19/10/2018

Love Calò + Isan

Outer Festival, Castelfranco Emilia


In una nebbiosa serata di fine ottobre, torna per la terza volta l'appuntamento dell'Outer Festival in quel di Castelfranco Emilia. L'edizione 2018 di questo piccolo ma significativo appuntamento per gli appassionati di certi suoni alieni, propone in cartellone oltre al duo inglese Isan, David Calò aka Love Calò, dj e producer italiano già autore di ottime cose (da recuperare “Fashion Victims” a nome And), Indian Wells e il duo electro-pop francese Zombie Zombie. Il tutto ospitato nella splendida Chiesa di San Giacomo Apostolo e nell'adiacente Teatro Dadà.

La serata che andremo a raccontare ospita in primis l'italiano David Calò impegnato in un dj-set. I suoni da lui proposti spaziano in maniera decisamente efficace fra virtuosismi electro-techno e certi tribalismi di grande impatto, il tutto supportato da visual evocativi. La sua esibizione di circa quaranta minuti non disdegna elevate impennate di ritmo mixando sapientemente i cambi di disco e le variazioni di suono attuate “live” con un risultato che ha ricreato, all'interno del contesto chiesastico, un'atmosfera davvero ammaliante. La natura ibrida della sua vena musicale, divisa fra il djing e la produzione, viene tutta fuori, mostrando un'ottima creatività nel forgiare e miscelare suoni.

Salgono successivamente sul palco Antony Ryan e Robin Saville nel loro ormai famoso setup scenico con luci, due laptop, alcune tastiere e altre strumentazioni sonore, fra cui possiamo annoverare dei MIDI controller e alcuni campionatori. Il loro suono culla dolcemente anche dal vivo, capace com'è di creare un'intimità onirica. Con picchi quali “Remegio”, tutta flussi vocali ipnotizzanti e beat, gli Isan propongono uno show imperniato attorno a suoni ovattati, ciclici, pungenti e al contempo gentili. La particolarità del loro modo di lavorare sui live risiede nella preparazione. La filosofia della collaborazione fra Antony e Robin ha come perno la separazione dei ruoli e la distanza. A differenza di molti altri artisti, gli Isan non provano prima dei live - ad eccezione di veloci setup in albergo la sera stesso dell'evento - né si incontrano preventivamente per decidere come proporre la loro musica. L'improvvisazione, unita ad una fiducia reciproca e ad un istinto che si matura dopo vent'anni di collaborazione, gioca un ruolo fondamentale e dal suono prodotto si nota tantissimo, soprattutto alla luce di come vengono modificati e stravolti i pezzi rispetto al disco.

Come mostrato nel loro ritorno dopo sei anni di assenza “Glass Bird Movement”, la loro vena creativa è tutt'altro che svanita e mostra quanto il loro stile sia di fondamentale importanza per la scena elettronica: un modo di fare musica davvero unico anche dal vivo. In una performance scarsamente generosa in termini di durata (intorno all'ora), tutte le qualità ampiamente mostrate in vent'anni di carriera vengono messe in pratica, frullando con tatto electro, Idm, ambient e indietronica. Li aspettiamo presto nel nuovo album definito "in lavorazione" in una recente intervista.

Nonostante l'entità ristretta di un evento riservato a pochi appassionati, è da ammirare l'organizzazione per aver attirato suoni di un certo tipo, fronteggiando colossi come il Robot Festival. Queste realtà meritano pubblicità ed incoraggiamenti.