Hanno esordito all’inizio del 2024 nel segno della sperimentazione, muovendosi agevolmente tra indie-folk e chamber-pop, e incorporando elementi che viaggiano dall’art-pop, al post-punk fino alla folktronica e al prog, entrando di diritto tra i primi highlight dell’anno con il debutto “The Pilgrim, Their God And The King Of My Decrepit Mountain”, tra realtà e un mondo immaginifico: stiamo parlando dei Tapir!. Dopo una prima visita estiva in Italia, all’interno delle cornici di Ypsigrock e Mojotic Festival, il sestetto londinese formato da Ike Gray (voce, chitarra), Ronnie Longfellow (basso), Emily Hubbard (cornetta, sintetizzatori), Tom Rogers-Coltman (chitarra), Will McCrossan (tastiere) e Wilfred Cartwright (batteria, violoncello) è subito tornato con quattro appuntamenti autunnali, il secondo dei quali fissato al Locomotiv Club di Bologna.
Nessun artista di supporto per scaldare l’atmosfera, e il pubblico si appresta ad arrivare con moltissima calma, combattendo il freddo reso ancor più fastidioso dalla tipica umidità felsinea (oltre al tempo e alla pigrizia, acerrimi nemici quando si parla di concerti infrasettimanali).
Il live è ovviamente incentrato per buona parte sull’album d’esordio, ma lascia spazio anche a qualcosa di nuovo, segno che qualcosa bolle in pentola e che i Nostri continueranno a rimanere sotto i riflettori nel 2025. Un ulteriore dettaglio a margine riguarda la mancanza dell’uso della cornetta nel corso dell’esibizione, che implica arrangiamenti ancor più minimali, ma non per questo meno efficaci di quelli su disco.
L’apertura è affidata all’inedito “Debt To The World”, che vede in primo piano la voce di Gray e pochi arpeggi leggeri di chitarra sostenuti da basso e batteria, e accompagna dritti al primo vertice dello show sfiorato dai cori e dalle trame grizzlybeariane tessute da violoncello, synth e chitarre di “On A Grassy Knoll (We'll Bow Together)”. Si prosegue con i rintocchi di batteria di “Swallow”, la carezzevole “The Nether (Face To Face)”, altro brano che pone in risalto le doti vocali di Gray, e una più essenziale “Untitled”, cantata in coppia con Hubbard.
I vocalizzi sulla più breve “Hallelujah Bruv”, pubblicata ad agosto, fungono da apripista ad alcune vaghe reminiscenze in zona Wilco per “Gymnopédie”, una delle vette dell’esibizione, insieme alla corale e intensa “My God” e ai giri di chitarra della successiva e scarna “Eidolon”.
A condurre alla conclusione sono la ballad “Hope Ur Proud” e “Clothing Line”, coppia di tracce non ancora pubblicate, e le sonorità giocose contrapposte al testo creepy del singolo “Nail In A Wooden Trunk”. Nessun bis, solo un caloroso saluto al pubblico ancora incantato da ciò a cui ha appena assistito, e il sipario del Locomotiv che si chiude dopo pochi istanti che la band ha lasciato il palco; ma, come già anticipato, è solo un arrivederci a molto presto.
Debt To The World
On A Grassy Knoll (We'll Bow Together)
Swallow
The Nether (Face To Face)
Untitled
Hallelujah Bruv
Gymnopédie
My God
Eidolon
Hope Ur Proud
Clothing Line
Nail In A Wooden Trunk