Davvero riuscito il casting degli artisti che si sono esibiti nell’arco di tre serate nell’ambito della rassegna LineUp!, sezione del Roma Europa festival dedicata alle nuove avanguardie musicali italiane.
La prima cantante a calcare il palco del Teatro 2 del Mattatoio di Testaccio è stata La Niña con il suo originale urban-elettro-pop. Chiaramente ha dato molto spazio ai brani del suo ultimo lavoro “Vanitas” ma non sono mancati alcuni omaggi alla tradizione napoletana (“Era de Maggio” e una versione rivisitata di “Maruzzella”).
L’avvio è arrembante con i pezzi più “aggressivi” come “Vipera” e “FCCV” e quelli che più hanno impressionato nella versione in studio (“Harakiri” e “Blu”).
In “Blu”, canzone scritta per esorcizzare il dolore della perdita di una persona cara, si commuove e interrompe per un attimo lo spettacolo. Il pubblico partecipa con molto trasporto e non le fa mancare mai il suo sostegno; del resto, l’istrionica artista mostra un’ottima presenza scenica ed è molto brava a stabilire una connessione reale con i partecipanti. Nel corso dello spettacolo, si mescola volentieri fra la folla, cedendo il microfono o rivelando qualcosa di sé fra un brano e l’altro. Nella parte finale del concerto imbraccia la chitarra acustica e racconta alcuni aneddoti relativi ai suoi esordi partenopei e al significato di alcuni suoi brani più impegnati (“Fortuna”) per poi riproporre ancora una volta la sua hit “Vipera”.
La seconda serata è contrassegnata dalle esibizioni del cantante e modello italo-brasiliano Ethan e dai gioiellini prodotti da Iosonouncane, Vieri Cervelli Montel e Daniela Pes. Abbiamo seguito in particolare le esibizioni dei due artisti di casa Tanca Records. Il pubblico rimane in un sacrale silenzio per quasi tutta la durata dell’esibizione di Vieri Cervelli Montel. In un flusso continuo, accompagnato da un sassofono e da una batteria, il musicista fiorentino alterna i brani estratti dal suo primo lavoro con lunghe sessioni strumentali dalle quale irrompono lentamente le parole emotivamente cariche di dolore. Il volto del cantante si altera quando canta la commovente e suggestiva “Risveglio”, dedicata a suo padre. In poco meno di un’ora regala uno spettacolo di rara bellezza che lo proietta come uno degli artisti più interessanti della sua generazione.
A seguire si esibisce Daniela Pes, fresca vincitrice del premio Tenco per la migliore opera prima. Anche lei si focalizza totalmente sulla musica senza inseguire un dialogo con la platea. Ciononostante, le temperature, già abbastanza elevate all’interno della sala, salgono rapidamente grazie alla forza dirompente dei brani estratti dal fortunato esordio “Spira”. La cantante gallurese mostra eccellenti capacità vocali e riesce nel non facile compito di restituire anche dal vivo le suggestive atmosfere arcaiche e nello stesso tempo futuristiche dei suoi brani. La nenia fuori dal tempo di “Laira” confluisce nelle spire elettroniche dei synth; “Illa Sera” e “Carme” riescono con immediatezza a trascinarci in un’altra dimensione come solo i grandi brani riescono a fare. Ci si risveglia come da un sogno, al termine della lunghissima e suggestiva “A te sola”, posta in chiusura dell’album e della scaletta del concerto.
La serata conclusiva, invece, è di stampo decisamente più festaiolo. La mattatrice è senz’altro Whitemary che accoglie un pubblico numerosissimo pronto a dimenarsi al ritmo delle sue canzoni ultra-dance. Lei è molto coinvolgente e si divide fra i sintetizzatori e il palco ripetendo come un mantra i suoi testi instant pop. A precederla sul palco vi è il songwriting, ammantato di soul, di Marta Tenaglia. Così come La Niña, la cantante milanese decide di instaurare un dialogo costante con il pubblico, condividendo le storie dietro ai suoi brani. Regala anche qualche inedito e strappa più di un sorriso nei suoi racconti di vita meneghina.
La sensazione ricorrente che si avverte, anche ascoltando i cantautori più giovani (Miglio e Rares), è di trovarsi di fronte ad artisti che stanno cercando di farsi strada all’interno del panorama musicale italiano percorrendo una strada del tutto personale. Spesso si avvertono evidenti rimandi a idee già sviluppate da nomi ben più altisonanti, ma si tratta di omaggi più che di imitazioni. D’altronde l’innovazione passa anche dalla capacità di rielaborare in forma nuova stili e linguaggi differenti.