SIAE: siamo davvero al capolinea?

08-10-2012
Una settimana fa era uscita la notizia che la SIAE ha debiti per 1.047.073.702 euro. Una cifra impressionante, talmente esagerata da non sembrare vera; eppure è tutto documentato qui, nel bilancio di fine dicembre 2011. Ora, dove l'Italia non ha potuto (o voluto, stando a quanto ci dice LInkiesta) intervenire, ecco che forse sarà l'Europa a mettere la parola fine a tutto questo. La Commissione Europea ha rilasciato ieri un comunicato, nel quale si annuncia una proposta di direttiva indirizzata a favorire la trasparenza e una maggiore efficacia nel mercato unico europeo dei diritti d'autore e diritti connessi.

La SIAE ha mantenuto il monopolio in Italia fino ad oggi, mentre basta scorrere l'elenco delle iscritte al CISAC per notare come, anche nei paesi più piccoli, vi siano più società in grado di farsi concorrenza fra loro. Per dare alcuni esempi da tutto il mondo, senza prendere come modello i mercati più grandi ed importanti, in Olanda ve ne sono ben 5, in Corea 3, in Messico 4.

Ora si è arrivati al cambiamento, a quanto pare definitivo: la Commissione, con la propria proposta, pare voler indirizzare il mercato della gestione collettiva dei diritti d'autore e diritti connessi, verso la tutela trasparente di tutti i titolari dei diritti e non di pochi privilegiati. Tra l'altro, fra le varie ragioni citate dalla Commissione, viene espressamente scritto: "alcuni recenti casi nei quali le royalty incassate per conto dei titolari dei diritti sono andate perdute a causa di errate politiche di investimento". Come non pensare, a questo punto, agli investimenti sbagliati per 40 milioni di euro nella Lehman Brothers fatti dalla SIAE?

Siamo ad un punto di non ritorno a quanto pare: dopo decenni di gestioni deleterie, che hanno causato gravi danni patrimoniali agli autori, ai musicisti italiani e anche allo Stato, essendo la SIAE un ente di diritto pubblico, quest'ultima si trova ad un bivio. Può restare ancorata al suo monopolio e al suo statuto fuori da ogni ottica e logica moderna, tanto da farne chiedere il cambiamento perfino alla Federazione Autori, presieduta da Gino Paoli; in questo caso il fallimento (già alle porte) non sarebbe che la logica conseguenza. 

Oppure potrebbe finalmente intervenire il Governo, abrogando questo monopolio anacronistico e varando finalmente un nuovo statuto, a norma UE; la tempistica sarebbe decisiva, poiché, dall'entrata in vigore della direttiva, si avranno 12 mesi di tempo per farsi trovare in regola. In un mercato europeo veramente libero, nel quale le altre società di gestione dei diritti hanno un vantaggio competitivo enorme, accumulato in tutti questi anni, a chi pensate si rivolgeranno gli autori italiani?