27-02-2018

Chiara Civello

Teatro Puccini, Firenze


Martedì 27 febbraio, Firenze, Teatro Puccini. Davanti a un pubblico non numerosissimo ma d’élite (i classici “pochi ma buoni”) si è esibita l’eclettica e sofisticata cantautrice Chiara Civello che ha presentato il suo ultimo album “Eclipse”. La polistrumentista romana di origine siciliana si è cimentata alla voce, chitarre e pianoforte con Seby Burgio alle tastiere e Federico Scettri alla batteria ed elettronica.

L’ingresso sul palco è preceduto da un sottofondo fusion di cinguettii e riverberi d’acqua che si trasforma in un magma di distorsioni e feedback sonori: introduzione al primo pezzo “Come vanno le cose”, una sensuale e fluttuante bossanova scritta da Diego Mancino ed estratta dall’ultimo album.
Cantautrice italiana su palco italiano, Chiara esibisce tutte le sue doti di artista cosmopolita capace di arricchire il proprio bagaglio musicale attraverso il contatto col patrimonio dei paesi in cui ha vissuto. Sul palcoscenico si alternano e talvolta si fondono in un perfetto sincretismo musicale ritmi brasiliani mutuati dai grandi compositori conosciuti a Rio de Janeiro, registri jazz appresi durante gli studi a Boston e i soggiorni a New York, delicati innesti elettronici da chansonnier francese, percussioni a tratti afro-funky. Il tutto al servizio di brani frutto di importanti collaborazioni con artisti della scena attuale italiana (Bianconi e Donà su tutti) e svariati omaggi ai grandi del cinema nostrano, da Michelangelo Antonioni a Ennio Morricone.

La voce limpida della cantautrice svetta cristallina su eleganti tappeti elettronici di matrice Nouvelle Vague, frutto dell’illuminato incontro parigino con Mel Collins, produttore del disco. Ne esce una perfetta alchimia tra l’impostazione classica del background artistico di Chiara e suggestivi echi dal sapore retrofuturista che delizia la platea con funambolici equilibrismi musicali e vocali tanto arditi quando azzeccati. Ed è così che due super classici di Mina vengono reinterpretati con limpida personalità e studiato coraggio: “Parole, Parole” è proposta in chiave jazz con un drumming sincopato ma agile, che sfocia in una coda dance; “Eclisse Twist” diventa un sorprendente funky in cui l’artista inserisce anche un’ardita improvvisazione pianistica dissonante e cacofonica.
Il coinvolgimento del pubblico tocca l’apice quando Chiara, talentuosa quanto spigliata anche alla chitarra, sfodera i ritmi carioca di “Um Dia”, “Sambarilove” e “El Negro Zumbón” ricalcando le movenze di Silvana Mangano nel film “Anna”.

Il concerto alla fine comprenderà dieci brani tratti dall’ultimo album e una manciata di canzoni di repertorio, tra cui spicca “L.Train”, ispirata alla linea metro che la cantautrice prendeva quotidianamente a New York per recarsi agli studi di registrazione.
L’encore regala due cover acustiche solo voce e chitarra di forte impatto emotivo: “Il Mondo” di Jimmy Fontana e “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo e infine l’omaggio con la band al più grande di tutti: Ennio Morricone, tra poco in concerto proprio a Firenze, con l’aria di “Metti una sera a cena” tradotta in forma-canzone su testo scritto da lei.

Ore 23, il concerto è finito. Il pubblico esce dalla sala con la certezza di aver assistito a un evento straordinario proprio come un’eclisse definita dalla cantante “ombra nel sole o sole nell’ombra”: metafora della musica vista come medicina in grado di colmare i vuoti esistenziali e renderli “suono” oppure squarcio di luce interiore capace di illuminare il buio che ci circonda. All’ascoltatore la scelta.