06/09/2025

Marlene Kuntz

Teatro Romano di Ostia Antica, Roma


Quindici minuti prima delle ventidue, in un sabato sera dal sapore umido di fine estate, i componenti dell’Orchestra Filarmonica del Comune di Bologna attraversano le luci fredde del palco di Ostia Antica. Scrosciano i primi applausi dalle stoiche gradinate del Teatro Romano, riempito forse per due terzi mentre la vita musicale capitolina torna lentamente a rianimarsi dopo la grande fuga agostana. In apertura, i giovani fiorentini Spleen hanno mostrato i primi muscoli con un mix nemmeno troppo velato di furia grunge ed attitudine garage-punk, in un sound particolarmente violento di nirvaniana memoria. In fondo è giusto così, in attesa del fugace ritorno dei Marlene Kuntz dopo il tour celebrativo di “Catartica”. Poche date in versione sinfonica dopo aver riempito i club nel classico formato elettrico, per l’eterno ritorno del rock alternativo che ha segnato i mitici Nineties.

La band di Cuneo appare dopo pochi minuti, tra le rovine di una storia molto più vecchia, con l’eleganza sartoriale di una vera festa mesta. Giacche e doppi petti, con il sempre esile Godano ad imbracciare la sua chitarra in camicia bianca e scarpe lucide. Non c’è spazio per chiacchierare in apertura, si parte subito alla ricerca della musa ispiratrice in “Nella tua luce”, dall’omonimo album pubblicato nel 2013. La scaletta del concerto probabilmente scontenterà parecchi fan della prima era, volutamente strutturata per offrire uno spettacolo più oscuro e vibrante. “Amen” è infatti un sabba nerissimo e cavalcante potenziato dall’orchestra luciferina condotta da Rodrigo D’Erasmo, sicuramente tra i brani più intensi e riusciti della serata.

“Molte grazie”, è il sintetico ringraziamento di Cristiano al pubblico di Ostia, che sembra sempre più dentro il concerto dalla platea alle ultime gradinate in alto. Il surrealismo di “Schiele, Lei, Me” cede il passo alla “Laica Preghiera” dove gli archi sostituiscono la voce di Elisa, mentre la nenia liturgica “La canzone che scrivo per te” rapisce i presenti che aspettavano trepidanti il materiale più noto.
Godano saltella, al centro tra la Gibson precisa di Tesio e il basso irregolare di “Lagash” Saporiti, prima di scatenare il pathos funereo di “Ape Regina”, altra cavalcata distorta a fondere l’elettricità fuori controllo con gli arrangiamenti acidi di D’Erasmo. Il set raggiunge il suo climax, sulla cupa ballad romantica “Osja, amore mio” e ovviamente sull’anthemica “Nuotando nell’aria”, con quell’intro di chitarra che ha segnato una generazione di alternativi italiani, improvvisamente convinti che, sì!, il nostro paese può competere con gli americani così maledettamente grunge e noise.
Gli applausi sono ora quasi violenti, mentre il gruppo saluta tutti prima di risalire dopo pochi minuti per l’atteso bis. Il regalo che Godano e soci fanno alla storia di Ostia Antica è l’altra gemma “Sonica”, con il suo riff al fulmicotone che è entrato in un’altra storia, quella del rock italiano.

Setlist

Nella tua luce
Notte
Amen
Tutto tace
Schiele, lei, me
Cara è la fine
Laica preghiera
Bellezza
La canzone che scrivo per te
Ape regina
Musa
Lieve
L'artista
Osja, amore mio
Pensa
Nuotando nell'aria

Encore

L'aria era l'anima
Adele
Sonica

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