Citofonare Efesto. Addentrandosi nel labirinto di portici nel cuore di Bologna è possibile trovare un circolo molto speciale: house concerts situata in un appartamento cinquecentesco riccamente decorato all’interno di Palazzo Certani, Efesto ospita regolarmente piccoli eventi di pregio. Tra questi si ricorda, ad esempio, la tappa “segreta” di Dana Margolin dei Porridge Radio a ottobre dell’anno scorso, oltre al passaggio di altri personaggi del panorama internazionale, due nomi su tutti Geoff Farina e Ben Ottewell, così come date speciali di artisti nostrani, quali Umberto Maria Giardini, Pierpaolo Capovilla, Edda e molti altri. Ampio spazio è dedicato anche a esordienti e progetti in crescita, in una cornice perfetta per performance elettroacustiche. In tale ottica, tra piccoli giochi di luce e una dimensione intima, i Pindhar non potevano trovare una venue migliore per le loro tessiture trip-hop dal sottotono darkwave.
Il set è tutto incentrato sull’ultima valida uscita “A Sparkle On The Dark Water”, con una partenza segnata da un’intro strumentale che spicca il volo verso la catartica “In The Woods”, che strizza in parte l’occhio alla “Angel” dei Massive Attack, le armonie sintetiche di “Frozen Roses” su cui scivolano le sfumature tonali della cantante Cecilia Mirandoli, fino a un primo highlight che include il crescendo cupo di “Cold River” e i ritmi ipnotici di “Little Light”.
La lunga e meditabonda “Murderers Of A Dying God” sposta il focus verso “Dummy”, con una ricerca vocale che ben omaggia la divina Beth Gibbons. Tuttavia, la reale vetta del live non può che essere “Humans”, brano asseribile a manifesto della produzione del progetto milanese, le cui liriche sono solite soffermarsi su tematiche esistenziali, arricchito dall’ottimo assolo del chitarrista Max Tarenzi.
Con il sound fumoso e noir di “Solanin” torna il mood romantico dei Portishead, corredato da una coda elettronica a cui si agganciano il dream-pop scuro e le percussioni di “Abysses”, traccia caratterizzata da una vertiginosa chiusura in crescendo dominata da chitarra e synth, passando poi per le atmosfere eteree di “At The Gates Of Dawn”, che incorporano dettagli in zona Cocteau Twins.
La chiusura è affidata alla lunga conclusione strumentale di “The Hour Of Now”, unico pezzo in scaletta appartenente al precedente capitolo “Parallel” (2021), e a un encore lasciato a “Home”, altra canzone cardine dell’ultima pubblicazione dei Pinhdar, al termine della quale si ha una sensazione di risveglio, uno di quelli dove non si riesce più a distinguere sogno e realtà, complice un’esibizione impeccabile sposata a un’ambientazione fuori dal tempo e dallo spazio.
Behind a blue ocean,
it’s in a fantasy, it’s in a dream
Our home behind the clouds
Intro
In The Woods
Frozen Roses
Cold River
Little Light
Murderers Of A Dying God
Humans
Solanin
Abysses
At THe Gates Of Dawn
The Hour Of Now
Encore
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