06-03-2023

Nove nomi “alternativi” per disegnare molteplici percorsi al prossimo Primavera Sound Festival

di Claudio Lancia
Nove nomi “alternativi” per disegnare molteplici percorsi al prossimo Primavera Sound Festival

Da quest’anno il Primavera Sound avrà in Europa una casa in più: alla location madre di Barcellona, e a quella oramai consolidata di Porto, il 2023 porterà in dotazione anche la prima assoluta a Madrid, dopo aver di recente fissato ulteriori appuntamenti in Sud America. Un gigantismo dilagante, studiato per ottimizzare i costi e sfruttare le economie di scala. Per poter affrontare al meglio, anche uno solo dei Festival, specie l’edizione di Barcellona, che resta la più imponente, il pubblico si tuffa nella realizzazione di uno schema mentale da perseguire: scheduling, mappe, timing ragionati per perdersi il meno possibile fra la moltitudine di concerti in programma. Un simpatico giochino organizzativo che dilaga sin sui social, anche se non manca qualche spettatore che preferisce smarrirsi fra un palco e l’altro, lasciandosi trascinare soltanto dalla musica, affidandosi all’imprevedibilità del momento: l’artista al quale non avevi pensato, la band che mai avresti immaginato di vedere.

Il Primavera Sound assicura headliner importanti, e ce ne saranno molti anche quest’anno, per tutti i gusti, dai Depeche Mode ai Blur, da Kendrick Lamar a Rosalia, da St. Vincent ai Pet Shop Boys, ma la vera ricchezza di questo Festival, il suo reale punto di forza, è da sempre nelle seconde e terze linee, nei nomi da scoprire, molti dei quali di solito non presenti nel circuito abituale delle grandi rassegne internazionali. Negli anni successivi riusciranno magari nell’intento di scalare le gerarchie, raggiungendo un seguito di grandi dimensioni: meglio vederli ora, nella comodità di un palco secondario, con poca folla, senza stress. Da sempre impegnato nella ricerca di una visione ampia, il Primavera Sound propone una line up che spazia dal metal più intransigente all’elettronica più avanguardistica, una miscela unica di voci, stili, generazioni e look, in grado di accontentare palati anche molto diversi fra loro.

Nel 2023 il Primavera Sound di Barcellona (1-4 giugno) e di Madrid (8-11 giugno) assicura due weekend lunghi durante i quali gli orizzonti si amplieranno, grazie a un programma in grado di andare oltre le tendenze, aprendosi verso percorsi inaspettati. Di seguito proponiamo una selezione di nove artisti, tre per ogni giornata del Festival, non necessariamente sconosciuti ai più ma stilisticamente diversi fra loro. Nove artisti che possono contribuire a delineare un itinerario “alternativo”, una delle tante combinazioni possibili, non esaustive ma tutte intriganti, affinché l’esperienza Primavera Sound possa risultare fuori dal comune, sviluppandosi all’insegna della scoperta e non solo dell’ascolto di quanto già noto.

 

Amenra (giovedì)

Nonostante anno dopo anno siano in molti a lamentarsi riguardo la progressiva diminuzione del numero di chitarre sui palchi, il Primavera Sound assicura sempre la presenza di formazioni “loud”, dure e pure, che arrivano a lambire il metal più estremo, non di rado “catturate” al di fuori del mondo anglofono. I belgi Amenra, che si esibiranno nella giornata del giovedì, sono protagonisti di una vera e propria liturgia post-metal dai toni gotici, una processione delle tenebre pronta a trasformarsi in tempesta nella dimensione live. Attivi dal 1999, gli Amenra hanno all’attivo cinque album, fra i quali il più recente – “De Doorn” – risale al 2021, più una moltitudine inestricabile di Ep, split, dischi dal vivo e Dvd. Un’istituzione del circuito indipendente europeo più oscuro.

 

Blackheine (giovedì)

Rapper 2.0, ballerino, coreografo, giovane protagonista della scena drill inglese, Blackheine esprime il proprio singolare mix di influenze attraverso la voce e la danza contemporanea, all’interno di performance basate su movimenti convulsi e disturbati del corpo, arrivando ad incuriosire persino molti addetti ai lavori, fra i quali la controversa superstar Kanye West. Le canzoni di Blackheine sono istantanee sulla working class di provincia e sul decadimento della società inglese, versi disperati nei quali l’autore riversa paranoie suburbane sullo sfondo dei paesaggi desolati e monocromatici che caratterizzano il nord ovest britannico. Ha destato impressione lo scorso novembre nella cornice raccolta del Club 2 Club di Torino; vediamo come se la caverà al cospetto di una platea più vasta.

 

Come (giovedì)

Band alternative-rock americana dalle forti connotazioni bluesy, i Come si formarono all’alba degli anni Novanta, a Boston, con alla chitarra il batterista dei Codeine, Chris Brokav, e alla voce Thalia Zedek. A metà strada fra grunge e slowcore, i Come produssero quattro album fra il 1992 e il 1998, fra i quali meritano di essere rispolverati almeno i primi due: “11:11” e “Don’t Ask, Don’t Tell”. Dopo anni di assenza dalle scene, i Come si sono ricostituiti, nella formazione originale. Perdere l’occasione di vederli sarebbe un peccato mortale, almeno per chi ha vissuto con consapevolezza l’elettricità degli anni Novanta.

