Una certa elettricità si respira palpabile, è nell’aria. Riccardo Tesio, da sempre chitarrista dei Marlene Kuntz, passata la mezzanotte, e asciugato il sudore, ci confessa: “Soltanto a fine concerto ci siamo guardati in faccia e ci siamo resi conto che erano tre anni che non suonavamo in un club”. In effetti, l’ultima volta li avevamo visti poco più di un anno fa, ma in uno spazio aperto, quello della Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, in un set necessariamente “tutti seduti”, per fronteggiare l’emergenza sanitaria, dove sia il pubblico che la band apparvero come “bloccati”. Stasera è tutta un’altra musica e notevole è stata l’energia sprigionata, grazie a una formazione in gran forma e a un set ben calibrato fra brani nuovi e storici, fra morbidezze e assalti feroci. Passano gli anni ma i Marlene Kuntz restano una band da live club: in tre decenni di carriera hanno sperimentato le soluzioni più disparate (giusto una settimana fa sono stati i primi al mondo a suonare all’interno della Domus Aurea, proprio qui a Roma), ma il massimo della resa avviene quando c’è il contatto fisico con il pubblico, quando le distanze si azzerano e la potenza degli amplificatori arriva dritta in faccia.
C’è un disco nuovo di zecca da presentare, “Karma Clima”, un lavoro che contiene messaggi importanti, e che sarà ricordato nel tempo come il loro concept, incentrato sui temi del cambiamento climatico e della sostenibilità ambientale nel nostro pianeta. Ma le prime canzoni in scaletta sono due classici amatissimi, “Come stavamo ieri” e “Ineluttabile”, tanto per lanciare subito un abbraccio caloroso ai fan, soprattutto quelli di vecchia data, quelli che sono sotto quel palco da una vita. Una scaletta che racchiude tutte le sfaccettature del prisma “Marlene Kuntz”: dal funky ballabile di “A fior di pelle” alle esaltanti digressioni noise di “Io e me”, dai momenti intimistici, con Cristiano Godano che imbraccia l’acustica (“Schiele, lei, me”) agli omaggi riservati ad altri artisti (la storica “Impressioni di settembre”, ripescata dal repertorio della Pfm), dalle grandi hit (“La canzone che scrivo per te”) ai brani che qualsiasi fan vorrebbe sempre ascoltare (“Nuotando nell’aria”), da certi ripescaggi meno telefonati (questa volta tocca a “Uno”) ai concentrati di rabbia sparati in pasto alla transenna (“Il genio”, che chiude la prima parte dello show).
Il saliscendi dinamico ed emozionale prosegue anche nei bis, dove alla dolcissima “Bellezza” fanno seguito due momenti topici di “Catartica”, “Lieve” e “Sonica”, in una esecuzione che termina con i musicisti piegati sui rispettivi strumenti a generare rumore bianco, prolungando idealmente il brano fino all’infinito.
Accanto a Godano e Tesio ci sono le ormai consolidate presenze di Luca “Lagash” Saporiti al basso e del polistrumentista Davide Arneodo, colui che fra synth e violino ha portato in dotazione tanti nuovi colori per la tavolozza sonora dei Marlene Kuntz, molte idee sugli arrangiamenti elettronici e orchestrali che in “Karma Clima” si sono rivelati centrali e determinanti. Menzione speciale per il batterista Sergio Carnevale, un passato importante con i Bluvertigo: basta guardarlo in volto durante lo spettacolo per comprendere quanto sia dentro il mood di queste canzoni; uno di quelli che sembrano nati per suonare con i Marlene Kuntz.
Le nuove canzoni sono inserite in maniera chirurgica all’interno del set, opzionandone quattro sulle nove complessive di "Karma Clima", senza forzare troppo la mano sugli aspetti electro, molto più evidenti nelle versioni registrate in studio.
A fine concerto la band appare visibilmente rilassata, in pochi minuti tutti e cinque sono già nel giardino del Monk (dove stasera ha suonato per la prima volta in carriera, all’interno della rassegna MArteLive) per incontrare i tanti fan intervenuti, una rappresentanza decisamente trasversale dal punto di vista anagrafico, che racchiude almeno due generazioni di estimatori. Cristiano Godano è molto soddisfatto per l'ottima riuscita di questa prima data indoor del tour che proseguirà nelle prossime settimane con le tappe di Trezzo (Milano), Pordenone, Torino, Bologna e Verona. Le premesse sono esaltanti, e non poteva essere altrimenti per un gruppo che ha reso il palco non soltanto una necessità artistica, ma finanche la propria irrinunciabile ragione di vita.