16/03/2024

The Clockworks

Covo Club, Bologna


What need you, being come to sense,
But fumble in a greasy till
And add the halfpence to the pence
And prayer to shivering prayer, until
You have dried the marrow from the bone;
For men were born to pray and save:
Romantic Ireland's dead and gone,
It's with O'Leary in the grave.
(William Butler Yeats, "September 1913")
Chi scrive ha colpevolmente scoperto i Clockworks in ritardo pazzesco grazie all'annuncio dell'unico live italiano previsto al Covo Club di Bologna e al passaparola tra amici. La sorpresa avuta fin da subito ascoltando su disco i testi diretti del quartetto di Galway è stata non indifferente: versi che snocciolano con intelligenza temi tra politica e società attuali, riferiti alla situazione vissuta in Irlanda dagli inquieti protagonisti delle tracce, ma tranquillamente estendibili a contesti universali, e che si prestano a diverse chiavi interpretative, includendo numerose citazioni letterarie e provenienti dalla cultura pop. A coronamento di tutto ciò, sonorità che rielaborano con discreta abilità il meglio dell'indie-rock e del revival post-punk degli anni Duemila, confezione di pezzi energici che rimangono subito in testa.

Da quel momento la curiosità di vedere dal vivo il gruppo è cresciuta insieme al numero degli ascolti, e quella tiepida serata (ormai) primaverile è divenuta gradualmente sold-out, sempre in un clima generale piuttosto tacito, nel mare magnum di concerti previsti a marzo. A scaldare i motori sono i guitar-riff dei modenesi Pip Carter And The Deads, evoluzione dei Pip Carter Lighter Maker guidati da Claudio Luppi, con il loro sound sixties che oscilla tra memorie della British invasion e il rock psichedelico made in Usa.
A tratti l'impressione restituita sfocia un po' troppo verso il limite "cover band", basti pensare all'intro di "Did Man Invent God?" in parallelo quasi esatto alla "Soul Kitchen" dei Doors, al mix blues-rock e psych di "French Meaning", o alla pseudo-ballad "War" che chiama in causa Moody Blues e Byrds.
Resta nel complesso un'esibizione piacevole e perfetta dal punto di vista strumentale, sebbene un po' troppo slegata dagli headliner.

La formazione guidata da James McGregor snocciola l'intero debutto "Exit Strategy" in ordine quasi perfetto, insieme a qualche singolo fuori album: si passa per la lenta partenza al piano elettrico con "Death And Entrances", per poi entrare nel vivo con le esplosive e reboanti "Bills And Pills" e "Mayday Mayday", dove i Nostri mostrano una buona padronanza della scena.
Si riprende fiato con la dinoccolata "Hall Of Fame", mentre assume maggior spessore "Car Song", più distorta e tagliente rispetto alla versione in studio, continuando con la quieta "Danny's Working Like A Dog", le sferzate di "Feels So Real" e la batteria prepotente di "Advertise Me", che assume quasi contorni strokesiani. L'amore per la poesia e il peso dei temi trattati dal gruppo irlandese vengono messi ulteriormente in evidenza dal breve monologo in rima sui costi di vita odierni recitato da James, prima di attaccare con i sing-along di "Modern City Living (All We Are)".

Il frontman imbraccia la chitarra acustica sui passi concitati di "Life In A Day", proseguendo con una più decisa "Lost In The Moment", e un mezzo richiamo agli U2 con "Westway". Si rialzano i toni con i riffdi "Blood On The Mind", arricchita da una piccola introduzione strumentale, durante la quale James scende in mezzo al pubblico, a cui fanno seguito le invettive della valida e amara "Endgame", che guardano con grande incertezza al futuro.
We're post-punk, post-truth, post-Europe, post-youth
Post-modern, post-faith and God, and post-post too...
La chiusura è affidata alle altrettanto emblematiche "The Future Is Not What It Was" e "Enough Is Never Enough", che cita apertamente la riflessiva poesia di William Butler Yeats "September 1913", incentrata su un passato turbolento e ancora una volta infiniti dubbi sull'avvenire.
I Clockworks si confermano una piccola piacevole sorpresa anche in ambito live, con discrete possibilità di crescita. Una maggiore definizione e personalizzazione delle sonorità, con un occhio clinico verso qualche potenziale pezzo radiofonico, così come continuare a scrivere testi ragionati e di qualità, potrebbe rivelarsi la loro arma vincente.

Setlist

Death And Entrances
Bills And Pills
Mayday Mayday
Hall Of Fame
Car Song
Danny's Working Like A Dog
Feels So Real
Advertise Me
Modern City Living (All We Are)
Life In A Day
Lost In The Moment
Westway
Blood On The Mind
Endgame

The Clockworks su Ondarock

Vai alla scheda artista