Mi è mancato tanto il palco... per me è il mio ambiente naturale, molto più dello studio!
Così ci confessa entusiasta Daniela Pes, incontrata per due chiacchiere dietro le quinte. Visibilmente stanca (del resto solo 24 ore prima si trovava a suonare a Carloforte, nella sua Sardegna) ma ritemprata da un ulteriore successo dal vivo.
Sono passati pochi istanti dalla sua uscita dal palco tra gli applausi entusiasti del pubblico di Borgofuturo, progetto visionario fatto di sviluppo sostenibile e socialità del piccolo centro di Ripe San Ginesio, immerso tra le colline dell'entroterra maceratese.
Con l'espressione in volto di chi è stato investito da un treno non possiamo non tentare di avallare il concetto: "Si è notato... e non poco!". Del resto, qualcuno di noi aveva probabilmente quel piccolo tarlo in testa, quella sottile paura che si ha sempre quando si rimane folgorati da un esordio sbalorditivo come quello di "Spira", uscito pochi mesi fa: avrebbe saputo proprio quel palco rendere giustiza a un lavoro tanto complesso, maniacale, plasmato dopo anni di lavorazioni certosine, dubbi, ripensamenti e rifacimenti come ci confidò nella lunga e appassionante intervista concessaci poco tempo fa?
Avremmo dovuto realizzare prima che nonostante il suo disco fosse un esordio non eravamo di fronte a un'artista alle prime armi. Già cinque anni fa ottenne un successo significativo proprio a Musicultura, il festival di nuove promesse che si svolge allo Sferisterio di Macerata. Infatti, pochi istanti dopo l'ingresso sul palco della sua compagna di tour Maria “Maru” Barucco, accompagnata da un'introduzione registrata tratta da "Ora", i dubbi svaniscono al rivelarsi sotto le luci del palco dell'espressione severa e concentrata della cantautrice sarda che non avrà il minimo cedimento per tutta l'esecuzione. Daniela Pes ci disse di non amare molto la definizione di “cantante”, eppure tra molti dei presenti - attraversati, avvolti dalle scenografie sintetiche che si ergono dai suoi brani, storditi dai mantra ossessivi che le popolano e dal senso di sospensione fra le dicotomie spericolate della sua musica (tradizione/modernità, appartenenza/fuga dalla realtà) - ci rendiamo conto proprio di una delle tante cose che la gallurese sta sicuramente dimostrando di essere stasera: una grande cantante. Diciamo una grande strumentista della voce, se preferiamo, perché il controllo della stessa è pazzesco e invidiabile. Pensavamo davvero di averne compreso in pieno le capacità già solo ascoltando la sua opera prodotta da Iosonouncane. Tuttavia, sul palco quel timbro graffiante esce se possibile ancor più potente e dirompente, facendo letteralmente decollare, non a caso, quegli episodi dalla vocalità più prorompente come "Carme", per non parlare di “Illa sera”, un brano che in tutta onestà chi scrive tendeva a sottovalutare rispetto al resto e si rivelerà invece l'indiscutibile zenit della serata.Qualcuno mormorava nel pomeriggio che avremmo potuto assistere a una chiusura del programma di Borgofuturo più riflessiva e meno "festaiola" rispetto al resto; ipotesi comprensibile considerando il funk poliziesco dei Calibro 35 previsto in apertura (confermatisi la solita macchina da live oliata come una 44 Magnum, dal risultato così garantito da poter ipoteticamente vivere senza problemi al di fuori della propria produzione da disco) o ripensando all’headline del travolgente world jazz della Rhabdomantic Orchestra della sera prima.
Non sarà un party, quello a cui stiamo assistendo, ma la platea sembra non proprio in vena di rilassarsi, con i molti spettatori accorsi che accennano balli improvvisati, contagiati dal dimenarsi sul palco della performer sarda, che avanza a testa bassa, treccia dimenata al vento senza sosta, totalmente assorbita dal turbine elettronico irradiato dalla sua console, sbattendoci in faccia tutto "Spira" nella sua interezza.
Zero soste. Zero battutine sagaci. Zero uscite da cabaret, come alcuni amano fare. Daniela non ci "degna" neanche di uno sguardo, è lì davanti a noi ma è anche altrove, ancorata sul palco solo dai beat prodotti da Maru.
![]() |
![]() |
L'incanto è finito, notiamo un sorriso grato alla folla e un abbraccio alla fida collega di console, poi la fuga nelle retrovie. Poteva stupirci con gli effetti speciali, abbiamo ricevuto molti fatti e pochissime chiacchiere. A noi piace decisamente così.
Foto © Federico Lanciotti e Andrea Salvucci