Quale modo migliore per uscire dal coma domenicale, pronti per iniziare una nuova settimana con una buona carica (e un vago principio di sordità), se non con un live ad altissimo volume? A fine febbraio la proposta del Freakout Club a Bologna è caduta su due gruppi locali, ovvero i Leatherette, accompagnati dai Komarov Magnificent Backflip. Pubblicato “Fingerblaster” a fine 2023, disco interamente autoprodotto che aveva gettato discrete premesse per il progetto garage-punk di base nella città felsinea, i Komarov hanno suonato in lungo e in largo per l'Italia e sono reduci dal concorso per un posto nella Zona d'Ombra di Bronson Recordings: pochissimi, se non nulli ormai, i dubbi in merito alla loro vittoria, a cui seguirebbe la meritata possibilità di divenire degni compagni di etichetta dei protagonisti della serata.
Introdotto dalle arie country di “El Paso” di Marty Robbins, una delle figure di riferimento comuni all'interno della band, il quartetto snocciola una decina di pezzi uno in fila all'altro. L'incipit strumentale e il dinamismo dell’inedita “The Result” pongono subito in evidenza le costanti dell'esibizione: il frontman mostra una personalità un po’ debole, se non quando inscena qualche gag di sorta in alcuni dei brani successivi, indossando un elmetto o usando il divaricatore odontoiatrico. Lo segue a ruota l'addetto a chitarra e tastiere, che sfoggia una giacca da cowboy con tanto di frange (piattole, licheni e molluschi inclusi); nonostante questa perla modaiola, sul palco scompare e potrebbe esserci letteralmente chiunque a suonare al suo posto, sebbene in studio rappresenti una componente fondamentale in fase di registrazione e mixaggio.
A reggere quasi interamente la performance è la sezione ritmica, in particolare la figura del batterista, una macchina da guerra sia a livello di tecnica sia di presenza in scena. A voler essere pignoli, l'unico appunto rivolto al bassista è che suoni perennemente di spalle, risultando a tratti abbastanza fastidioso. Considerato il mood, voler comunicare un senso di scazzataggine può anche ritenersi passabile, magari con un po' di arroganza in meno, visto che il pubblico non si trova al cospetto di un novello Les Claypool.
A farsi notare maggiormente sono una piccata cover di “Break Stuff” dei Limp Bizkit, ancora una volta con un grande focus sul batterista che affianca il cantante in alcuni passaggi, e il vertiginoso e articolato crescendo di “Cops With Clubs, Kids With Cigs”, traccia tra le più promettenti del lotto a mani bassissime, nonché una delle più riuscite in fase live, dove il gruppo dimostra maggior coesione. L’ultimo highlight degno di menzione è segnato dalle arie distruttive tra surf, country e hardcore-punk di “S.O.S.”, le cui rincorse culminano in un fatale circle pit (incoraggiato dal batterista, da chi altri senno'?), mentre la chiusura è affidata a “S.M.Y.T.” e “MB”, con un locale che si svuota lentamente e dove l'interesse sembra essere rivolto più alla birra al bar o a una pausa per fumare una paglia fuori, possibile segno che la confusione in scena non renda totalmente giustizia alla ben confezionata opera d'esordio e agli inediti presentati. Destinati alla tanto agognata magnificenza? Oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente...
Non è un mistero che a volte dischi piatti o ben poco entusiasmanti possano contrapporsi a esibizioni efficaci, dove rielaborati arrangiamenti riescono a conferire una resa differente ai pezzi in scaletta. Tale importante discrepanza tra versione in studio e performance dal vivo viene riscontrata sempre più spesso, soprattutto nei nuovi progetti in ambito post-punk e affini. Un preambolo calzante per rivolgere l'attenzione verso i Leatherette, che dopo “Mixed Waste” (2021), “Fiesta” (2022) e il passo falso con il confusionario “Small Talk” (2023), la cui utilità è stata tuttavia quella di mantenere un faro costante sul progetto, si sono dimostrati subito pronti a tornare con brani nuovi di zecca e le cui premesse sembrano essere valide. Canzone tra le salvabili del sophomore già in partenza, la schizofrenica “Isolation” rende sempre bene e carica il pubblico a dovere con le sue corse a precipizio dominate da sax e batteria, mentre l'arrangiamento della sgangherata “Spying On The Garden” è un’effettiva conferma della tesi esposta in precedenza, risultando nettamente migliore del pasticcio presente su disco.
Tra le vette del concerto si annovera l’outro strumentale della serpeggiante “Play”; non particolarmente brillante invece l'esecuzione di “Ponytail”, che appare irriconoscibile e stravolta da un caos di cori. Le chitarre della nuova “Control” fungono da introduzione alla successiva “The Ugliest”, che crea un pretesto per pogare. Si va al sodo con “Itchy”, assaggio di un ritorno in studio migliore, con Chris Fullard (Idles, Ulver) ancora presente al mix: la traccia non delude le aspettative sia nella versione in studio sia dal vivo, tenendo lo sguardo rivolto alla new wave dei Cure e a dettagli sonori scuri dei primi Diaframma, il tutto condito da una quota slacker.
Un’altra novità è rappresentata da “Aspirations”, della quale non si capisce granché, ma non è importante, perché a quel punto dell'esibizione si è ormai sordi e si galoppa su screziature pseudo-country. Scivola via veloce il duetto serrato tra cantante e sassofonista sulle note di “Delusional”, secondo brano pubblicato di recente, tuffandosi verso i coinvolgenti intermezzi strumentali di “Zombies”, caratterizzati da un’ottima armonia tra sezione ritmica e chitarre, per poi rifiatare rallentando con l’apertura dai toni jazzati di “Mixed Waste”, sfociando tuttavia lievemente in caciara.
Ci si avvia alla fine del set con l’evergreen “Sunbathing”, tra un attacco sbagliato, prontamente recuperato, e l'accoppiata chitarra-archetto in bella vista, una “Ronaldo” un po' troppo urlata, ma bilanciata da una buona coda strumentale rivisitata, e il pezzo forte di “Fiesta” “So Long”, con un inaspettato bis sul crescendo distruttivo di “Fly Solo”.
Tra alti e bassi (e un lancio di coriandoli nel mezzo), il quintetto la spunta in maniera agevole: ormai rodato da concerti su concerti, sa come tenere efficacemente la scena. Destinati a risalire la china? Si vedrà. Non registrare un tutto esaurito all'interno di un locale di piccola capienza di domenica indica che c'è ancora molto da fare.
Bureaucracy Apocalypse
Isolation
Spying On The Garden
Play
Ponytail
Control
The Ugliest
Itchy
Ronaldinho
Fade Away
Aspirations
Delusional
Zombies
Mixed Waste
Sunbathing
Ronaldo
So Long
Encore
Fly Solo