17/07/2017

Einsturzende Neubauten

Postepay Sound Rock In Roma, Roma


Quello degli Einsturzende Neubauten è uno show che deve essere visto almeno una volta nella vita. Non solo da chi abitualmente frequenta gli eventi live, ma anche (e soprattutto) da chi il musicista lo fa di professione: è necessario immergersi per un paio d’ore nella realtà parallela costruita da Blixa Bargeld e dai suoi compagni di ventura, sulle infinite possibilità che esistono di combinare assieme strumenti musicali “veri” e oggetti presi in prestito dalla realtà quotidiana, abbattendo i tanti pregiudizi che ancora circondano il mondo di chi fa o vuole fare musica.
Vero che oggi il gruppo tedesco suoni in maniera molto più convenzionale e molto meno noise-industrial di un tempo, vero che ormai tenda a rappresentare quasi esclusivamente canzoni nelle quali l’impronta melodica è preminente, ma è anche vero che gli Einsturzende si preoccupano sempre di mantenere all’interno del proprio set una serie di trovate in grado di affascinare, per le quali sono famosi nel mondo.

Magari non sono stati i primi a sfruttare gli utensili per rappresentare l’alienazione dell’uomo davanti alla macchina (lo fece Ennio Morricone già negli anni 60) o a utilizzare il silenzio come strumento aggiunto (idea certamente mutuata da John Cage, ma “Silence Is Sexy” riesce a stupire divertendo) o a sublimare l’unione fra Stockhausen e la tradizione musicale mitteleuropea, eppure sono stati loro i pionieri nel saper rendere tutto questo in un formato-canzone, divenendo così uno standard di riferimento mondiale.
Sì, perché al di là di qualsiasi sperimentalismo rappresentato sul palco, ci sono anche – e qui sta il bello - le canzoni: non che si parli di potenziali hit, per carità, mai nemmeno sfiorata l’idea di scriverne una (il più grande successo commerciale di Blixa credo sia il primo disco condiviso con il “nostro” Teho Teardo), ma dimostrano sempre un’innata capacità nel saper delimitare l’avanguardismo in un formato “normale”, nel quale regni la sintesi, intesa come minutaggio ridotto.

Osservare come si possa accostare la turbina di un aereo da guerra della Seconda Guerra Mondiale a un basso, oppure come una chitarra elettrica possa accompagnare in maniera tanto naturale una sezione di tubi, o come la voce di Blixa possa inerpicarsi verso sentieri impensabili supportata da due batterie costruite quasi esclusivamente con utensili di uso più o meno comune, tutto questo è un’esperienza formativa dal valore didattico inestimabile.
Guardarli è una gioia per gli occhi e per le orecchie: a differenza della maggioranza degli esponenti del movimento noise, i quali tendono a tirar fuori il rumore da strumenti tradizionali, negli Einsturzende Neubauten predomina l’atteggiamento di creare musica utilizzando oggetti che originariamente strumenti musicali non erano.

C’è poi il valore aggiunto dalla presenza scenica catalizzatrice di Bargeld, il quale oltre alla voce oggi ci mette anche il fisico imponente, e persino qualche battuta spiritosa, come quando si chiede come mai ci sia così poca gente in un festival. In effetti la location potrebbe apparire poco consona per una proposta così di nicchia, un’arena tanto grande con poche centinaia di persone presenti deve apparire pressoché vuota dall’alto, ma il problema è certamente di chi non è venuto, perdendo l’occasione di assistere per una volta a un concerto davvero “diverso”, teso a sperimentare nuove vie comunicative pur restando nell’alveo di una relativa accessibilità.
Il Postepay Sound Rock In Roma dimostra così una grande attenzione verso forme di musica “altre”, puntando non soltanto su proposte mainstream, di cassetta, ma riservando il giusto spazio anche a situazioni particolari, che in qualche modo vanno sostenute, alle quali va assicurata la visibilità necessaria per poter sopravvivere, perché senza artisti impegnati sulla ricerca e sulla sperimentazione, la musica rischia di non aver futuro, di non riuscire più a progredire.

Il concerto si consuma come un flusso unitario, con gli oggetti più disparati portati sul palco per essere “suonati”, in un circo affascinante che supera le due ore di durata, durante le quali il sestetto si sofferma in particolare sulla parte più recente di quasi quarant’anni di carriera discografica.
Ad aprire la serata avevano provveduto gli italianissimi Spiritual Front, sempre a cavallo fra decadente dark-folk, alternative-rock intriso di trame gotiche e suicide-pop. La predominanza del colore scuro negli abiti e nei trucchi del pubblico femminile è per loro, perché la proposta degli Einsturzende appare oggi invece oltremodo luminosa, e soprattutto illuminante. E ci consente di assegnare la corretta valutazione a tanta musica che ascoltiamo in giro, che non possiede neppure il minimo sindacale di inventiva. E’ forse questo il lascito fondamentale di un concerto di questo tipo, uno dei pochi eventi live in grado di spedirti a casa mentre continui a pensare alle cose che hai visto, come accade dopo quei film che ti colpiscono sul serio. Perché c’è la musica ”normale”, e poi ci sono gli Einsturzende Neubauten.