26/08/2024

Lcd Soundsystem

Parco della Confluenza, Torino


La seconda giornata del TOdays, al banco di prova dopo l’annunciato cambio di direzione artistica, affidata alla Fondazione Reverse, e di venue, ora situata nel Parco della Confluenza di piazza Sofia, inizialmente minacciata da possibili acquazzoni che fortunatamente non hanno avuto luogo, ha ospitato l’unica data italiana degli Lcd Soundsystem, progetto fondato dal deus ex machina James Murphy. La formazione statunitense non metteva piede in Italia dal lontano 2018, anno in cui aveva presentato dal vivo a Ferrara l’ultima fatica “American Dream” (2017), riflessivo e valido ritorno sulle scene dopo un periodo di hiatus.

Indecisa se aprire tale parentesi all’inizio o al termine dell’articolo, decido di liberarmi subito di un peso per poi lasciare spazio alla musica: cosa dire a primo impatto sulla nuova veste del TOdays (non più inquadrato come festival, ma come rassegna)? C’è molto da fare. La speranza è che la manifestazione torinese dimostri nel tempo che c’è (ancora) la volontà ed è possibile avere kermesse il cui centro rimangano la musica e un’esperienza degna da parte di chi sceglie di aprire il portafoglio per parteciparvi. Spesso si usa dire less is more, e meno giorni più equilibrati avrebbero potuto fare la differenza. Non posso esprimermi sulle altre date (se non sulla scelta delle singole line-up giornaliere, non sempre azzeccate per coerenza dei nomi in cartellone, comunque di qualità e questo è un bene, o effettivamente bilanciate), ma la giornata in questione potrebbe essere presa come esempio di partenza e migliorata.

Appare chiaro che il filo conduttore della serata risieda nell’idea di futuro, viaggiando tra piccole innovazioni, fino al nome di punta aka gli effervescenti Talking Heads degli anni Duemila. La primissima accoglienza spetta alla manciata di brani offerta dai Giulia’s Mother, duo composto dal cantante e chitarrista Andrea Baileni e dal batterista Carlo Fasciano, che si muove tra cantautorato d’impostazione folk, pop intimista, e intense suggestioni post-rock, grazie all’uso di una chitarra acustica artigianale che suona anche come un basso, e pedaliere che armonizzano la voce.
Molto interessante e d’impatto è la successiva esibizione audio-visuale di KHOMPA, all’anagrafe Davide Compagnoni, fondatore e batterista degli Stearica, che unisce tecnologia e musica. Assistito dal visual artist Riccardo “Akasha” Franco-Loiri, presenta in grande stile il suo album “Perceive Reality” (2022), il cui titolo è anche il nome del particolare sistema ideato dal musicista: nessun loop o base pre-registrata, ogni suono, cambio di nota musicale, ingresso e uscita di strumenti, e selezione degli elementi visivi a schermo è ottenuto e gestito grazie ai sensori collegati ai vari componenti della batteria.

Empty idol, strange disciple

Tra gli act più attesi della rassegna, è poi la volta del pop sintetico di memoria eighties e deriva new romantic (Duran Duran di “Rio”, Ultravox, Human League e Visage, per fare degli esempi), a tratti altisonante e in direzione Heartland à-la War On Drugs con lontani richiami a Springsteen, nonché a tratti zuccherino, dei Nation Of Language. La scaletta del trio composto dal frontman Ian Richard Devaney, Aidan Noell ai synth e Alex MacKay al basso è incentrata principalmente sull’ultima opera “Strange Disciple” (2023), dove svettano i dinamismi di “Sole Obsession” e le attese sibilline di “Weak In Your Light”, uno dei migliori passaggi del live nel quale vengono posti in evidenza due degli elementi distintivi del progetto, ovvero il timbro morrisseyano e la potenza vocale del cantante. Tra le tracce che appartengono alla produzione d’esordio si fanno notare invece il viaggio sintetico di “On Division St”, che rimanda all’operato dei Depeche Mode, e ovviamente il finale ceduto ai bei guitar riff e ai guizzi di basso dell’efficace “Across That Fine Line”, una “I’m On Fire” in chiave synth-pop.
Il risultato è un buon show, forse fin troppo perfetto e patinato dal punto di vista estetico, tra i balletti di Devaney e le pose studiate al millimetro di Noell (MacKay in tutto ciò è quasi invisibile), ma non da perdere completamente la testa, poiché parte dei brani in fase live si somiglia eccessivamente.

