29/02/2024

Any Other

Locomotiv Club, Bologna


Anno bisesto, anno funesto? Non si vuole essere superstiziosi, e il clima freddo e piovoso di questo 29 febbraio appena passato è stato la cornice perfetta per assistere al ritorno a Bologna di Any Other, progetto cantautorale dal respiro internazionale fondato da Adele Altro. Dopo aver pubblicato il terzo ottimo lavoro “stillness, stop: you have a right to remember” a fine gennaio e aver registrato immediatamente un sold out per la release date allo Spazio Teatro 89 di Milano, il tour dell'artista ha visto aggiungersi una manciata di tappe italiane tra febbraio e marzo, e proseguirà ad aprile tra Germania, Svizzera, Francia, Regno Unito e Belgio.
A fare da apripista sono le melodie lievissime offerte dai collaboratori di Adele, Marco Giudici e Arianna Pasini, appartenenti anche al progetto Tutto Piange, ideato da Virginia Tepatti, new entry della scuderia 42 Records. Non potendo quest'ultima essere presente, causa malattia, il compito di scaldare l’atmosfera del Locomotiv Club viene affidato a quattro tracce, tra le quali spicca la confortante e semplice “Un bivio sicuro”, appartenente all'Ep di Giudici “Io cerco per sempre un bivio sicuro” (2022).

L’apertura d’effetto vede Adele e i suoi compagni di avventura, Giulio Stermieri, Nicholas Remondino, e i già citati Giudici e Pasini, al centro della scena per cantare a cappella “Second Thought”, per poi prendere gradualmente posto agli strumenti, e ingranare successivamente con le note sintetiche e incalzanti di “Stillness, Stop”, facendo un salto verso “Geography” con i versi diretti di “Walkthrough”, e ritornando all’ultima produzione con le armonie delicate intessute da chitarre e batteria su “Zoe’s Seed”. Si continua con un trittico perfetto che include l’essenziale “Awful Thread”, il piglio orecchiabile in equilibrio con i riff sottili e tenaci di “If I Don’t Care”, e il gioiellino “Capricorn No”. Un ulteriore momento alto vede la band ritirarsi dietro le quinte lasciando il palco alla sola Adele con la sua chitarra acustica, che esegue una splendida cover di “The Waiting” di Angel Olsen e l'intima e personale “Mother Goose”.

Il gruppo torna sul palco per la seconda parte dell’esibizione, riprendendo subito quota con la guizzante e frastagliata “A Grade”, i ritmi sghembi e gli arpeggi della placida “Traveling Hard”, e il mantra di “Geography”. Si fa ricordare la grintosa coda strumentale trainata dal piano elettrico e dalle chitarre di “Need Of Affirmation”, a cui fanno seguito le battute finali della sferzante “Something”, la decisiva “Extra Episode”, e il fiato mozzato e la voce rotta sul finale dell'intensa “Sonnet #4”.
I live del progetto Any Other sono una medicina per l'anima, a tratti intensi e quasi dolorosi da strappare il cuore dal petto, a tratti in grado di consegnare riflessioni che danno sollievo e rendono leggeri leggeri, come un abbraccio atteso da tanto (troppo) tempo da quella certa persona (non una qualunque), di cui non si poteva più fare a meno; che fosse la necessità di un addio o solo di un arrivederci verso qualcosa di nuovo.