I Nothing But Thieves al Palazzo dello Sport di Roma: ma saranno diventati davvero così grandi da riuscire a riempire uno spazio simile? E’ questa la domanda che mi frulla in testa da quando è stato annunciato il concerto nella capitale della band inglese, finora apprezzata in Italia solo come opening act per nomi più importanti, oppure nelle seconde linee dei cartelloni di Festival musicali, oppure come attrazione principale all’interno di live club da un migliaio di persone o poco più. Oltretutto sabato 15 febbraio, calendarizzazione scelta per l’evento nell'ex-Palalottomatica, corrisponde con la serata finale del Festival di Sanremo edizione 2025. Il rischio era grosso, ma evidentemente è stato molto ben valutato dagli organizzatori, visto che fan e curiosi hanno risposto numerosi, riempiendo gran parte della struttura dell’Eur. I Nothing But Thieves sono in Italia per due date inserite nella coda del tour a supporto di “Dead Club City”, album pubblicato ormai a giugno del 2023, arricchito un anno più tardi da una extended deluxe edition, con l’aggiunta di due brani unplugged e tre tracce riprese dal vivo alla Wembley Arena e allo Ziggo Dome di Amsterdam.
Sono cresciuti, i Nothing But Thieves, e parecchio. Non che nella dimensione live abbiano mai deluso le aspettative, sin da quando vennero presentati al mondo, senza sfigurare, come supporto dei Muse durante il “Drones Tour” nell’estate del 2015. Ma Conor Mason oggi, oltre a confermare le sue strepitose qualità vocali, si impone come frontman sempre più credibile, scrollandosi di dosso certi atteggiamenti tardo-adolescenziali. Non più semplici teen idol, quindi, ma professionisti che hanno raggiunto una caratura assolutamente rispettabile. Il problema semmai risiede nel fatto che i dischi prodotti dalla formazione britannica non suonino come i loro live show. Mentre le performance in studio mostrano una band alla ricerca del suono radiofonico, a volte un po’ troppo laccato, nella trasposizione dal vivo i brani acquisiscono un’energia dirompente, supportati dall’egregio lavoro dei due chitarristi Joe Langridge-Brown e Dom Craik e dalla sezione ritmica composta da Philip Blake (basso) e James Price (batteria). Un suono che in alcuni frangenti diventa decisamente “hard”, approssimandosi persino al metal, alternandosi ad arte alle parentesi più romantiche e struggenti, mai prive del consueto pathos che Mason e compagnia sanno allestire.
La scaletta della serata pesca in maniera equilibrata da tutti i dischi sin qui pubblicati dai Nothing But Thieves, dando ovviamente precedenza agli estratti da “Dead Club City”. Si parte con il vigoroso trittico “Welcome To The DCC”-“Futerproof”-“Is Everbody Going Crazy?”, tanto per chiarire subito quale sarà il mood dello spettacolo. Saranno però le “hit” a scuotere maggiormente il pubblico, brani come “Sorry”, “Impossible” (con il primo ritornello lasciato al coro del pubblico mentre gli smartphone illuminano il Palazzetto) e “Amsterdam”, classici del circuito indie-rock europeo degli ultimi dieci anni.
Non si percepisce stanchezza, nei volti e negli atteggiamenti dei cinque musicisti sul palco, anche se Conor ha occasione di sottolineare come la band sia in tour ormai da molti mesi. E forse è arrivato il momento per chiudere i lavori per quello che sarà il prossimo album della band. Il concerto si chiude con “Overcome”, a sigillare un’ora e mezza di quelle che vanno via tutte d’un fiato. Poi via verso casa, a fare il tifo per Lucio Corsi, ma questa è un’altra storia, che abbiamo raccontato in altre pagine.