06/03/2016

Mùm

Circolo Magnolia, Segrate (MI)


Per quei fortunati che hanno già avuto modo di apprezzare il capolavoro del cinema muto "Menschen am Sonntag", letteralmente “Gente di Domenica”, la maggior parte delle cose che scriveremo saranno poco più che una conferma. Per chi invece non può proprio definirsi un cinefilo fino a questo punto - e qui alzo umilmente la mano - la primissima visione di questa piccola grande opera d'arte non può non scatenare un senso di sorpresa e di meraviglia assoluta. Perché il film diretto dai fratelli Robert e Curt Siodmak, prodotto da Edgar G. Ulmer e Seymour Nebenzal e scritto da Billy Wilder, è una vera e propria pietra miliare della storia del cinema mondiale, una gemma che chiuse la strepitosa stagione del cinema muto tedesco e che aprì le porte a una moltitudine di altri importanti filoni cinematografici in tutta Europa.

Il fine settimana in una Berlino a un passo dalla Grande Crisi e dalla morsa nazista raccontato attraverso gli occhi di un gruppo di giovani ragazzi nel fiore dei loro anni e nel pieno dei loro incontri/scontri sentimentali. In una semplice storia di innocenti evasioni domenicali emerge un ritratto di una Germania assolata, libera e serena, in cui tutto sembrava ancora possibile, anche l'amore. Quello che successe pochi anni dopo è triste storia.
Ma oltre all'utilizzo di attori presi dalla strada immersi in inquadrature e immagini assolutamente geniali (dettagli cinematografici su cui non mi soffermerei più di tanto, anche per rispetto verso chi su questa forma d'arte è più preparato del sottoscritto), ciò che più mi ha colpito di "Menschen am Sonntag" è la sua colonna sonora. Una sinfonia viva, pulsante, equilibrata, che accompagna con gentilezza le immagini della pellicola senza mai sovrastarle. Ed è qui che entrano in gioco i Mùm.

La band islandese, artefice da quasi vent'anni di suoni, musiche ed emozioni a cui la semplice definizione di folktronica non rende decisamente giustizia, ha deciso di sviluppare un progetto oltremodo affascinante, la sonorizzazione completa degli oltre 80 minuti di "Gente di Domenica". Il tour di presentazione per questo ambizioso lavoro, che vede impegnati solo i due membri storici della band Örvar Smárason e Gunnar Tynes, li riporta così sul palco del Magnolia, lo stesso dove due anni prima avevano incantato il pubblico milanese insieme al resto del collettivo. La serata è fredda e tipicamente invernale e, se le condizioni meteo non possono certo rappresentare un problema per due musicisti venuti dai ghiacci d'Islanda, va da sé che il pubblico milanese non sia esattamente numeroso. Ci sono parecchie sedie vuote nel tendone esterno: un vero peccato.

Ciò a cui assistiamo nell'ora e venti di spettacolo audiovisivo è senza dubbio qualcosa difficile da spiegare, o quantomeno da raccontare. L'accompagnamento delle immagini in bianco e nero di un film degli anni 30 attraverso una musica definibile “moderna” e di chiara matrice elettronica poteva essere un azzardo, eppure non esiste al mondo una band migliore dei Mùm per raccogliere questa sfida. Fin dai loro esordi, gli islandesi si sono caratterizzati per essere artisti ai confini del tempo e dello spazio, capaci di creare musica dall'enorme potere evocativo e, con i loro intrecci di strumentazione vintage e beat minimali, di trascinare l'ascoltatore in luoghi e spazi lontani e a lui sconosciuti, che sia la sconfinata tundra artica o un angolo buio delle nostre metropoli.
L'elettronica rarefatta e i carillon fanciulleschi, i beat stratificati e le melodie eteree disegnate dalle tastiere di Örvar e Gunnar fanno da perfetta soundtrack alle storie della “gente di domenica”, dove ancor più importanti dei protagonisti stessi sono le ambientazioni, i volti, i sorrisi e gli sguardi divertiti di chi si trova lì quasi per caso, bambini, donne e anziani catturati dai primi piani dalla macchina da presa. E, come loro, anche la musica dei Mùm si ritaglia quasi senza volerlo uno spazio importante, che sia di sottofondo al traffico di Berlino o alla gita in pedalò dei giovani protagonisti.

Non c'è una vera e propria scaletta perché non ci sono vere e proprie canzoni definite, anche se due o tre linee melodiche si fanno riconoscere piuttosto bene e vengono riprese di tanto in tanto nel corso della serata. Il resto però è tutto un fluire organico di elettronica minimale di chiaro stampo teutonico (a tratti sullo stile Kraftwerk) e un rimando più alle prime incisioni di “Early Birds” del duo Smárason-Tynes che alla virata quasi synth-pop dell'ultimo “Smilewound”, con atmosfere in sospensione e spazi vuoti che vengono riempiti dalle immagini a tratti traballanti di "Menschen Am Sonntag".
E così, verso la fine della pellicola, i ragazzi berlinesi tornano in città e il weekend lascia il posto a un altro lunedì. Chissà quanti di quei giovani uomini e donne oggi sono ancora qui fra noi, penso. Intanto le luci si accendono, i Mùm abbandonano le loro postazioni a bordo palco per raccogliere i meritati applausi. Di sicuro è stata una gran bella domenica, per noi e per loro.

“And then on Monday...It is back to work... Back to the everyday... Back to the daily grind... Four... Million... Wait for... The next Sunday. The end”.