18/07/2022

Litfiba

Rock In Roma, Ippodromo delle Capannelle, Roma


E’ un reunion tour, ma incarna anche le celebrazioni per il quarantennale del gruppo, e al tempo stesso rappresenta il passo d’addio per una delle formazioni più importanti di sempre del rock cantato in italiano. Tre validi motivi per non perdere il così detto “Ultimo Girone” dei Litfiba, il quale approda nella capitale in una torrida serata romana, una di quelle nelle quali l’afa fa sudare persino restando immobili; nel tardo pomeriggio il cielo sembrava minacciare un improvviso temporale, che non si è verificato. La premiata ditta Pelù & Renzulli fa esplodere l’Ippodromo delle Capannelle con due ore di rock viscerale, un revival che non vuol però lasciare troppo spazio alla malinconia, bensì puntare tutto su energia ed elettricità, grazie a una selezione di canzoni in grado di riassumere con maestria e furbizia i quattro trionfali decenni di carriera della formazione di via de’ Bardi.

 

Tanti i brani ripescati dai primissimi lavori, quelli appartenenti alla mitica trilogia iniziale, già omaggiata qualche anno fa in un giro di concerti dedicato. Ma i Litfiba lasciano spazio anche a qualche concessione più commerciale, di quelle che decretarono il successo su larga scala. Fra i due estremi alcune fra le loro composizioni più amate, “Woda Woda”, “Fata Morgana”, “El Diablo”, fino alla conclusiva “Cangaceiro”, cantata da tutto il pubblico, che in questi versi riconosce il vero inno della band fiorentina.
Accanto a Piero e Ghigo, ci sono Dado Neri al basso, Fabrizio Simoncioni ai synth e Luca Martelli alla batteria. Sarà davvero un addio? Visto il calore mostrato dal pubblico, e la discreta forma sfoggiata dalla band, si stenta a crederci. L’atmosfera generale assume più i contorni di un arrivederci: plausibile che fra qualche anno ci si possa ritrovare di nuovo sotto un palco ad applaudirli.

Ma quello di questa sera è stato un doppio show: ad aprire lo spettacolo dei Litfiba, sono stati chiamati i Ministri, che salgono sul palco al tramonto per accompagnare il pubblico verso il cerimoniale più atteso. I Ministri appaiono emozionati davanti a un pubblico tanto numeroso, ma hanno ormai acquisito esperienza da vendere in anni di fragorose e convincenti esibizioni live, calcando i palchi più importanti della penisola, e non hanno certo problemi a reggere il confronto, da performer navigati. Si crea così un ideale ponte fra il nuovo (alt)-rock italiano e quello storico, inossidabile, di Pelù e compagni. Un passaggio del testimone che i Ministri raccolgono senza tentennamenti, e senza avere più nulla da dimostrare per poter ambire a traguardi molto ambiziosi.