Tonight: Franz Ferdinand. È sempre un piacere sentire dal vivo la formazione scozzese capitanata dal carismatico Alex Kapranos: la tappa all’Arena della Regina di Cattolica segna la seconda metà del mini-tour italiano intrapreso dal gruppo di Glasgow, che si concluderà a Empoli in occasione del Beat Festival il giorno seguente, dopo la capatina al Color Fest di Maida a metà agosto e la data all’Arena Alpe Adria di Lignano Sabbiadoro. Quella del primo settembre si presenta come una giornata placida, dove la canicola estiva appare ormai stemperata da un venticello gradevole, segno del graduale tramonto della bella stagione, e l’attesa risulta molto tranquilla. Gli avventori si apprestano infatti a raggiungere (e gremire) la venue senza fretta, a parte pochi irriducibili che si aggirano nei dintorni della piazza che ospita il palco fin dall’ora di pranzo, nella speranza di strappare un saluto e qualche autografo alla band.
A scaldare l’atmosfera pre-show sono gli Omini, giovane trio torinese reduce dall’avventura di X Factor, che è riuscito ad aggiudicarsi l’apertura di un altro nome di punta dei primi anni Zero, dopo aver suonato agli I-Days nel giorno che ha visto protagonisti gli Arctic Monkeys. I tre rendono molto meglio e risultano convincenti in un contesto più piccolo e a un orario più “umano”, con diversi gradi in meno rispetto a quelli sopportati a metà luglio in quel di Milano, esordendo in maniera efficace con “No Sleep Till Brooklyn”, cover dell’esplosivo brano dei Beastie Boys. Si prosegue con una versione più incisiva rispetto a quella in studio di “Come un satellite”, una buona interpretazione di “Be My Television” dei Racoons, un’intro che rimanda vagamente a “1979” degli Smashing Pumpkins per “Sbaglio peggiore”, la veloce e ancora inedita “Go Catching” scritta insieme a Willie Peyote, l’orecchiabile “Matto” e la conclusione ceduta al trittico “Boys Don’t Cry” dei Cure, “My Generation” degli Who e “Tick Tick Boom” degli Hives.
I Franz Ferdinand fanno il loro ingresso in scena alle 21.30, apparendo immediatamente in gran in forma, con Kapranos mattatore assoluto come di consueto, pronto a scambi di battute con il pubblico, coinvolto e partecipe fin da subito in un tripudio di cori e battimani. La selezione in scaletta verte sui grandi classici inclusi nella raccolta “Hits To The Head”, con un focus sugli esordi visibile dal trittico in apertura, dove si susseguono una “The Dark Of The Matinée” tutta da cantare, la ballerina “No You Girls” e la pseudo-ballad velata di malinconia “Walk Away”.
A far decollare la festa sono la misteriosa e ancora inedita “Build It Up”, con il suo groove ruffiano e gli svolazzi di tastiera, e la più dinamica e attesa “Do You Want To”. La passione di Alex per il cibo e la cucina non è un segreto, così come quella di avventurarsi nelle città in cui si esibisce con il gruppo durante i tour, ed emerge quando, tra un brano e l’altro, il Nostro fa menzione di un gelato al pistacchio e cioccolato fondente mangiato a Cattolica, decidendo così di sfoggiare per l’occasione una giacca bicolore a mezze maniche che richiama i suoi gusti preferiti.
Trascurato eccessivamente il capitolo “Always Ascending”, dal quale vengono pescate le vibes tra new wave e disco della sola e trascinante “Glimpse Of Love”, si ritaglia maggior spazio “Right Thoughts, Right Words, Right Action” con i synth impazziti della spassosa “Evil Eye” e l’irresistibile intreccio tra basso e chitarra sui giri dance-punk di “Right Action” e della scanzonata “Love Illumination”, tra le quali si insinuano e svettano i guitar riff serrati della più classica “Michael”.
I salti sull’energica “Lucid Dreams”, proposta nella versione abbreviata inclusa nel greatest hits, anziché in quella sperimentale originale contenuta in “Tonight: Franz Ferdinand”, preparano il terreno all’iconica “Take Me Out”, a cui fanno seguito, senza mollare minimamente il colpo, “The Fallen” e il viaggio travagliato sulle note dell’ottima “Ulysses”.
Alex accenna “Bella Ciao” alla chitarra durante l’introduzione di “Outsiders”, vortice dal sapore talkingheadsiano che vede in primo piano la bassline di Bob Hardy, e lascia spazio a una jam finale che cede il ruolo di protagonista alla batterista Audrey Tait, a cui si accoda il resto della band alle percussioni.
Dopo una breve pausa, il gruppo torna sul palco per regalare una conclusione in crescendo con l’elettrizzante “Jacqueline”, la nuova “Knock Knock”, traccia in equilibrio tra chitarra e sintetizzatori, comparsa in scaletta a inizio giugno e non ancora inclusa in alcuna pubblicazione, che sembra lasciar presagire l’arrivo di nuovo materiale; l’incedere di batteria travolgente di “Darts Of Pleasure” e l’immancabile ultima battuta riservata a una velocizzata “This Fire”.
Non abbiamo ancora indizi certi su quando i Franz Ferdinand sforneranno un nuovo album, ma quel che è certo è che vale sempre la pena assistere a un live del quintetto di Glasgow. “Can you feel the noise? Can you feel it? Can you feel it in your heart?”, ha incalzato a più riprese Alex nel corso dell’esibizione, e la risposta è assolutamente sì: un concerto da ballare, da vivere, in grado di sprigionare un’energia che arriva dritta al cuore e lascia addosso una bellissima sensazione. Il miglior modo per salutare l’estate.