Dal grunge alla notte di San Lorenzo
Umidità e nuvole basse in una sonnolenta serata di fine novembre a Roma. Nato quartiere operaio, San Lorenzo vive la sua ennesima reincarnazione, nuova geografia urbana a caccia di un’identità diversa tra investimenti immobiliari e rinascimento culturale. Al 126/B di Via dei Volsci si aprono le porte di uno dei live club ormai storici nella vasta area tra il trendy Pigneto e La Sapienza, quel Wishlist che nella prossima primavera soffierà forte su dieci candeline. Nel 1994, Stati Uniti e Russia firmano gli accordi del Cremlino per fermare una nuova escalation nucleare, smaltendo l’arsenale in Ucraina. A gennaio, un potenzialmente devastante attentato allo Stadio Olimpico viene fermato solo casualmente da un telecomando difettoso, mentre un imprenditore di nome Silvio Berlusconi annuncia la sua discesa in campo facendo calare definitivamente il sipario sulla Prima Repubblica. Perché inserire fatti storici in un live report? Il 1994 è l’anno in cui i Circle of Karma – poi semplicemente Karma – pubblicano su etichetta Ritmi Urbani il loro omonimo disco di debutto. Quando viene trovato morto a Seattle Kurt Cobain; mentre escono “Vitalogy” e il seminale “Jar Of Flies”, scritto in “una settimana di alcol e solitudine”. Quindi state (forse) leggendo il live report di una nostalgica band devota al grunge, arrivata al suo 23° disco in studio con quell’alone ingombrante e sempre un po’ fastidioso: gli Alice in Chains italiani. E se vi dicessi che questo tour di “K3” è per far deflagrare un nuovo muro del suono, portando al pubblico capitolino il terzo disco, su etichetta Vrec?
Mentre sale dal palco l’oscura poliritmia tribale della nuova title track, non sembra ancora possibile che la band meneghina sia risorta artisticamente a quasi trent’anni dall’ultimo disco, quell’“Astronotus” che ha ampliato gli orizzonti sonici del grunge per indossare abiti più psichedelici con tessiture e orpelli orientali. I pensieri scendono e salgono sulle onde più dure che travolgono con l’ancestrale ipnosi heavy-raga “Jaisalmer”, ma questa è la serata che celebra il ritorno a nuove riflessioni sul percorso dei Karma. “Neri relitti” è sospesa in apnea, i ricordi tornano nello spirito delle radici nineties, ma la modernizzazione del suono sull’intensa interpretazione del frontman David Moretti apre a una melodia tetra e lucente allo stesso tempo. Il cesello della band dà vita a un wall of sound di ricercata potenza, come a formare un monolite spuntato fuori dopo tre decadi di silenzio, con l’oscura sezione ritmica nella gemma “Abbandonati a me”, nei territori di fuoco dei Tool.
“Pacho” Rossi alle pelli, Andrea Viti al basso. Il cuore pulsante dei Karma detta i battiti dell’epica “Atlante”, con la voce che si libera alta a dipingere un rapporto mai semplice, quello tra genitori e figli, come in uno degli episodi migliori nella discografia degli A Perfect Circle. Giusto per accontentare ancora una volta gli amanti dei parallelismi tra le band.
La serata entra nel vivo, il pubblico si scalda e la birra scorre. Questa è la festa del ritorno, è lecito aspettarsi i brani più recenti che hanno infiammato la critica e gli addetti ai lavori. “Poetici, evocativi, profondi, in un muro di suono...un capolavoro di album”, scrive riverdog115 in un commento al video su YouTube di “Luce esatta”, che rallenta gli iniziali ritmi furenti per ipnotizzare i presenti in un’atmosfera rarefatta come nei migliori momenti del post-rock. Il recupero di sonorità tra grunge e metal nell’antica “Cosa resta” è uno dei pochi momenti amarcord del set, prima di lanciarsi nella suite “Goliath”, che parte minimalista su tappeti elettronici e si sviluppa sul riff di granito che ricorda il freddo nordico dei Meshuggah. E questo, sì, è un nuovo maledetto parallelismo. Vietato stare fermi sulla furia urlata di “Terzo Millennio”, mentre la nuova “Ophelia” si sviluppa come una cosmogonia all’interno di una stanza romana. Con l’introduzione dell’ottimo Ralph Salati (Destrage) alla chitarra, l’impianto sonoro evita l’effetto barocco, restando su ritmi asciutti e potentissimi, mai in contrapposizione con la voce melodica ed emozionante di Moretti.
È ancora il riff a guidare “Il monte analogo”, breve intermezzo prima di uno dei momenti più alti del concerto al Wishlist Club. Si rimane in silenzio sull’intro di “Eterna”, inizialmente ballata sul tema dell’amore che cova come lava all’interno di un vulcano in progressiva eruzione. Come la storia stessa della band, che ha accumulato anni di silenzio prima di far esplodere riff pachidermici.
Saluti di rito, si esce e si rientra sul palco dopo pochi minuti. Inutile far aspettare un pubblico che a una rapida occhiata sembra effettivamente uscito vivo dagli anni 90. Il rock d’acciaio in “Corda di parole” apre al recupero di una fotografia del passato, quella “Terra” che trasuda camicie di flanella e converse consumate sulle strade a stelle e strisce. A pensare al numero di band che i Karma potrebbero omaggiare in una cover, stupirebbe l’inserimento dei Massive Attack con “Teardrop”, mentre downtempo e trip-hop si adattano per una notte alla perfetta verve tra batteria, basso e chitarre. Scritta da Elizabeth Fraser dopo aver ricevuto la notizia della morte di Jeff Buckley, “Teardrop” è una lacrima d’amore che dunque rientra perfettamente nell’estetica karmica. “Non possiamo finire questa serata senza cantare insieme”, è la chiamata all’azione di Moretti per l’ultimo brano. Il riff imperituro di “Il cielo” squarcia la sala, mentre gli spettatori più anziani gradiscono tenendo il tempo con la testa. Gli Alice in Chains italiani. Ma no, fanculo i parallelismi, semplicemente i Karma. (Mauro Vecchio)
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Moretti & C. infiammano una fredda serata bolognese
Non abbiamo nulla da dimostrare, vogliamo solo suonare dal vivo ciò che abbiamo da proporre oggiCosì affermerà a fine serata un affabile David Moretti, visibilmente soddisfatto alla vista del pubblico entusiasta di questa fredda serata bolognese. In effetti, dopo 27 anni di assenza qualcuno poteva aspettarsi una sorta di amarcord, del resto la band milanese aveva pur lasciato una traccia non trascurabile sulla musica italiana prima di sparire dalle scene. Stasera invece i Karma hanno confermato quello stesso senso di urgenza artistica che avevamo notato nel riuscitissimo “K3”, da poco reso pubblico e schiaffatoci stasera in faccia in tutta la sua granitica solidità.