23/06/2025

Zucchero

Circo Massimo, Roma


Sei serate estive per ripercorrere una carriera invidiabile, quella di Zucchero “Sugar” Fornaciari, oltre sessanta milioni di dischi venduti, star di grandezza mondiale, conosciuta e apprezzata ben oltre i nostri confini nazionali, quasi settant’anni “suonati” e una voglia matta di non mollare la presa. Sei concerti organizzati in grandi spazi open: quattro stadi (Ancona, Bari, Torino, Padova) più – per due giorni consecutivi - per la prima volta il Circo Massimo di Roma.
In occasione di un evento di tale portata, risulta impossibile per Zucchero celare l’emozione, soprattutto quando, durante la seconda metà del set, va a sedersi alla fine della passerella che si insinua nel mezzo dell’affollato parterre. E’ in quel momento che Adelmo, così lo invocano dalla platea, col suo nome di battesimo, diviene finalmente loquace, ringraziando il pubblico della capitale per il calore e l’affetto che da sempre sa dimostrargli. Mentre snocciola stralci di canzoni ripescate a sorpresa dalla propria discografia (questa sera tocca a “Un piccolo aiuto”, “Occhi” e “Come il sole all’improvviso”), con la band che continua ad accompagnarlo alle sue spalle, il cantautore emiliano ne approfitta per dire la sua, senza troppi peli sulla lingua, anche sulla situazione politica internazionale, prendendo posizione in maniera netta contro le guerre che si stanno consumando in questi giorni in diversi punti del globo. “Voglio dire soltanto una cosa: chi uccide i bambini è una gran testa di cazzo”, queste le sue parole e, più tardi, la scritta “Free Palestine” apparirà a caratteri cubitali sui tre maxischermi che incorniciano il palco.

Un concerto assolutamente vibrante, una sequenza di brani super-energetici, composta rovistando in lungo e in largo la discografia del musicista emiliano, con vette assolute raggiunte in occasione di “Il mare impetuoso al tramonto salì sulla luna e dietro una tendina di stelle”, “Con le mani”, “Solo una sana e consapevole libidine…”, “Baila”, “Overdose (d’amore”), “X colpa di chi” e “Diavolo in me”. Basta questa manciata di titoli per comprendere l’energia scaturita da una band stellare, che Fornaciari ringrazia più volte, sottolineando come alcuni componenti siano con lui dagli inizi del proprio percorso aritstico. Oma Jali è la presenza che più si fa notare: la cantante camerunense non è soltanto una meravigliosa corista, ma prende con autorevolezza il centro della scena a inizio concerto, sulle note di “Oh, Doctor Jesus”, cover di Ella Fitgerald e Louis Armstrong, e ancor più quando Zucchero decide di optare per una decina di minuti di pausa caffè lasciando sfogare la sua backing band, con Oma che diviene credibile frontwoman per la micidiale doppietta a tutto rock'n'roll “Jumpin’ Jack Flash”/“Nutbush City Limits”, dai repertori rispettivamente di Rolling Stones e Tina Turner, doppietta seguita dalla strumentale “Honky Tonk Train Blues”, evergreen portato al successo da Keith Emerson, con sugli sudi il tastierista Peter-John Vettese, from Glasgow. A completare la band l’altro tastierista Nicola Peruch, le due chitarre di Mario Schilirò e Kat Dyson (in passato collaboratrice di Prince ai tempi dei New Power Generation), il basso di Polo Jones, le due batterie di Adriano Molinari e Monica Mz Carter, da Atlanta, i fiati di James Thompson, Lazaro Amauri Oviedo Dilout e Carlos Minoso, questi ultimi due direttamente da La Habana.

Dicevamo dei brani più energetici, ma il carico emozionale monta a dismisura quando Zucchero pesca fra le sue composizioni senza tempo quelle più rarefatte, come “Iruben Me”, “Dune mosse”, “Diamante”, “Così celeste”. Brividi veri. Se poi ci mettete nel mezzo altre chicche del calibro di “Soul Mama”, “Blu”, “Vedo nero” o “Pene”, ecco servita una porzione importante di storia della musica italiana, confezionata da chi meglio di ogni altro ha saputo rendere il blues e il soul in italiano, suonando sempre assolutamente internazionale.
Sempre più simile a Joe Cocker, sia nel modo di porsi sul palco, che nella grinta mostrata, oggi che le sue nuove pubblicazioni discografiche divengono sempre meno frequenti, Zucchero raccoglie l’affetto dei fan. E per rendere ancor più unico l’evento del Circo Massimo, arriva sul palco il “Gladiatore”, Russell Crowe, che interpreta una sorta di “ritorno a casa” per eseguire in coppia con Fornaciari “Just Breathe” dei Pearl Jam. Altri ospiti della serata, venti elementi del Sherrita Duran Gospel Choir, co-protagonisti in quattro canzoni verso il finale, e - indirettamente - Luciano Pavarotti, la cui voce registrata viene utilizzata per inscenare un altro duetto, ovviamente sulle note di “Miserere”.

Un paio di minuti di pausa e, quando ci si approssima alla mezzanotte, arriva il bis con “Chocabeck” e “Hey Man”. In tutto saranno tre ore tonde di concerto, trentacinque canzoni, uno spettacolo capace, pur presentandosi in sordina rispetto ad altri eventi ben più reclamizzati di questi mesi, ben più circondati dall'hype, di imporsi fra i più grandi appuntamenti di quest’estate romana appena cominciata. Parte di un tour mondiale che, dopo i sei appuntamenti in Italia (i prossimi sono programmati per il 26 giugno a Torino e per il 28 giugno a Padova), porterà lo show di Zucchero in Europa durante il mese di luglio, con spettacoli previsti in Austria, Germania, Svizzera e Malta. A settembre ben otto tappe all’Arena di Verona, che lo faranno diventare il recordman nell’anfiteatro: oltre seicentomila biglietti venduti per i 54 concerti finora tenuti in carriera nella prestigiosa cornice veneta, è stato il primo artista a esibirsi per 22 serate all’Arena in un solo anno (da settembre 2016 a settembre 2017), dove detiene anche il primato di artista con il maggior numero di concerti consecutivi, ben 14, tenuti tra aprile e maggio del 2022. In ottobre il tour si chiuderà – per il momento – con sei serate programmate oltre Oceano, negli Stati Uniti, distribuite fra California, Arizona e Nevada.

Setlist

Oh, Doctor Jesus (Ella Fitzgerald & Louis Armstrong cover)

Spirito nel buio

Soul Mama

Il mare impetuoso al tramonto salì sulla luna e dietro una tendina di stelle…

La canzone che se ne va

Ci si arrende

Blu

Partigiano reggiano

Vedo nero

Pene

Il volo

Facile

Con le mani

Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’Azione Cattolica

Baila (Sexy Thing)

Iruben Me

Dune mosse

 

Un soffio caldo (seated)

Un piccolo aiuto (seated)

Occhi (seated)

Come il sole all’improvviso (seated)

Il suono della domenica (seated)

 

Just Breathe (Pearl Jam cover, feat. Russell Crowe)

Miserere (with Luciano Pavarotti audio)

 

Jumpin’ Jack Flash (band only)

Nutbush City Limits (band only)

Honhy Tonk Train Blues (band only)

 

Overdose (d’amore)

The Letter (Box Tops cover)

Diamante

Così celeste

X colpa di chi?

Diavolo in me

 

Chocabeck

Hey Man

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