The time has come today

A fronte di un notevole cambio palco, da cui emerge l’imponente arsenale di sintetizzatori, tastiere, percussioni e giocattoli vari del progetto Lcd Soundsystem, la nutrita formazione guidata dall’acclamato James Murphy entra in scena in perfetto orario con in sottofondo “Real Good Time Together” di Lou Reed (e mai premessa sarà più calzante di questa).
La festa ingrana sulle note in crescendo, i mantra, i ritmi di batteria e la bassline funky di una trascinante “Us V Them”, apertura accompagnata dai giochi di luce dell’immancabile sfera stroboscopica, in una versione che rimane da subito marchiata a fuoco nella memoria di chi scrive. I synth brillanti e weird della corale e armonica “I Can Change”, da cui spunta un estratto di “Computer Love” dei Kraftwerk, aprono alla lunga intro e alle scosse elettriche dance-punk di “You Wanted A Hit”, seguite dai sing-along e dai balli serrati di “Tribulations”.

Non sarà raro assistere a crowd surfing disattesi e alquanto rocamboleschi tra il pubblico dalla devastante e distorta “Movement” in avanti, continuando a viaggiare in alta quota sui tocchi nu-disco e acid house dell’incalzante e ipnotica “Tonite”, unica traccia scelta da “American Dream”, supportata come sempre da visual di pregio. La dance minimale e fatalista di “Someone Great” cede il posto a un trittico incredibile che vede susseguirsi il gioiellino “Losing My Edge”, tra techno, new rave, disco ed electroclash, dove i Nostri si divertono a giocare con piccoli estratti di “Ghost Rider” dei Suicide, “Robot Rock” dei Daft Punk e “Don’t Go” degli Yazoo; le danze sfrenate sui mood new wave e disco di “Home”, fino ai cori solenni, alle tastiere e ai sintetizzatori pirotecnici di “Dance Yrself Clean”.
La degna conclusione è lasciata ai riff di chitarra elettrica e al piano della semi-ballad di amore e odio ”New York, I Love You But You're Bringing Me Down” e all’ultimo ballo sulle ritmiche veloci di richiamo kraut-rock di “All My Friends”.

Non il minimo calo, nessun momento vuoto, l’esibizione integra di una macchina da guerra invincibile e perfetta, dove tutto è al proprio posto, e su cui sarebbe superfluo commentare ulteriormente, o alla quale suonerebbe come un’eresia osar chiedere di più (sebbene dentro la sottoscritta albergasse segretamente il desiderio di sentire anche la nuova e irresistibile “new body rhumba”, ossessione ricorrente fin dalla sua uscita nel 2022). Quel che è certo è che assistere a uno show di Murphy e soci non stanca mai, che sia la prima o la centesima volta, e ci si augura di avere presto un’altra opportunità.

Setlist

Lcd Soundsystem

Us V Them
I Can Change
You Wanted A Hit
Tribulations
Movement
Tonite
Someone Great
Losing My Edge
Home
Dance Yrself Clean
New York, I Love You But You're Bringing Me Down
All My Friends

Nation Of Language

Spare Me The Decision
On Division St
Sole Obsession
Surely I Can’t Wait
The Grey Commute
September Again
Weak In Your Light
This Fractured Mind
The Wall & I
A New Goodbye
Too Much, Enough
Across That Fine Line

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