Some say Viagra Boys is something akin to a looking glass pointed at the absurdum of existence and misconceptions of modern society - a depraved and ferociously bass-driven judgement on western civilization, a distorted 24/7 party on the acid highway whilst the world slowly rots away
Si fa prima a dire quello che non succede, rispetto a quello che succede, a un concerto dei Viagra Boys. È un piovoso giovedì di dicembre e fuori dal Fabrique, a pochi minuti dall’apertura porte, i fan più coriacei in attesa dell’evento si contano sulle dita di due mani. In un impeto di gioia alla vista della band, sgusciata via verso il bar nel complesso antistante al locale, quattro di loro (inclusa chi scrive) compiono un tentativo di avvicinamento, rivelatosi fallimentare data la volontà del sestetto di rimanere per i fatti propri prima dello show. Col senno di poi, trattandosi dell’ultima data del tour europeo a sostegno di “Cave World” prima della pausa natalizia, e visto il tenore della robusta performance che i Nostri si sarebbero apprestati a fare qualche ora dopo, è stata una scelta comprensibile. Gelida come un bagno nel Mar Baltico in gennaio, ma comunque comprensibile.
Le coloratissime Vulkano, una variante post-punk-pop svedese delle Wet Leg uscita direttamente dall'universo di Pippi Calzelunghe, si presentano sul palco con un ritardo di quasi tre quarti d'ora rispetto agli orari annunciati in precedenza, nell’attesa che la gente arrivasse e prendesse posto in sala. A saltare all'occhio subito è senz'altro la bassista Charly Paulin, con una minigonna assemblata con cartoni di cereali Kellogg's e tenuta insieme con lo scotch, seguita da Lisa Pyk-Wirström alle tastiere, che sfoggia una sorta di abito composto da una serie di sottovesti sovrapposte. La più sobria, se così si può dire, è Cissi Efraimsson, vocalist e batterista dalla voce dolcissima.
Non si tratta certamente della band del secolo, ma risulta divertente e curiosa da vedere, specie nei pezzi dove Cissi pesta duro alla batteria, come nella frenetica “Too Young To Die” o in “Jungle”, nella quale risaltano le sferzate di basso. Buffe e piacevoli con i coretti di “Choir Of Wolves” e “Don’t Disturb Me When I’m Chillin”, le tre musiciste stancano un po’ quando la tirano eccessivamente per le lunghe con le melodie dilatate e dreamy di “Candy Woman”.
Tra i momenti clou si conta anche l’entrata in scena di Tor Sjödén, batterista dei Viagra Boys, che accompagna il trio con le maracas durante l’allegra e danzereccia “Drunk About It”.
Al termine dell’esibizione del gruppo spalla finalmente il locale è pieno a dovere, e la gente accalcata in attesa dello scalmanato sestetto. Accolti con un’ovazione, Sebastian Murphy e compagni attaccano subito con la geniale “Ain't No Thief”, brano cardine dell’ultima fatica della band, segnata maggiormente da influenze new rave e dance-punk, inaugurando i primi poghi e balli sfrenati, proseguiti sulla bassline e gli zampilli di birra di “Ain't Nice”, tratta dal sophomore “Welfare Jazz”.
Panza da birra tatuata mostrata con orgoglio, e tipe al seguito in transenna che se lo mangiano con gli occhi neanche avessero visto Brad Pitt in persona, Murphy fa un calorosissimo saluto a Milano seguito da un solare "vaffanculo" in perfetto italiano, per poi ricominciare con i guitar riff e le nuvole sintetiche di “Punk Rock Loser”, dove oltre ai poghi deliranti fanno la loro comparsa i crowd surfing selvaggi, volando sui ritmi di “Baby Criminal”, nella quale a essere in primo piano sono tastiere, sax e gli immancabili balletti divertenti del carismatico frontman.
Tra una canzone e l’altra, un colpo di tosse da fumatore con scatarrata on stage (e il Covid muto), e l’indossare a più riprese dei potenti occhiali da vista senza i quali non vedrebbe niente, coprendoli con quelli da sole, Murphy interagisce moltissimo con la platea, introducendo anche l’infuocatissima “Slow Learner”. Ad essa seguono le arie dirty bluesy dell’ottima “Big Boy”, corredata da una lunga coda strumentale imponente e svarioni finali del solo di sax di Oskar Carls su “Cold Play”, secondo grande protagonista della serata.
Others claim they’re more like a gross joke on masculinity, gleefully serving up escapist narratives lacking any form of self-preservation; like an obfuscated back alley door into the backwaters of the human psyche
Si susseguono lo spoken word sul crescendo incontrollato e reboante di deriva garage dei giri di batteria ipnotici di “Creepy Crawlers”, le linee di basso del sempre magistrale e sobrio Henrik Höckert nella più scura e alienante “The Cognitive Trade - Off Hypothesis”, che presenta influenze new wave, fino ad arrivare alla satirica e trascinante “Troglodyte”, altro perno di “Cave World”, nonché tripudio synth/dance-punk e sfarfallii industrial.
La fine del set principale pesca a piene mani da “Street Worms” (2018) con “Sports” e una collezione pressoché infinita di momenti memorabili sulle note dell’osannata “Shrimp Shack”, allungata a dismisura con una jam strumentale.
Nel corso di questo trip incredibile succede di tutto, da Sebastian che si fuma beato una sigaretta e gira con una birra in mano, mostra volutamente una fettina di culo e successivamente imbraccia una chitarra elettrica, seguito da Oskar, che per non farsi mancar nulla fa fumare un po’ anche il sax, per poi arrampicarsi sulle casse, dominando la scena dall’alto con le sue braghette da ginnastica inguinali, e il tastierista Elias Junqvist che rimane in cappello da cowboy e short di jeans (con tanto di mezza palla in svista quando si china), e si potrebbe continuare ancora.
Il trittico previsto in encore parte alla carica con una potenziata e vorticosa “Return To Monke”, cantata per buona parte insieme al pubblico, a cui fa seguito la dondolante “Worms”. L'attesissima “Research Chemicals”, appartenente al primissimo Ep di debutto “Consistency Of Energy” (2016), vede un crossover tra Vulkano e Viagra Boys, formula che suona molto come “Pippi Calzelunghe + Breaking Bad + Village People = Avengers”, tutti schierati sul palco per regalarci qualche siparietto divertente e concludere insieme il più epico dei party per (dance-)punk rock loser.
Anche con la pioggia torrenziale vale la pena superare la pigrizia e buttarsi nel traffico cittadino per andare a vedere un concerto elettrizzante come quello dei Viagra Boys, e arrivati a questo punto non c'è più bisogno che vi spieghi il perché.
Ain't No Thief
Ain't Nice
Punk Rock Loser
Baby Criminal
Slow Learner
Big Boy
Cold Play
Creepy Crawlers
The Cognitive Trade - Off Hypothesis
Troglodyte
Sports
Shrimp Shack
Encore
Return To Monke
Worms
Research Chemicals