other appunto, il disco segue la fine del progetto Lovecats. Nel duo folk dalle sfumature vagamente dream-pop, Adele si esibiva insieme a Cecilia Undone. La fine di questa collaborazione fu annunciata così, circa un anno fa, sulla loro pagina Facebook: “Vi vogliamo davvero bene (e anche noi ce ne vogliamo)”.
“Silently. Quietly. Going Away” è, dunque, in parte, il risultato di ciò che è accaduto in seguito nella vita di Adele Nigro. Un percorso di profonda crescita interiore e artistica, che, non priva di sana sofferenza, soprattutto se si tratta di maturare per crescere, o di affrontare importanti cambiamenti di vita, l'ha portata, in alcuni casi, a riarrangiare pezzi scritti durante la primissima adolescenza, e in altri, a scriverne di nuovi per dar vita a uno degli esordi italiani che, più volte, non abbiamo esitato a definire tra i più coraggiosi del 2015. “Silently. Quietly. Going Away”, con il suo sound incredibilmente americano, nostaglico di un'epoca e di una scena musicale non vissuta dagli Any Other - eppure mai solo imitato, se accostato a gruppi di riferimento come Built To Spill o Pavement - è, a tutti gli effetti, una boccata di ossigeno e di autentiticità pura. Di questo, non siamo i soli a essere convinti. Per fortuna.

In occasione del concerto napoletano, Adele presenta il disco quasi interamente (resterà fuori dalla scaletta solo “To Te Kino. Again”, che la nostra afferma di voler evitare di suonare in questa occasione).
Così, più o meno puntuali nella tabella di marcia dell'evento, la Nigro si posiziona di fronte al pubblico seduta, indossa l'acustica, procede ad accordarla rannicchiata su se stessa, mentre poggia la guancia sulla cassa armonica dello strumento. Fa qualche smorfia scanzonata indirizzata ai suoi compagni in cerca dei loro sguardi, e dopo una breve presentazione dei padroni di casa, attacca concentrata con “Blue Moon”, primo brano in scaletta. Il pezzo ha un incipit morbido, che via via più veloce e cadenzato sulla chitarra acustica, è azzeccato come brano d'inizio. Nel frattempo, si ha subito modo di misurarsi con l'espressività della sua voce, con un songwriting lucidamente profondo, e con il suo inglese perfetto. Mentre suona e canta, Adele non sembra guardare nessuno, eppure ti guarda. La sua presenza c'è, si sente forte, anche quando talvolta chiude gli occhi e fugge via per un attimo. Il tocco delle dita è deciso sullo strumento, e la voce continua a fuoriuscire sicura e fedele.
Il ghiaccio comincia a sciogliersi, benché lei appaia timida. Più di una volta chiede consiglio a Marco Giudici su quale brano proporre dopo, e con aria ironicamente sincera, ammette di non ricordare bene le parole o gli accordi. Lei ripassa un po', mentre il pubblico la aspetta, e poi attacca di nuovo. Nulla sembra preparato, eppure tutto appare perfetto. Ancora una volta autentico. Seguiranno, infatti, una dopo l'altra, “Gladly Farewell”, “5.47 P.M.”, "Cold House”, “Something” (singolo di esordio che il pubblico riconosce dai primi accordi), e “Roger Roger, Commander”. Siamo a metà del concerto e il salotto di Casa Nostra si è riscaldato abbastanza ormai.

Si riparte con “Teenage”, ma immediatamente dopo le prime battute, viene del tutto naturale aspettarsi gli ingressi della batteria di Erica, così come del basso avvolgente di Marco. È capitato anche per alcuni dei pezzi suonati in precedenza (“Gladly Farewell”, ad esempio). Nonostante ciò, la Nigro fa dimenticare questa mancanza, grazie alla capacità di utilizzare così bene il suo strumento vocale, che qui è particolarmente espressivo quando raggiunge sfumature a tratti blues. In generale, infatti, se l'arrangiamento acustico è necessariamente scarno, benché ci conduca vicini alle atmosfere dove i pezzi sono nati, la sola voce di Adele Nigro, con il suo timbro inconfondibile, riesce a rendere questi brani diversamente belli. Lo stesso accadrà più tardi per “Sonnet #4”, perfetta dal vivo, intensa più che mai, quando la voce pian piano sale di intensità e si spezza all'improvviso in un urlo d'amore sofferto, per poi riaddolcirsi e riappacificarsi in chiusura. Un vero gioiello, senza dubbio uno dei momenti più belli dell'intero live e dell'album stesso, del resto.

Ci sarà ancora spazio per “His Era”, “365 Days”, “Me Muddled” - tenera chicca d'amore anche questa, ma tratta dall'Ep natalizio rilasciato proprio in occasione della pubblicazione di “Sonnet #4” come terzo singolo del disco d'esordio -, e infine per un paio di altri pezzi. Vale la pena di ricordare, però, “New Monkey”, cover di Elliott Smith, angelo nel paradiso, tra gli ascolti prediletti di Adele Nigro. E come darle torto.
Alla fine non si risparmia per nulla Adele, neanche quando qualcuno, forse inopportunamente, le richiede di continuare a cantare.
Risulterebbe inappropriato il paragone tra il set acustico proposto per questa serata - molto ben riuscito - e l'impianto elettrico sul quale è stato concepito “Silently. Quietly. Going Away”. Comprensibilmente, durante questa fase di presentazione del disco in giro per l'Italia e all'estero, Adele e i suoi compagni sentono la necessità di suonare insieme per riproporre tutti gli arrangiamenti pensati per un album dal chiaro sound elettrico. E chissà che la prossima volta non sarà possibile rivedere e riascoltare gli Any Other a Napoli proprio in questa versione. Intanto, c'è stato comunque modo di appurare quanto il gruppo sia anche umanamente molto compatto. Basta guardarli dopo il live, Adele, Marco e Erica, per capire come - al di là della tenerezza e dolcezza che emanano mentre siedono vicini tutti e tre, o mentre si fanno forza perché è tardi e sono stanchi - tra di loro, esista per davvero, quella forte intesa che ci fa sperare tanto per il futuro musicale degli Any Other.