04/07/2017

Ani Di Franco

Villa Ada, Roma


di Federico Piccioni
Ani Di Franco
Da quanto tempo Ani Di Franco non tornava in Italia? Ora Roma le sembrerà un po' diversa. L'artista americana, tra una canzone e l'altra, in una serata non troppo afosa di inizio luglio, trova il tempo di raccontare la sua prima volta nello Stivale. "Negli Stati Uniti i giornalisti mi chiedevano che problemi avessi", dice scherzando, "in Italia, invece, quando venni per il primo concerto, mi dissero che trasmettevo un'energia pazzesca".

Avevano ragione. A quasi cinquant'anni di età, Ani trasferisce una grinta e una voglia di suonare che lascia il pubblico di Villa Ada a bocca aperta. Non sono né tanti né pochi gli spettatori accorsi a raccogliere i versi e i riff che la Di Franco lancia dal palco come frecce; d'altronde, è quello che ci si aspetterebbe per un'artista tutt'altro che sconosciuta, ma nello stesso tempo mai prostratasi dinnanzi allo show business. La sua etichetta (fondata alle prime luci degli anni Novanta) è ancora lì e protegge tuttora i frutti del suo lavoro, pure quelli più recenti, che Ani celebra sul palco di Roma, suonandoli con la sua band.
C'è spazio per "Binary", che dà il nome al disco, per "Play God", per "Telepathic", per "Even More" e per la bella "Deferred Gratification" - un po' più inspida, a dire il vero, rispetto alla versione da studio.
In effetti, la mancanza di certi strumenti sembra pesare qualche libbra, soprattutto nella riproposizione delle ultime tracce della sua discografia, che si avvalgono di arrangiamenti multiformi e variegati. "Pacifist's Lament", addirittura, così bella e complessa, neanche riesce a trovare cittadinanza in scaletta. Se si parla di strumentazione e sound, d'altronde, "Binary" è un disco che preferisce aggiungere piuttosto che sottrarre.

La Di Franco esalta di più quando toglie la polvere dai pezzi degli albori, quelli più acustici, come "Overlap", che emoziona la folla più di tutte, o come "32 Flavors", che non poteva non chiudere la serata. Di pezzi rimasti fuori dalla festa ce ne sono tantissimi, ma la ragione è il poco spazio a disposizione, non il fatto che non lo meritassero.
L'anti-folk di "Out Of Range" ha forgiato così tanti gioiellini che citarli senza scadere nell'elencazione è un'impresa titanica. "Building And Bridges" sarebbe stata acclamata con clamore, così come "Letter To A John": vibrante, acuta e tagliente. "Prenderò i soldi che mi spettano e me ne andrò", diceva a un certo punto della canzone, nel lontano 1994. Sembra davvero cambiata, Ani Di Franco. Su quel palco, con quella chitarra acustica a tracolla, come una piccola imbarcazione sul laghetto di Villa Ada, è più misurata e accorta, seppur sempre indiscutibilmente ammaliante.

Il concerto non è durato cinque minuti, ma guardando negli occhi gran parte del pubblico che scorre lento nella penombra del parco, l'impressione che si ha è proprio quella. Il tempo vola e cambia le cose, che a volte non diventano né meglio né peggio, semplicemente diverse. Succede a Roma, figurarsi ad Ani.


Setlist
Two Little Girls
As Is
Telepathic
Pretty Girl
Allergic to Water
Gravel
Reckoning
Deffered Gratification
Even More
Zizzing
Overlap
All This
Grey
Woe Be Gone
Play God
Binary

Encore

Which Side?
32 Flavors
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