28/07/2024

Bombino

Villa Ada, Roma


Bombino, il talentuoso chitarrista nigerino, ha portato l'atmosfera magica del deserto nel cuore di Roma, esibendosi in una calda serata estiva presso l’incantevole cornice di  Villa Ada. Reduce da una breve tournée in Canada, ha dichiarato di sentirsi a casa in Italia, non solo per le temperature simili a quelle del suo paese, ma anche per il profondo legame che ha instaurato con il nostro paese nel corso degli anni  (grazie anche alle collaborazioni con artisti italiani di spicco come Jovanotti).
Lo scorso autunno, poco dopo l'uscita del suo ultimo album di inediti "Sahel", ha avuto l'onore di chiudere l'edizione 2023 del Roma Europa Festival insieme alla carismatica Fatoumata Diawara che si è esibita lo stesso giorno su un altro palco. In quell’occasione, complice le atmosfere intime e raccolte della sala Sinopoli all’Auditorium Parco della Musica aveva dato ampio spazio a ballate dense e piene di sentimento. Almeno nella parte iniziale, il concerto di ieri sembrava ricollegarsi idealmente a quelle suggestioni. Non soltanto per l’esecuzione di brani con ritmi soffusi (“Imajghane”, “Itisahid”) ma anche per l’assetto della band con una impostazione quasi interamente acustica con strumenti di percussione tradizionali.

Tuttavia, dopo circa venti minuti, lo spettacolo subisce una trasformazione radicale: Bombino impugna la chitarra elettrica e la band, vestita in abiti tradizionali berberi, diventa un classico quartetto rock: chitarra solista e ritmica, basso e batteria. Corey Wilhelm alle percussioni inizia a martellare come un dannato e la sezione ritmica pulsa con una potenza straordinaria, esaltando i suoi virtuosismi. Da questo momento in poi, concentrarsi sui singoli brani diventa un esercizio puramente giornalistico: nella dimensione live le sue  canzoni si trasformano completamente, fondendosi e prolungandosi in lunghe jam session che mettono in luce le straordinarie capacità di improvvisazione.
Non sempre è facile afferrare il significato delle parole recitate in lingua tamashek, ma quando Bombino intona i suoi brani più celebri, si viene immediatamente trasportati sotto il cielo stellato del deserto, avvolti dalle sue intricate melodie. Ci si ritrova con lui a celebrare l’amicizia e le relazioni profonde (“Amidine”), l’amore romantico (“Tar Hani”) o le problematiche sociali e politiche (“Azamane Tiliade”). In quest’ultimo caso, sebbene la sua espressione politica non sia così marcata come quella di altri artisti come Tinariwen o Mdou Moctar, è spesso sotteso nei suoi testi quel desiderio di libertà e tutela verso la cultura tuareg che deve fare i conti oggi con molte problematiche.

Tuttavia, tutto ciò rimane celato agli ascoltatori occasionali, che, ignari del significato delle parole cantate, sono catturati dal rapido e ipnotico movimento delle sue dita sulla chitarra. Talvolta, Bombino si cimenta in balli che non risultano particolarmente coinvolgenti, ma la sua maestria e la sua umiltà parlano chiaro. Spesso si inchina con gratitudine verso il pubblico e, durante il finale, lascia ampio spazio anche agli assoli dei membri della band. Subito dopo il concerto, si rende disponibile per foto, autografi e riflessioni non banali sulla serata appena trascorsa. Accanto a lui, ci si sente quasi come a casa, accolti come ospiti d'onore. Del resto, per il popolo tamashek, la sacralità dell'ospitalità è una cosa seria, e Bombino ne è un autentico ambasciatore.