17/09/2024

Tinariwen

Teatro Valli, Reggio Emilia


Per la sua ricca anteprima, il Barezzi Festival ha scelto nuovamente il Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia come punto di partenza verso la sua diciottesima edizione, calando immediatamente un asso, garanzia di un’apertura in grande stile, ovvero i Tinariwen. Il collettivo maliano attivo dagli anni Ottanta e tra i pionieri del genere Tishoumaren (conosciuto anche come assouf, o semplicemente desert-blues), che fonde world music, vezzi fusion, blues, rock e musica berbera e maliana, porta in dote una grande storia, tra esili, ingiustizie, ribellioni e lotte, che vale la pena riassumere brevemente per quanto possibile.

Il principale fondatore Ibrahim Ag Alhabib perse il padre all’età di 4 anni nel 1963, durante la prima rivolta Tuareg in Mali e trascorse la sua gioventù in Algeria e poi in Libia, luoghi in cui conobbe i suoi futuri compagni di band, anche loro esuli maliani. Appassionatosi alla musica fin da piccolo, dopo aver visto un film western nel quale un cowboy suonava una chitarra, Ag Alhabib costruì il suo primo strumento con una tanica di plastica, un bastone e del filo da pesca, prendendo in seguito lezioni di musica Tergui da un uomo che abitava nei deserti intorno a Tamanrasset. Ottenuta la sua prima vera chitarra nel 1979, iniziò a suonare insieme ai suoi compagni alle feste e ai matrimoni, sotto il nome di Kel Tinariwen, ovvero “la gente dei deserti”. Tuttavia, il gruppo sceglierà di dedicarsi completamente alla musica, raggiungendo livelli altissimi e senza dimenticare mai le proprie radici, solo dal 1991 in avanti. Prima di allora affronterà numerose peripezie, tra cui un addestramento in Libia, seguendo il decreto emanato da Muʿammar Gheddafi e rivolto ai giovani Tuareg che al tempo risiedevano illegalmente nello stato, durante il quale entrerà in contatto con altri musicisti e costruirà uno studio di registrazione improvvisato; per poi trasferirsi a Tessalit, città natale di Ag Alhabib, dove prenderà parte a una rivolta del popolo Tuareg, terminata con gli Accordi di Tamanrasset.

A schierarsi sul palco del Valli è una formazione di sette elementi in abiti della tradizione berbera, di cui quattro che si alternano alla voce, il tutto corredato da tre chitarre e un ottimo groove sostenuto da robuste linee di basso e percussioni: gli ingredienti perfetti per un live coinvolgente dove è impossibile stare fermi.
Ad aprire le danze sono i riff asciutti e solenni del nuovo singolo “Azawad”, tributo all’omonimo territorio indipendente all’interno del Mali, ingranando sui ritmi incalzanti di “Kek Algahalm”, accolta dai primi battimani del pubblico. I cori di “Talyat”, trainati da armonici giri di chitarra, e “Ténéré Tàqqàl”, traccia che risulta più luminosa nella sua veste dal vivo, conducono a un primo highlight con i guitar riff trascinanti di “Nànnuflày” (e qui il pensiero non può che volare anche alla voce roca e caliginosa del compianto Mark Lanegan, presente su disco) e i balli del buon Ag Alhabib su “Cler Achel”.
I guizzi e le ritmiche di “Amassakoul 'N' Ténéré” precedono le atmosfere elettriche di “Tahult In”, che vanta alcuni dei fraseggi migliori dell’intera performance, eccelsa rampa di lancio verso l’ancor più concitata “Tamatant Tilay”. Continuano i battimani su “Adounia Tarha”, in un crescendo d’attesa, fino a sfiorare nuovamente il vertice con i riff bluesy e la bassline della battagliera “Toumast Tincha” e la conclusione del set principale affidata a “Tiwàyyen”.

Il gruppo torna gradualmente in scena per il bis sulle note di una meditabonda e rivisitata “Ittus”, arricchita da chitarre graffianti e dal rimbombo del calabash, proseguendo con la corale, scarna e malinconica “Imidiwan Afrik Temdam”, per poi tornare alla carica con la quota elettrica di “Sastanàqqàm”. Come da tradizione barezziana, il pubblico ormai incontenibile scatta in piedi per ballare su “Chaghaybou”, finale di questo suggestivo viaggio, dove i Tinariwen ci hanno condotti per mano attraverso le gesta e i racconti di un popolo in lotta e ancora in cerca di riscatto, letteralmente “oltre la paura”, proprio come recita il titolo della loro ultima fatica “Amatssou”.

(Foto di Andrea Amadasi)

Setlist

Azawad
Kek Alghalm
Talyat
Ténéré Tàqqàl
Nànnuflày
Cler Achel
Amassakoul 'N' Ténéré
Tahult In
Tamatant Tilay
Adounia Tarha
Arawan
Sadjdati
Idohina
Toumast Tincha
Koud Edhaz Emin
Tiwàyyen

Encore

Ittus
Imidiwan Afrik Temdam
Sastanàqqàm
Chaghaybou

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