I Black Angels approdano a Bologna riempiendo lo storico Locomotiv Club. Dentro al locale ci aspettano caldo fumante e birre gelide per alzare la nostra temperatura e ammazzare il tempo prima dell’arrivo della cult band di Austin, Texas, fresca della pubblicazione di “Death Song” (Partisan, 2017). Il loro psych-rock ci ha incuriositi e affascinati fin dai primi dischi, portando alla ribalta un genere e un movimento underground legato alla psichedelia e a tutte le sue ibridazioni, di cui è esemplare, fin dagli anni Novanta, la produzione dei californiani Brian Jonestown Massacre.
Sulle note di “Black Angel’s Death Song” dei Velvet Underground, i Black Angels salgono sul palco a serata inoltrata e partono a suonare il primo singolo e brano-manifesto del nuovo disco, “Currency”, che esalta immediatamente la platea con synth elettrizzanti, chitarre distorte, riff acidi e groove coinvolgenti: “One day it’ll all be over/ One day it’ll all be gone”. Durante il set la band presenta quasi tutti i brani dell’ultima fatica – comprese le tre ballate “Half Believing”, “Death Song” e “Estimate”, cantate col pubblico – con alcuni episodi particolarmente riusciti come “I’d Kill for Her”, “Grab As Much (As You Can)”, “Medicine” e “Death March”, in cui il mix di psichedelia a garage risulta perfetto ed esplosivo.
Il quintetto suona con un bel tiro, esaltando più volte la platea soprattutto con i brani tratti dai primi dischi. Ad arricchire la scaletta, infatti, alcune delle migliori canzoni di tutta la discografia dei Black Angels, in particolare “Black Grease”, “The Sniper At The Gates Of Heaven”, “You On The Run” e “Young Man Dead”, che fanno scatenare balli e poghi nella platea del Locomotiv. Delle vecchie produzioni è il primo disco, “Passover” (Light in the Attic Records, 2006), a essere più saccheggiato, mentre dall’album di maggior successo della band, “Indigo Meadow” (Blue Horizon, 2013), i Black Angels suonano solo “I Hear Colors (Chromaesthesia)”, col suo carattere di psichedelia californiana anni Sessanta che stempera i toni più drammatici dei brani di “Death Song”.
I Black Angels risultano magnetici e intriganti, seducendo il pubblico e riuscendo a tenere la tensione costante. Momenti di grande saturazione dello spazio sonoro si alternano a passaggi più scarni, completando, con sonorità omogenee, una scaletta bellissima di quasi due ore di concerto, inclusi quattro bis finali. Dal vivo, piuttosto che in studio, i riferimenti del quintetto di Austin risultano più chiari, in particolare quelli che li riconducono alla musica dei Doors e dei Velvet Underground, questi ultimi omaggiati a inizio concerto col simbolico “passaggio di consegne”.
Un concerto godibilissimo, che conferma le qualità performative della band e che ci fa venire voglia di vederli di nuovo dal vivo.
Currency
Bad Vibrations
The Prodigal Sun
I Dreamt
Better Off Alone
Medicine
I Hear Colors (Chromaesthesia)
Black Grease
Grab As Much (as you can)
Half Believing
The Sniper at the Gates of Heaven
I'd Kill for Her
You on the Run
Comanche Moon
Life Song
Estimate
Death March
Young Men Dead
Bloodhounds on My Trail