
E’ una devastazione sonica quella messa in pista dai Buñuel, nuovo progetto hardcore-noise che sta attirando l’attenzione soprattutto per la presenza al basso di Pierpaolo Capovilla.
In realtà trattasi di un vero e proprio “supergruppo”, con Xabier Iriondo alla chitarra, Franz Valente alla batteria e Eugene S. Robinson degli Oxbow a vestire i panni del frontman tarantolato.
Sul palco il quartetto produce cinquanta minuti potenti e contundenti, nei quali si gioca molto con sperimentazioni ed effettistica, una performance infuocata, degna (tanto per citare un nome di casa nostra) dei migliori Uzeda. Non è una novità che Iriondo (una sorpresa ritrovarlo con il capello insolitamente cortissimo) suoni la chitarra in maniera del tutto anticonvenzionale, ma anche l’elegantissimo Capovilla si mette in scia, mostrando un lato del proprio essere musicista che non tutti conoscono.
Dal canto suo Robinson (che già ebbe occasione di collaborare con Pierpaolo negli One Dimensional Man) si mostra performer aggressivo, perfettamente a suo agio nell’interpretare con la giusta dose di drammaticità i testi di “A Resting Place For Strangers”, il convincente disco pubblicato a inizio gennaio.
Anche quando sarebbe prevista una mezza specie di linea melodica, come in “Me + I”, il duetto anfetaminico con Kasia Meow, qui nei panni di una novella Lydia Lunch, tutto viene sepolto sotto una coltre di suoni distorti e disturbati.
Dodici le tracce eseguite, in pratica sono le nove dell’album (che viene quindi proposto integralmente) arricchite da tre divagazioni strumentali, delle quali “New One” chiude il set lanciando i musicisti in una sorta di jam rumorista, nella quale Iriondo “maltratta" la sei corde sul pavimento e Capovilla scorda ad arte il basso per produrre dei suoni ancor più “diabolici”.
Un concerto rabbioso, tiratissimo, che stupisce ancor di più in quanto mostra musicisti che non si sentono affatto arrivati, nonostante i successi sin qui accumulati, e che hanno ancora voglia di mettersi in discussione, suonando la musica che amano, senza il timore di creare prodotti anti-commerciali (magari per ”monetizzare” si affideranno ai rispettivi progetti principali).
Stasera invece zero calcoli, soltanto sana energia: si sale sul palco, si imbracciano gli strumenti e si suona. Il risultato è che, nell’immaginario dei fan, grazie a operazioni come questa, personaggi del calibro di Capovilla e Iriondo riescono a mantenere intatta la propria integrità artistica, a prescindere da quello che potrà essere il percorso futuro degli Afterhours o del Teatro degli Orrori.