11/11/2018

Bud Spencer Blues Explosion

Supersonic, Foligno


Cinque album in studio, otto date per finire il 2018 in bellezza, come piace a loro: suonando davanti a un pubblico. Una di queste date è al Supersonic di Foligno, città a cui Adriano Viterbini dice di essere particolarmente affezionato, viste le vicinissime origini della madre. Se qualcuno dubita che l'impatto del duo romano sul palco folignate dipenda solo dalla volontà di rendere omaggio a un luogo, ha le sue più valide ragioni. I Bud Spencer Blues Explosion, con la faccia pulita e il suono sporco, sono una macchina da guerra, attrezzata per incendiare ogni club in cui mettono piede, con sonorità pescate dagli anni settanta e filltrate attraverso stoner, grunge e quel blues-rock che oggi si declina in nomi come Black Keys o White Stripes.

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Muscolare e senza troppi orpelli, il set dei Bud Spencer Blues Explosion fa il suo solito effetto, anche al Supersonic. "Dove" ed "Enduro" sono tra i brani che aprono le danze, pescando dall'ultimo disco uscito a Marzo, "Vivi Muori Blues Ripeti", un lavoro che ha limitato le esplosioni degli esordi virando verso forme di scrittura più misurate e mature. Il sound, però, come sempre non lascia scampo a nessuno. Da qualche parte nel mondo si suona piano, ma non qui e non stasera. La chitarra di Viterbini è usata con la maestria di chi può attingere da un bagaglio di soluzioni tecniche sterminato; forte dell'accompagnamento di Francesco Pacenza (basso) e Tiziano Russo (tastiere), anche la batteria di Cesare Petulicchio picchia e dialoga con le sei corde con la stessa naturalezza di due amici che si conoscono da quasi quindici anni.
"Io ogni tanto mi addormento/e tu?", dice Viterbini cantando il primo singolo del disco. Verrebbe da rispondere che è impossibile, che le viscerali scariche del loro blues impressionerebbero chiunque, anche i meno avvezzi a certe sonorità, in bilico tra Jimi Hendrix e Led Zeppelin. "Io e il demonio" omaggia Robert Johnson e apre la pista a "Mi addormenterò", docile ballata di "Do It" che ha appena compiuto sette anni anche se sembra sia nata ieri. La coda infinita è un tappeto su cui Viterbini può mettere in mostra tutta la sua argenteria e chiudere la prima parte dello show.

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Il ritorno lascia spazio alle note più che alle parole. Si innerva una lunga e lisergica jam che sembra fatta apposta per quel drappello di ultimi infedeli rimasti che nutrono ancora qualche scetticismo sulle abilità del gruppo. C'è posto anche per una cover dei Chemical Brothers, prima che "Giocattoli" esploda più forte che da disco. Niente chitarra acustica stasera e gli amplificatori urlano ancora una volta. Lo avessero fatto per altre due ore nessuno avrebbe avuto niente da ridire.

(Foto di Amedeo Martorelli; grazie, come sempre, al Supersonic)