11/09/2024

Mudhoney

Largo Venue, Roma


C’è un uomo apparentemente di mezza età con un vistoso tatuaggio colorato sul braccio destro e una giacchetta appoggiata sulla spalla sinistra. Sarà una sgradevole eco autunnale che aleggia su Roma, in attesa della nuova bomba d’acqua. Poi c’è una ragazza dai lunghi capelli neri, tatuaggi sempre colorati ma più estesi sui polpacci. Forse troppo giovane per aver ascoltato in prima release la straordinaria deflagrazione di “Superfuzz Bigmuff”, Ep di debutto dei Mudhoney da Seattle. Pochi minuti oltre le 21.30, in un Largo Venue stracolmo, il capellone argentato di Mark Arm apre il concerto proprio con “If I Think”, a rinverdire gli antichi fasti dell’epopea grunge dal lontanissimo 1988.
Gli spettatori accorsi in massa per assistere alla data capitolina del tour europeo della storica band statunitense sono lo spettacolo nello spettacolo. Chi esulta al furente ritmo
stoogesiano della nuova “Move Under”, dall’album post-pandemia “Plastic Eternity”. Ragazzi con la t-shirt dei Nirvana e freschi quarantenni con quella degli Alice in Chains, mentre Arm saluta Roma prima di attaccare un garage brutale, “Nerve Attack”.
Quasi trenta brani totali suonati a ritmi forsennati in poco più di un’ora e trenta minuti, con un volume assordante e una carica elettrica ai limiti della tempesta sonica. I Mudhoney sono in forma smagliante, perché parlano poco e suonano senza soluzione di continuità, come se fosse l’ultimo concerto della civiltà umana.

Un padre cerca di far salire il figlio sulle spalle per permettergli di vedere meglio, con il basso di Guy Maddison a guidare l’oscura psichedelia tribale di “Almost Everything”. Spunta fuori una maglietta dei Rancid, proprio uno di quei gruppi che alla fine dei
Nineties, dopo il drammatico suicidio di Cobain, aprirono le porte del punk-hardcore che sembrò mandare definitivamente in soffitta l’attempato grunge. Ma l’ironica “Judgement, Rage, Retribution And Thyme” è un manifesto di garagismo ben suonato, capace di richiamare quel disco - “My Brother The Cow” - che nel 1995 se ne fotteva altamente della presunta morte del grunge.
Quando parte l’attacco di “Touch Me I’m Sick” quasi esplode la sala, per la gioia incontenibile di un vicino con la maglietta della Sub Pop, la storica etichetta che lanciò il 45 giri in appena 800 copie. “Questa è una nuova canzone, si intitola mettete giù i telefoni”, annuncia con la solita ironia abrasiva Arm, prima di attaccare la recente “Little Dogs” che sembra uscita direttamente da “Raw Power”.

Al Largo Venue il sound è così potente che si sente indistintamente dai bagni o dall’area esterna per fumatori, mentre i Mudhoney macinano accordi su una cavalcata furiosa. Dal ritornello killer di “You Got It” a certe reminiscenze in stile Fuzztones, in “Souvenir Of My Trip”, il quartetto americano sembra davvero una band scongelata dopo anni di ibernazione. “Tom Herman’s Hermit” ricorda il chitarrista dei Pere Ubu, seguita dal punk a mille all’ora di “F.D.K. (Fearless Doctor Killers)”.
La veloce “Oh Yeah” apre il tribalismo sincopato di “Next Time”, prima del rock'n'roll stralunato di “I’m Now”. Dall’ottimo “Digital Garbage” (2018) viene ripescata la
kick-ass song “Paranoid Core”, entrata nella New Alternative 40 Chart quando sembrava impresa quasi impossibile. Il songwriting di Arm, mai banale e sempre tagliente, affonda il coltello sulla globalizzazione in “Human Stock Capital”, prima di scagliarsi contro l’ipocrisia evangelica annunciando la morte della benedizione.

Il gruppo si ritira per qualche minuto, dando breve respiro alle orecchie dei presenti, prima dell’acclamato bis con la breve cavalcata in chiave stoner “Suck You Dry”. “Here Comes Sickness” investe la sala con la sua ruvidità rock, mentre la splendida versione di “In 'n' Out Of Grace” chiude il cerchio tornando sull’Ep di debutto della band. Come una “Interstellar Overdrive” in salsa garage-grunge, il brano si dilata a terminare un concerto memorabile, con l’assolo di batteria di Dan Peters a confermare un concetto brutale: i Mudhoney sono vivi e spaccano ancora.

Setlist

If I Think
Move Under
Who You Drivin' Now?
Nerve Attack
Get Into Yours
Almost Everything
Good Enough
Judgement, Rage, Retribution And Thyme
Sweet Young Thing (Ain't Sweet No More)
Touch Me I'm Sick
Little Dogs
You Got It
Souvenir Of My Trip
Tom Herman's Hermits
F.D.K. (Fearless Doctor Killers)
Oh Yeah
Next Time
I'm Now
Paranoid Core
Human Stock Capital
21st Century Pharisees
One Bad Actor

Encore

Suck You Dry
Here Comes Sickness
In 'N' Out Of Grace

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