A long goodbye
With mixed emotions
Just fragments of
Another life…
Per molti l’omonimo debutto degli American Football rappresenta l’adolescenza: un album rimasto impresso indelebilmente nel cuore e nella mente di tanti, per alcuni talmente importante da scegliere di tatuare sulla propria pelle l’ormai leggendaria magione raffigurata in copertina e situata al 704 W. High Street di Urbana, Illinois; nonché un fulgido faro nei momenti più cupi. La pietra miliare per eccellenza della scena Midwestern emo festeggia venticinque anni, e quale regalo migliore avrebbe potuto concedere la band guidata da Mike Kinsella ai suoi fan, se non una serie di date in cui poterla sentire interamente dal vivo? Per la nutrita e solida fanbase italiana la sorpresa è stata addirittura doppia, poiché il tour europeo ha preso avvio proprio dall'Alcatraz di Milano, seconda data in assoluto nel nostro paese dall'inizio della carriera del gruppo (la prima visita risaliva al 2017).
Il compito di scaldare l’atmosfera è riservato agli Edless, quartetto milanese in attività dal 2013 e reduce dalla pubblicazione dell’esordio sulla lunga distanza “Editing A Dream” (2023). Rivelatasi una discreta sorpresa in fase live, la band esegue una manciata di canzoni che viaggiano sulle note dell’introspettivo immaginario anni Novanta tra shoegaze, dream-pop e post-punk, a cui si associa un (decisamente) riconoscibile piglio radioheadiano, riscontrabile in parte delle melodie e anche nel cantato del frontman Fabio Bonvini. Prova evidente dell’ultima influenza citata è un pezzo come “Just Once”, mentre “The Guest” si dirige in zona synth-pop e “Youth” risulta più noise della versione in studio; si passa per la deriva electro-pop di “Staring At The Sky”, sfumando in dissolvenza sui giri di batteria di ”A Slowly Spinning Black Hole”, brano di memoria dark-punk.
Precisa come un’orologio, la formazione “allargata”, composta da Mike e Nate Kinsella, Steve Holmes, Steve Lamos e Cory Bracken, si schiera sul palco, introducendo il percorso con le trame melodiche sostenute dalle chitarre cristalline e dalle percussioni di “Five Silent Miles”, traccia strumentale inclusa nel primissimo Ep “American Football” (1998), accingendosi a eseguire il debut per intero; sullo sfondo gli splendidi visuals mostrano varie riprese della American Football House. Il primo efficace colpo dritto al petto è assestato dai rimbombi di tamburo di Nate e dal sottile accenno di tromba suonata da Lamos in apertura alla malinconica “The Summer Ends”, accolta calorosamente dal pubblico, ingranando verso l’altrettanto attesa e complessa “Honestly?”, raggiunti per l'occasione anche dalla chitarra del turnista Damien Verrett. A dominare il brano è la quota math-rock, snodandosi tra guizzi e arzigogoli di basso e chitarre verso una lunga coda con percussioni in primo piano.
Tornano i sussurri di tromba sulla quieta e fragile “For Sure.”, d’ispirazione slowcore, per poi addentrarsi tra i fraseggi e il drumming della strumentale “You Know I Should Be Leaving Soon”. Si continua in crescendo con le note accorate e i cambi di tempo di “But The Regrets Are Killing Me”, incalzando maggiormente con le impeccabili ritmiche e il tamburello di “I'll See You When We're Both Not So Emotional”, fino al refrain di “Stay Home”, cantato a gran voce dai presenti.
La breve “The One With The Wurlitzer” funge da anticamera per la gemma “Never Meant”, traccia “manifesto” del gruppo intonata dal pubblico, lasciata accuratamente per ultima per completare il set principale. Il ritorno sul palco è dedicato a una piccola selezione da “[LP2]” e “[LP3]”, inaugurando le (seconde) montagne russe emotive con la scura e delicata “Where Are We Now?”, alzando nuovamente il tiro con “My Instincts Are The Enemy”, per poi scivolare sui versi dolenti di “Born To Lose”.
Fa il suo ingresso in scena la corista Sarah Versprille, che si aggrega alla band sulle armonie della splendida “Uncomfortably Numb” (e qui un pensiero e una lacrimuccia scappano pensando a Hayley Williams) e per il ritornello della tenue “Every Wave To Ever Rise”. Il gran finale spetta alla lunga e luminosa “Doom In Full Bloom”, tra vezzi dream-pop e passi post-rock.
Gli American Football non ci hanno donato un’egregia performance qualunque, ma un momento perfetto dal principio alla chiusura, stretto in un enorme abbraccio collettivo. Mentre ci apprestiamo a uscire, Mike Kinsella fa una breve apparizione tra i fan rimasti in sala, per scambiare qualche parola, scattare foto e fare autografi, il tutto con grande discrezione, tanto da riuscire a mimetizzarsi e a passare quasi inosservato. Umano, spontaneo, sincero, come le melodie e i testi dei meravigliosi brani che ci ha regalato insieme ai suoi compagni di avventura.
Five Silent Miles
American Football LP1 full album performance
The Summer Ends
Honestly?
For Sure.
You Know I Should Be Leaving Soon
But The Regrets Are Killing Me
I'll See You When We're Both Not So Emotional
Stay Home
The One With The Wurlitzer
Never Meant
Encore
Where Are We Now?
My Instincts Are The Enemy
Born To Lose
Uncomfortably Numb
Every Wave To Ever Rise
Doom In Full Bloom