17/09/2022

Arcade Fire

Mediolanum Forum, Assago (Mi)


di Martina Vetrugno
Arcade Fire

Anche l’occhio vuole la sua parte. A volte uno sguardo vale più di mille parole. Occhio per occhio e il mondo diventa cieco. Quanti proverbi e modi di dire sono legati allo sguardo? Un’infinità. Ed è proprio un occhio a essere raffigurato sulla copertina di “WE”, ultima valida fatica degli Arcade Fire, che trae il suo titolo da un romanzo distopico di Evgenij Zamjatin, dove l’occhio rappresenta il controllo e l’invasività della tecnologia, oppure il gioco di sguardi simile a un labirinto di specchi descritto in “Age Of Anxiety I”, ed è in quest’ultima maniera che appare un loro concerto. Un paese dei balocchi luccicante, sfaccettato e intricato, non solo da ascoltare e ammirare, ma anche osservare con attenzione, alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno visto coinvolto Win Butler e scosso l’opinione pubblica e molti fan, che vi hanno letto una sorta di tradimento.

 

Apertura porte alle ore 19 significa molto tempo libero: come noto, la cantautrice canadese Leslie Feist ha rifiutato di aprire i live del gruppo a causa delle accuse di molestie rivolte a Win, e a una prima impressione pare esser stata sostituita da un pianoforte con i tasti colorati che suona da solo la “Rhapsody In Blue” di George Gershwin. Avrebbe potuto trattarsi di un’idea sobria e simbolica, ma (sfortunatamente) gli Arcade Fire non si sono limitati a questo. Su un piccolo palco situato al centro del parterre a un tratto inizia un dj set, tenuto da un tizio non ben identificato in giacca e cravatta, che ballonzola tra un reggae sgangherato, urla animalesche, “Io mammeta e tu” di Renato Carosone a volumi insostenibili, seguiti dalla celebre canzoncina fischiettata di Robin Hood, remixata, e compagnia briscola, da sordità e mal di testa istantanei, con boomer in balera al seguito.
Dopo aver perso l'udito dall'orecchio sinistro prima ancora dell'arrivo del gruppo, debolmente lenito dal piano fantasma di nuovo all'opera, è questione di pochi minuti per vedere un cielo stellato aprirsi ad arco sopra al palco, e comparire gradualmente l’iride disegnata sulla cover del nuovo album, sulle note di piano della splendida “Age Of Anxiety I”. Il parterre non è gremito al massimo come da attese, ma le tribune sono tutte occupate e il pubblico si scalda fin da subito con i primi cori e l’energia sprigionata da “Neighborhood #1 (Tunnels)”, durante la quale Win si infortuna saltando vicino ai monitor. Il live è una festa non solo per le orecchie, a volte leggermente disturbata da interferenze e acustica imperfetta e fin troppo rumorosa su alcuni pezzi (non una novità, quando si tratta di location italiane), ma anche un grande spettacolo di luci, effetti e ombre.

Non sfugge ai più attenti come il volto dello stesso Win sia molto cupo e provato, lo sguardo spento e a volte quasi vuoto, come se il pensiero fosse rivolto chissà dove, e che tra le righe di quel “we are all made of flesh and blood”, riferito al piccolo incidente avvenuto poco prima, in realtà lasci intendere molto di più. Ma nonostante tutto questo, lo spettacolo deve continuare. Le attenzioni sono tutte per Régine Chassagne, polistrumentista virtuosa e voce incredibile, compagna di vita di Win, che si rivela la vera figura centrale dopo l’uscita di scena di Will Butler: anche sul suo viso è possibile scorgere qualche ombra, nascosta efficacemente dalla sua dinamicità sulla scena. Un’ulteriore menzione d’onore va alla (come sempre) magistrale Sarah Neufeld al violino, insieme alla new entry Paul Beaubrun, polistrumentista che ha preso il posto di Will.

 

Il gruppo riesce a stupire continuamente gli spettatori brano dopo brano e a caricarli a pallettoni, calando la carta della sfera stroboscopica su “Afterlife” e “Reflektor”, nella quale i nostri omaggiano il Duca Bianco con uno stralcio della sua “Fame”, e cambiano letteralmente volto al Mediolanum Forum, trasformandolo nello Studio 54 di New York.
Dopo i botta e risposta tra frontman e pubblico su “Age Of Anxiety II (Rabbit Hole)”, e il crescendo glorioso e le saette di “The Lightning I” e “The Lightning II”, ci riservano la prima volta in assoluto dal vivo di “Generation A”, evidente strizzatina d’occhio all’attuale e burrascosa campagna elettorale nella quale ci troviamo invischiati, a cui seguono una altrettanto tattica “Rebellion (Lies)”, da noi conosciuta anche per essere la sigla adottata da “Otto e mezzo” su La7, e la trascinante “Ready to Start”.

 

Durante “Unconditional I (Lookout Kid)” dei buffi air dancer colorati fanno la loro comparsa sulla scena, ma a mandare il pubblico in completo visibilio è “Sprawl II (Mountains Beyond Mountains)”, eseguita da Régine sul palco in mezzo al parterre, sotto l’enorme sfera stroboscopica in funzione, al cui termine Paul mostra orgogliosamente la bandiera di Haiti, sua terra d’origine, oltre che della stessa Chassagne, concludendo egregiamente la scaletta canonica in un trionfo di battimani e cori con il mega-anthem “Everything Now”, ben più efficace dal vivo che su disco.
L’encore vede la band al completo spostarsi sul secondo mini-palco in un'atmosfera suggestiva creata ad hoc da “End Of The Empire I-III”, “End Of The Empire IV (Sagittarius A*)” e “Neon Bible”, in una graduale escalation fino a “Wake Up”, quest’ultima culminata in una lunga scia di cori che ci accompagnano fino all’uscita dal Forum di Assago.

 

Il ritorno in pompa magna del gruppo di Montréal, sebbene offuscato dalle nubi plumbee della tempesta che ha investito Win, ha mostrato una formazione solida e unita e sembra aver sortito l’effetto sperato sul pubblico, dinanzi al quale si è sempre dimostrato incredibilmente disponibile: lo stesso vocalist ha intrattenuto ai cancelli con una chitarra acustica alcuni spettatori che attendevano di entrare.
Lo show doveva andare avanti, ed è proprio a fronte di questo tripudio per gli occhi che ci chiediamo se sarà l’ultimo a cui assisteremo per molto tempo, a tour concluso.

Setlist

Age Of Anxiety I
Neighborhood #1 (Tunnels)
Half Light I
Put Your Money On Me
Afterlife
Reflektor (with David Bowie's ''Fame'' snippet)
Age Of Anxiety II (Rabbit Hole)
The Lightning I
The Lightning II
Generation A (Tour debut)
Rebellion (Lies)
Ready To Start
The Suburbs
The Suburbs (Continued)
Unconditional I (Lookout Kid)
Sprawl II (Mountains Beyond Mountains)
Everything Now

 

Encore: (on B stage)

 

End Of The Empire I-III
End Of The Empire IV (Sagittarius A*)
Neon Bible
Wake Up

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