08/07/2022

Chemical Brothers

Rock In Roma, Ippodromo delle Capannelle, Roma


Ho provato per tutta la durata del concerto a scattare delle fotografie, per poter meglio trattenere il ricordo di certi momenti, ma è impossibile rendere uno show dei Chemical Brothers attraverso dei banali scatti. Vuoi perché i visual più entusiasmanti annientano la fotocamera di un semplice smartphone, vuoi perché viene inesorabilmente tagliata fuori la trascinante potenza dell’impianto di amplificazione. Visual e amplificazione: i due motivi che rendono davvero unica l’esperienza di assistere a un set di due professionisti, Ed Simons e Tom Rowlands, che si posizionano dietro una barriera di macchine infernali per sparare sul pubblico un pezzo di storia musicale del nostro tempo.

 

Il tanto (ingiustamente) criticato Rock In Roma riporta nella Capitale il duo che negli anni Novanta ha contribuito in maniera determinante a fissare le coordinate del big beat, divenendone col tempo il progetto più acclamato e autorevole. Rock In Roma non tradisce il proprio nome, semmai cerca di rompere gli steccati, in un momento nel quale la trasversalità dovrebbe rappresentare la vera ricchezza, il vero valore aggiunto. Respirare a pieni polmoni il sound dei Chemical Brothers ha un effetto rigenerativo, abbandonarsi al ballo assieme a diverse migliaia di persone, ricostruendo idealmente un gigantesco rave all’aperto è oggi un atto dall’altissimo contenuto liberatorio. E’ la terza volta nel giro di sette anni che i fratelli chimici fanno esplodere l’arena principale dell’Ippodromo delle Capannelle, ma il pubblico non accenna a diminuire, anzi, dimostra in maniera sempre più forte il proprio incondizionato affetto nei confronti del progetto inglese.

Alle 22,10 in punto parte l'evergreen “Block Rockin’ Beats” e due anni e mezzo di pandemia vengono spazzati via in un colpo solo, come se i dancefloor di tutto il mondo non fossero mai stati svuotati per colpa del virus, come se il comparto musicale e tutto l’indotto non fossero stati messi in ginocchio in questi mesi dal Covid-19 e da quei ristori governativi mai arrivati in maniera necessaria e sufficiente. La potenza della musica, che allevia le cicatrici lasciate dalla realtà quotidiana. “Hey Boy Hey Girl” e “Galvanize” sono divenuti inni di almeno due generazioni, ma è l’intera discografia dei Chemical Brothers a risplendere di luce propria, un grande unicum che sarà ricordato nei decenni a venire come luminoso esempio di musica elettronica ideata a cavallo fra il Novecento e il nuovo millennio. E nella trasposizione live questa sensazione non può che risultare ulteriormente amplificata.

Puoi scegliere se ammirare il set da lontano, apprezzando gli aspetti più squisitamente ritmici, oppure se immergerti nelle prime file per lasciarti inondare dai visual iper-psichedelici, che ti si slanciano addosso come in un film in 3D, fra figure in movimento, robot giganti e giochi laser che ricostruiscono alla perfezione l’ambiente di un club.
Si chiude con un bis inaspettato, “The Private Psychedelic Reel”, che con la proiezione di immagini incentrate su rosoni e vetrate di chiese, ha tutta l’aria di voler rappresentare un omaggio alla culla della cristianità. Per una sera nostalgici della rave culture e giovani appassionati di suoni elettronici si sono ritrovati a ballare assieme sotto il cielo stellato. Ancora una volta grande spettacolo e coinvolgenti vibrazioni.