08/09/2017

Clap Your Hands Say Yeah

Monk, Roma


Sono passati dodici anni da quando i Clap Your Hands Say Yeah si affacciarono per la prima volta sul palcoscenico discografico, grazie a un simpatico dischetto nel quale rimasticavano i Talking Heads in maniera personalissima dentro una manciata di bozzetti sonori perfetti per essere consumati a metà degli Anni Zero.
Protagonisti della seconda ondata di band newyorkesi che nel nuovo millennio hanno aggiornato la storia dell’indie-rock, a poco tempo di distanza da Strokes e Interpol, Alec Ounsworth ci stava a pennello, salvo poi non riuscire col tempo a garantire il costante livello qualitativo delle sue produzioni, con conseguente disfacimento del progetto iniziale.

Ma Alec è un nerd dalla testa dura, e da quel di Brooklyn (e da dove dovresti venire se suoni indie e cerchi un posto al sole?) si è rimboccato le maniche, ha sostituito i propri collaboratori, e alla fine è arrivato al traguardo del quinto album, il recente “The Tourist”, cambiando pelle e ritrovando un po’ di spazio nei magazine musicali che contano.
La prova live rende giustizia all’intero percorso artistico dei Clap Your Hands Say Yeah, oggi in formazione completamente rivoluzionata ma perfetta nel metabolizzare il percorso di Ounsworth, proponendo il giusto mix di brani vecchi e nuovi: quindici canzoni più due bis, tutto gradevole, snello e compatto, con il giovane chitarrista solista che si lascia andare anche a qualche solo.

Il Monk reagisce bene, con un’affluenza oltre le aspettative, nonostante il concerto sia al chiuso quando a Roma è ancora estate piena. I fan delle prime file cantano all’unisono più di qualche canzone (segno che evidenze del proprio passaggio la band le ha lasciate), con particolare predilezione per gli estratti dal primo disco, non a caso il più rappresentato: sei tracce contro le cinque di “The Tourist” e due ciascuno dagli altri.
Forse tutto troppo perfettino, senza particolari colpi di genio, salvo un paio di minuti durante i quali Alec si avvicina alle transenne alla ricerca del contatto col pubblico. Nota dolente per l’assenza del banchetto merchandising: se le piccole band non riescono a sfruttare gli eventi live per piazzare dischi, gadget e arrotondare il cachet, la sopravvivenza diviene un affare davvero difficile.

Setlist

As Always

In This Home On Ice

Better Off

Yankee Go Home

Is This Love?

Some Loud Thunder

A Chance To Cure

Coming Down

Fireproof

The Pilot

Over And Over Again (Lost And Found)

Down (Is Where I Want To Be)

The Skin Of My Yellow Country Teeth

Ketamine And Ecstasy

Upon This Tidal Wave Of Young Blood

…. ….

Same Mistake

Heavy Metal

Clap Your Hands Say Yeah su Ondarock

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