 

Beak> (venerdì)

L’immortalità artistica raggiunta per aver cesellato gli indispensabili dischi firmati Portishead, insieme a compagni di viaggio Beth Gibbons e Adrian Utley. La band di Bristol centellina i propri lavori con cadenze bibliche, Geoff Barrow a un certo punto ha pertanto deciso di occupare il tempo disponibile con un nuovo side project, i Beak>. Tre album all’attivo, un seguito in costante crescita, il bel ricordo della loro esibizione all’edizione 2019 del Primavera Sound. Tanta voglia di rivederli sul palco, e saranno fra i protagonisti nella giornata del venerdì, lasciandosi coinvolgere dalle loro atmosfere uniche.

 

Beth Orton (venerdì)

I dischi solisti di Beth Orton lasciano sempre il segno: un’artista destinata alla celebrità ma che ha impegnato sempre tutta sé stessa per cercare di evitarla. Il suo album più recente, “Weather Alive”, pubblicato pochi mesi fa, è stato come al solito incensato dalla critica e apprezzato dai fan. Un lavoro nel quale la Orton ha proiettato le proprie paure, trasformando ogni composizione in uno spettro che danza fra i chiaroscuri del pop-folk più sofisticato. Impossibile oggi non annoverarla fra le cantautrici inglesi “storiche”, titolo che lei stessa troverebbe scomodo, nonostante una discografia importante, fra le quali la nostra Pietra Miliare "Trailer Park". Beth Orton è un must assoluto di questa edizione del Primavera Sound.

Unwound (venerdì)

Olympia, Washington, 1 aprile 2002, giusto ventuno anni fa gli Unwound suonano il loro ultimo concerto, chiudendo un decennio durante il quale hanno attraversato le acque tempestose del noise-rock e dell’hardcore contribuendo in maniera significativa a trasmutarlo in post-. Non erano soli in quel viaggio, condiviso con Fugazi, Sonic Youth e Slint, ma nelle loro mani tutta l’energia prodotta risultava insolitamente vulnerabile, come un fuoco che avrebbe potuto spegnersi in qualsiasi momento. E infatti la band si sciolse meno di un anno dopo aver pubblicato il disco più significativo, “Leave Turn Inside You”. La separazione ha contribuito a trasformare gli Unwound in culto e negli ultimi anni la ristampa del catalogo ha provocato un rinnovato interesse nei loro confronti: nel 2023 torneranno sul palco per un reunion tour che farà tappa anche al Primavera Sound.

bar italia (sabato)

Misterioso trio composto dall’italiana Nina Cristante e dai due londinesi Double Virgo. Con zero promozione e una forte predisposizione per l’anonimato si stanno distinguendo grazie a una forma di slacker-rock decisamente obliqua, fedele a una stralunata estetica lo-fi. Due album e svariati singoli andati esauriti in un lampo, canzonette ipnagogicamente sbilenche che durano il minimo indispensabile, interrotte a caso non appena i tre decidono di fare altro. E quando un loro disco arriva alla fine, ne vorresti ancora, fra basi assurde, genialate dadaiste, strumenti mezzi scordati e utensileria casalinga. “bar italia”, scritto rigorosamente tutto minuscolo, è il titolo di una vecchia canzone dei Pulp, ma anche di un locale di Soho, a Londra. Il loro set si preannuncia imperdibile.

 

DOMi & JD Beck (sabato)

Domitille Degalle, francese, classe 1999 e James Dennis Beck, texano, classe 2003, hanno incarnato nell’album d’esordio, “Not Tight”, pubblicato lo scorso anno, tutto ciò che un ragazzo della generazione Z vorrebbe ascoltare oggi da una produzione jazz. Un modo fresco di concepire la fusion, con un’attitudine nerd nell’intendere l’improvvisazione e nel concepire la scelta dei suoni, ma con un’attenzione particolare nei confronti delle evoluzioni recenti della musica afroamericana. Una scrittura iper moderna ma in grado di lasciar trasparire una visione consapevole del passato. Spensierati e seducenti, rappresentano la punta di un iceberg che sta scombinando le regole di un genere “intoccabile”, conquistando le simpatie di mostri sacri quali Herbie Hancock, Thundercat e Anderson Paak. Un percorso assolutamente personale e fuori dagli schemi all’interno della scena jazz contemporanea.

Eddie Palmieri (sabato)

Nato a New York nel 1936 da genitori emigrati da Puerto Rico, Eddie Palmieri, con il suo inseparabile sigaro cubano, è da decenni un monumento del suono caraibico, un agitatore della salsa newyorchese, protagonista di un mix che fonde i ritmi del caribe con le tessiture armoniche e melodiche di tipico stampo jazz. Nel corso degli anni si è aggiudicato nove Grammy Awards, il primo dei quali nel 1974 e il più recente nel 2006. Un mostro sacro che va omaggiato e che si dimostrerà ancora in grado di far ballare tutto il pubblico presente. Sarà sul palco del Primavera Sound 2023 nella giornata di sabato.

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